Chapter 24

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"Aspettami qui" afferma con un sorrisetto, uscendo dalla macchina. Mi guardo intorno mentre la sua figura si avvicina al supermercato all'angolo di casa sua.

Non so dove stiamo andando e lui mi ha letteralmente minacciato di non fare domande perché è una sorpresa. Odio le sorprese, sono abituata a tenere tutto sotto controllo, a sapere tutto su tutti e anche non sapere dove si trovi Maya mi manda fuori di testa, per questo le telefono e le lascio centinaia di messaggi con la speranza che, prima o poi, lei si faccia sentire. Proprio la stessa speranza che ripongo in ogni persona che perdo o che ho perso, la speranza che ritorni da me. Ammetto che, anche quando Cam si allontana, spero che almeno lui torni da me, mi fido di lui e non so perché, ma so che la mia fiducia, come poche volte mi è capitato, in lui, è ben riposta e penso sia una cosa reciproca.

"Che cosa c'è in quella busta?" indico la busta del supermercato che poggia sui sediolini posteriori, una volta rientrato in auto.
"Dove andiamo?" continuo a chiedere, cercando di ottenere qualche informazione. Lo guardo con la coda dell'occhio e lo sorprendo mentre alza gli occhi al cielo.
"Lo vedrai dopo, ficcanaso" mormora divertito, accende la radio mentre io metto su un finto broncio che lo fa ridacchiare.
"Che cos'hai da ridere?" mormoro imbronciata, incrociando le braccia al petto indispettita. Lui mette in moto e imbocca l'autostrada.
"Sei proprio una ficcanaso" mi pizzica il naso con un dito, per poi riportare la sua attenzione verso la strada.
"Sono solo curiosa, non c'è nulla di male a voler sapere dove mi stai portando o cosa hai comprato, nel caso debba chiamare la polizia" rispondo ovvia. Accende la radio e, come la scorsa volta, le note di una canzone degli Imagine Dragons rimbombano nell' abitacolo.

"E perché mai dovresti chiamare la polizia?" ridacchia seguito da me. Mi piace poter scherzare così apertamente con lui, sapere che anche se dico una stupidaggine lui non la prenda sul serio, come mi capita spesso che le persone interpretino tutto ciò che dico.
"Che ne posso mai sapere io se tu decidi di portarmi in un bosco e uccidermi?" Continuo mentre mi lancia un'occhiata strana e io faccio spallucce. Lo guardo trattenersi dallo scoppiare a ridere e sbuffo.
"Tu sei pazza, poi sarei io l'assassino" mi giro verso il finestrino trattenendo un sorriso e lo sento sbuffare un'altra risata divertita.
"Ridi pure!" urlo e, infine, lui in tutta risposta scoppia a ridere. Adoro il suono della sua risata e quel sorriso furbo che mi riserva sempre in momenti come questi.
"Comunque siamo quasi arrivati e spero tu abbia fame perché ho comprato più cibo oggi che in tutta la mia vita" mi informa, sollevando le sopracciglia in modo buffo e io annuisco con vigore, riportando lo sguardo verso il finestrino. Sono davvero curiosa di sapere dove stiamo andando e non posso di certo ammettere che mi dispiace la sua compagnia in un giorno come questo, però, inizio a sentirmi in colpa perché sarei dovuta stare con la mia famiglia o almeno trovare il coraggio di andare al cimitero, cosa che non ho mai fatto, non so esattamente perché, ma non me la sono mai sentita.

"Siamo arrivati" afferma finalmente. Scendiamo dalla macchina e mentre lui afferra la busta dai sediolini posteriori, io mi perdo ad osservare la bellezza di questo posto. Avrei tanto voluto portare la macchina fotografica con me, questa è una di quelle giornate che mi piacerebbe fotografare. Un prato colmo di girasoli si estende oltre una staccionata bianca, dove l'auto di Cameron è parcheggiata, il sole batte su quei fiorellini che sembrano così fragili e luminosi.
"E' bellissimo" sussurro completamente rapita dalla bellezza di quel posto.
"Oh! Mi fa piacere che ti piaccia" mormora imbarazzato, e devo dire che mi piace questa versione di lui, di solito è sempre sicuro di sé e pronto a fare battute.

