Chapter 1

2.1K 40 13
                                    

Ciao a tutti, dato che sono mesi che penso se pubblicare o meno questa storia vi chiedo per piacere di non giudicare un libro dalla copertina ne tantomeno dal primo capitolo, grazie. Sarei felice di sapere se il capitolo vi è piaciuto tramite un commento o una stellina. Inoltre, volevo ringraziare la mia amica Alessia, so che leggerai sicuramente questa storia e ne sono felice, ti voglio bene. Buona lettura a tutti.

Che bello svegliarsi nel calore delle lenzuola e dal delicato tocco del sole sulle palpebre ancora chiuse. Mi metto seduta e mi stiracchio mentre la prima cosa che mi viene in mente è che oggi è l'ultima giornata di relax prima dell'inizio della scuola. Scendo di sotto e un dolce profumo di pancake appena preparati, mi invade le narici. "Buongiorno tesoro. Dormito bene?" mi domanda la nonna, con voce dolce, appena entro in cucina. Mi siedo al solito posto mentre osservo mio padre, Harry e Mike già concentrati, in salotto, ad osservare lo schermo che proietta la partita di football.

" Buongiorno principessa" mi saluta mio padre sorridente mentre addento i miei pancake.
"Che programmi hai per oggi?" mi chiede Mike in modo gentile. Si offre sempre di accompagnarmi ovunque quando ne ho bisogno, è questa la cosa che amo di lui, è sempre disponibile. "Non so ancora cosa farò oggi" rispondo vaga. Non amo informare la mia famiglia di qualunque cosa faccio, anche perché farebbero troppe domande a cui non mi andrebbe di rispondere. Dopo aver terminato la mia colazione, faccio una doccia e indosso i miei jeans neri e una semplicissima t-shirt bianca, opto per un trucco leggero e lego i capelli in una semplice treccia. Esco dal bagno e afferro il cellulare per controllare se ci sono chiamate o messaggi in segreteria, ma niente di niente. Aspetto da tre anni inutilmente, lei non si farà sentire più, si è dimenticata di me.

"Dovresti smettere di fare la scontrosa e la depressa e trovarti nuovi amici, Alex" mormora Harry. Lui è sempre stato il fratello menefreghista e da piccoli quasi ci odiavamo, non ho mai capito il motivo per cui mi trattasse così, mi sembra come se la mia presenza gli crei problemi. Infatti, quando si finge il fratello premuroso che non è, preferisco evitare di rivolgergli la parola o potrei rispondergli male e ferirlo, anche se dubito che le mie parole lo possano offendere, non presta nemmeno attenzione a ciò che dico. Ignoro volutamente il suo intervento e vado verso la porta.
"Io esco" dico a voce alta, ma, per mia fortuna, non ricevo nessuna risposta, probabilmente saranno usciti tutti senza avvisarmi, meglio per me, non dovrò dare spiegazioni.

"La macchina fotografica. Accidenti!" esclamo presa da un lampo di genio, salgo di sopra e afferro velocemente la macchina per poi dirigermi all' ingresso. Qualcosa, o meglio qualcuno, mi impedisce di raggiungere la porta catturando il polso in una morsa non troppo forte.
"Dove vai?" mi domanda Harry, allentando la presa.
"Al parco" rispondo velocemente, lascia il mio braccio con ancora un cipiglio a contrargli il viso perfetto. Mi giro verso la porta e finalmente esco all'aria aperta.

Arrivata al parco una sensazione di libertà e tranquillità mi assale. Il sole batte sui prati verdi, il leggero venticello scuote le folte chiome degli alberi, il chiacchiericcio dei bambini e delle persone sedute sulle panchine mi circondano, mi lascio prendere dall'atmosfera e inizio a concentrarmi sulle foto da fare per poi appendere in camera. Ho centinaia di foto che comprendono i momenti tristi e felici della mia vita. Per me sono importanti perché aiutano a ricordare e a far rimanere permanenti momenti fondamentali, sono l'unica cosa a cui mi sia mai appassionata veramente, penso che una foto serva più di mille parole. Per esempio, in camera, appendo principalmente fotografie di fiori e piante. La mia preferita ritrae un fiore, di cui non conosco il nome, che all'apparenza sembra solo un fiore, ma in realtà sta morendo, un fiore che dall'obbiettivo trasmette il suo stato d'animo, quindi non c'è alcun bisogno di spiegare cosa gli stia capitando.