Supera la staccionata con un balzo e io lo seguo, ci incamminiamo fino ad arrivare sotto l'ombra di un albero, attenti a non calpestare i fragili fiorellini. Estrae dalla busta di plastica un telo nero, che distende sull'erba, io continuo a guardare i suoi movimenti e ciò che ci circonda completamente rapita.
"Pensi ancora che voglia ucciderti?" Chiede divertito. Mi fa cenno di sedermi al suo fianco e sistema due panini, qualche busta di patatine, una lattina di coca e una birra sul telo.
"No, mi sono ricreduta. Per ora" sorride e mi lancia un'occhiataccia.
Iniziamo a mangiare tranquillamente mentre gli unici suoni tra noi sono quelli delle chiome degli alberi scosse dal leggero venticello e il cinguettio degli uccelli. Mi piace questa pace e penso che piaccia anche a lui, non abbiamo bisogno di parlare per tenerci compagnia, ma ci basta la presenza. A me basta la sua presenza per sentirmi meglio e la trovo una sensazione nuova, ma bella.

"A te piace festeggiare il tuo compleanno?" chiedo, quando lo vedo immerso nei suoi pensieri ad osservare il cielo. A volte mi piacerebbe sapere cosa pensa.
"Si, ma, in realtà, mi piacciono solo le feste che si danno in quelle occasioni."
Lo immaginavo, è sempre così allegro e socievole, ogni volta che lo vedo per i corridoi è sempre in compagnia di qualcuno, chiacchiera e ride con tutti. Siamo così diversi; eppure, io sto bene in sua compagnia, fa sempre di tutto per farmi sentire a mio agio, o anche solo per farmi sorridere.
"Ti va il dolce?" Chiede, prendendo delle scatole di plastica contenenti sei ciambelle ciascuna con la glassa rosa.
"Hai pensato proprio a tutto" dico sorpresa, scoppiando a ridere quando estrae esattamente diciotto candeline. Apre le scatole e posiziona le candeline sulle dodici ciambelle per poi accenderle e iniziare a cantare quell'assurda canzoncina.
"Oh no! Ti prego, smettila" soffio immediatamente per evitare che quella tortura continui.
"Ehi, non canto affatto male" si difende, afferrando la ciambella più grande, la mia ciambella.
"No, di più. Ridammi la mia ciambella" urlo, fingendomi arrabbiata. Si alza sulle ginocchia per evitare di farmela prendere e io seguo i suoi movimenti, ma non riesco ad evitare che morda la mia ciambella.
"Ce ne sono altre undici, questa l'ho vista prima io" brontola con la bocca piena e le labbra sporche di glassa. No, non posso dargliela vinta. Mi arrampico per il suo braccio, ma lui perde l'equilibrio e io mi ritrovo sopra di lui.

I nostri nasi si sfiorano e io mi ritrovo ad osservare quegli occhi verdi, così belli da vicino. Non sorride più mentre si avvicina sempre di più, le nostre labbra si toccano e chiudo gli occhi quando la sua mano si poggia con delicatezza sulla mia guancia. Non so perché non lo fermo quando inizia a baciarmi, ma sento che voglio questo bacio e non capisco se sia un bene. Quello che provo adesso è inspiegabile. Sento le cosiddette farfalle nello stomaco e il mio cuore comincia a battere velocemente.

Mi allontano lentamente e sciolgo le mani che avevo legato al suo collo, mi alzo in piedi. Sento le guance pizzicare quando si alza con me, raccogliendo, in evidente imbarazzo, le buste e il telo.
"Credo che si sia fatto tardi" borbotta distrattamente e annuisco, senza avere la forza di aprire bocca. Accidenti! Il mio primo bacio, con Cameron e mi è piaciuto da morire, forse, ho sbagliato risposta alla domanda di Cassidy. Forse, mi piace questo bacio perché l'ho dato a Cameron, mi piace tanto quanto Cameron. Ma, come ormai sono abituata a fare, scappo dai miei sentimenti e dalle emozioni che mi travolgono.

Il viaggio in macchina è stato un vero tormento, nessuno dei due ha proferito parola su ciò che è successo, ed è per questo che quando accosta sul vialetto di casa mia mormoro un semplice 'ciao', per poi scappare via.
Quando entro in casa, Harry si precipita giù per le scale e, senza alcun preavviso, mi stringe in un abbraccio confortante.
"Mi dispiace tanto piccola Lex. Mi perdoni? Per tutto?" Chiede disperato. Noto solo dolore nei suoi occhi e, proprio perché so che quel dolore è lo stesso che provo io, annuisco, incapace di parlare per la seconda volta durante questa giornata.

Take me away with you! | In revisioneWhere stories live. Discover now