Dopo aver scattato qualche foto, qualcosa di scuro copre la mia visuale e lo schermo della mia macchinetta si tinge di nero. La sposto confusa e in primo piano davanti a me appare un ragazzo che compre la luce calda del sole che prima si scontrava con la mia pelle. Il ciuffo castano è spettinato e copre quasi gli occhi piccoli di un verde smeraldo, un lieve accenno di barba ricopre la mascella, alto sicuramente più di me, fisico palestrato messo in risalto dalla maglietta bianca aderente che indossa. Mi sorride in modo strano, ma una cosa è certa, quel sorriso è il più bello che io abbia mai visto, le labbra rosa e sottili mettono in mostra la dentatura bianca e perfetta che possiede. In un primo momento la mia mente non aveva elaborato che quel tizio fosse antipatico o che si fosse avvicinato con cattive intenzioni, ma era fissa sul suo sorriso.

"Mi oscuri la visuale. Ti serve qualcosa?" domandai infastidita, una volta essermi ripresa dal mio stato di trance. I suoi occhi che mi scrutavano attentamente mi rendevano nervosa.
" No, facevo un giro da queste parti e ti ho vista scattare qualche foto. Posso farti da modello se ne hai bisogno" rispose lui divertito, quella risposta mi fece gelare il sangue quindi mi alzai pronta a ribattere.
"Oh, scusami occhi di ghiaccio se ti ho infastidita" mormora con quel ghigno irritante, indietreggiando. Quello che mi infastidiva di più è il soprannome che mi ha affibbiato, alludendo chiaramente al colore azzurro ghiaccio dei miei occhi.
"Tu vorresti farmi da modello? No grazie, non vorrei mica rompere la mia macchina fotografica, preferisco fotografare i fiori" dico, incrociando il suo sguardo con aria di sfida.

"Ehi, vacci piano. Sono bellissimo" mi ammonisce lui in modo modesto, il suo tono o anche il suo modo di scherzare mi fa sorridere, ma è il suono del mio cellulare a distrarmi dall'interessante conversazione. Lo afferro velocemente, sperando sia la telefonata che aspetto da tanto, ma il nome sullo schermo è quello di Harry, rifiuto la chiamata e ripongo il cellulare in tasca, sbuffando.
"Non rispondi?" mi domanda lui invadente, facendo un cenno con la testa al mio cellulare. Scuoto la testa annoiata e inizio a preparare le mie cose pronta a tornare a casa.

"Devo andare, si è fatto tardi" mi incammino, ma noto che quel tizio è ancora davanti a me.
"Devi prima sorpassarmi" afferma sfidandomi e io lo sorpasso prontamente facendo scontrare le nostre spalle e sfoggiando un sorrisino vittorioso. Non capisco cosa volesse da me quel ragazzo, non aveva il diritto di essere così idiota da cercare di flirtare con me, anche se il suo atteggiamento mi incuriosisce. Spesso mi ritrovo a pensare che grazie alla mia curiosità se ho incontrato lei.

Cammino verso casa con un sorriso malinconico, persa tra i miei pensieri e le mille paranoie. La strada sembra infinita, per distrarmi e per addolcire il mio umore mi fermo da Starbucks. Entro e la commessa dai capelli verdi mi sorride e prende la mia ordinazione, spesso mi fermo qui per studiare e per stare in tranquillità e molte volte ci venivo con lei per parlare di tutto quello che ci passava per la testa. Prendo il mio frappuccino ed esco salutando Hope, deduco che si chiami così dal cartellino appeso sulla sua divisa colorata. Arrivata a casa, la scena è la solita. Mio padre pronto con il suo vestito classico e una delle tante cravatte da "cena di lavoro" e i miei fratelli pronti per distruggere la casa e per farmi saltare i nervi. Attendo spazientita il solito saluto di mio padre per rifugiarmi in camera a stampare le mie foto.

Take me away with you! | In revisioneKde žijí příběhy. Začni objevovat