Chapter 28

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"Com'è andata a Londra?" mi chiede curiosa la dottoressa Older. 
Sono seduta da più di mezz'ora nel suo studio, ma sono stata in silenzio fino ad ora per raccogliere i miei pensieri e cercare di spiegarli al meglio. Ovviamente lei è stata molto gentile, ha aspettato che io mi sentissi pronta a parlare. Non so perché ci sono venuta, ma sentivo di dover parlare a qualcuno di Londra, di Cameron, del suo passato e del nostro bacio.

"Londra. Londra è spettacolare" mormoro, deglutendo il groppo che mi si è formato in gola. "Credo di essermi innamorata di quella città, ha superato tutte le mie aspettative. Mi manca, ma ciò che mi manca di più è l'atmosfera serena che c'era fra me e Cameron" ammetto più a me stessa che a lei. Credo che quella sia la cosa che mi manca di più, eravamo così felici mentre percorrevamo le strade, quando osservavamo il Big Bang, Buckingham Palace o quando mi mostrava i luoghi in cui ha vissuto da piccolo. "Riguardo a Cameron, cosa mi racconti? Ti piace?" sorride divertita dinanzi al mio viso contratto in un espressione sorpresa."Cosa? Assolutamente no" mi affretto a dire, ma dalla sua espressione capisco che non è molto convinta della mia risposta.

"Cosa hai fatto con lui a Londra?" chiede ancora. Odio tutte queste domande, ma dopo un tempo infinito che non ho proferito parola devo darle qualche risposta e io ho bisogno di sfogarmi. "Mi ha mostrato la casa dove viveva e si è lasciato sfuggire qualche dettaglio della sua infanzia. Abbiamo fatto un bellissimo giro sulla London Eye, ma mi ha chiesto una risposta che ho paura di dargli." Non so ancora che cosa rispondergli e a quanto pare lui non vuole davvero una risposta, quindi lo accontento rifilandogli il mio silenzio. 

"Che tipo di risposta? Riguardo a cosa?" si sistema meglio sulla poltroncina di fronte alla mia e mi studia attentamente, ancora con quel blocchetto tra le mani. La cosa mi irrita parecchio. 

Ma si faccia una vita dottoressa. Afferma la mia coscienza.

Questo è il suo lavoro, lasciamola fare.

"Il giorno del mio compleanno sono andata a casa sua e lui mi ha portato in un posto. Ci siamo baciati. Io... Io, quel bacio mi è piaciuto da morire, ma nonostante ciò l'ho evitato per tutto il tempo fino a quando a Londra non ha riaperto l'argomento" confesso afflitta, prendendo un respiro profondo e abbassando lo sguardo sulle mie mani. "E mi ha chiesto cosa significasse per me e se davvero voglio che lui non ne parlasse più bastava che glielo dicessi."

 "Tu cosa vuoi?" domanda. Non so cosa voglio e anche se lo sapessi non riuscirei a parlarne con lui. "Mi ha baciata una seconda volta- mi fermo di nuovo a riflettere su quel bacio che ci siamo dati a Londra- questa volta ha sorriso contro le mie labbra" abbozzo un sorriso sincero mentre ripercorro quel momento nella mia testa. "Penso di piacergli sul serio" mormoro con la consapevolezza e il senso di colpa per paura di ferirlo in qualche modo. 
"E a te, lui piace?" Il problema è che non lo so ed è questa mia incertezza a spaventarmi. 

"No" bisbiglio, sospirando rumorosamente.

"E di Maya che cosa mi dici?" Alzo lo sguardo verso i suoi occhi verdi, che scrutano attentamente una mia reazione. Durante le poche sedute che ho fatto, l'argomento non è stato toccato fino in fondo e per questo ho la sensazione che oggi sia arrivato il momento, ma io non sono ancora pronta. "Maya mi accompagna in tutto ciò che faccio, in ogni decisione che prendo, in ogni momento della giornata e soprattutto mi accompagna come faceva prima, nonostante non ci sia." Mi dirigo verso la porta e mi giro incontrando nuovamente le pozze verdi della dottoressa Older.
 "Non sono pronta per parlarne. Non so se lo sarò mai" dico infine, uscendo e chiudendo la porta bianca del suo ufficio alle mie spalle. 

Una volta arrivata a casa, con l'aiuto di Kendall appendo tutte le foto scattate in questa settimana e riordino l'armadio, promettendole di fare shopping al più presto. Andiamo in cucina per aiutare la nonna a preparare la cena e ciò che trovo mi lascia senza parole. 
Vedo il viso di Kendall sbiancare all'istante e torturarsi le dita a disagio. Gimmy è comodamente seduto sul divano di casa mia mentre gioca con mio fratello Harry. 
"Che ci fa lui qui?" chiedo attirando la loro attenzione. Si gira verso di me sorridendo in modo inquietante. "Ciao anche a te sorellina" afferma divertito

Come ha osato chiamarmi? Sta mettendo a dura prova il mio autocontrollo e la sanità mentale di Kendall, dal momento che ho dimenticato di aggiornarla a proposito della mia situazione famigliare. 

"Alex, io- deglutisce rumorosamente- devo andare" assume un espressione confusa mentre sposta il suo sguardo imbarazzato da me a Gimmy, per poi osservare mio padre e Michelle che sono appena entrati in salotto. 
"No resta Kendall, Katie ha cucinato un buonissimo pollo arrosto" le sorride mio padre, cingendo con un braccio la vita di Michelle. 
"D'accordo resto, grazie dell'ospitalità" mormora imbarazzata. Io, invece, fulmino con lo sguardo Gimmy che ha appena sussurrato uno 'sfigata' rivolto Kendall.

Una decina di minuti dopo stiamo mangiando il buonissimo pollo cucinato dalla nonna. 
"Da quanto Gimmy è tuo fratello?" sussurra incredula Kendall, al mio fianco. 
"Non è mio fratello. Comunque da Natale" sussurro a mia volta. 

"Com'è andata a Londra, Alex? Ti sei divertita?" chiede gentilmente Michelle, prendendo un sorso d'acqua dal suo bicchiere. Annuisco cercando di farle capire che non mi va di parlarne. "Benissimo mamma, mi sono divertito anch'io" alza il tono di voce Gimmy, cercando di attirare l'attenzione di sua madre. Poi noi saremmo le sfigate, lui è sempre e costantemente alla ricerca di attenzioni. Proprio perché gli mancano agisce con violenza, secondo il mio pensiero. 

"Amoruccio mio, hai ragione non l'ho chiesto anche a te" dice la madre divertita, stringendogli le guance. Scoppiamo tutti in una fragorosa risata aumentando ancora di più il suo nervosismo. "Hai paura di non essere al centro dell'attenzione, cucciolotto?" lo sfido, puntando il mio sguardo nel suo. "Vaffanculo Harper" urla arrabbiato, mentre si alza velocemente e esce dalla stanza. Obbiettivo raggiunto. 

Dopo aver salutato Kendall, salgo in camera mia e mi lascio andare ad un sonno profondo. 

La sogno, sogno me e lei  a Londra, con un cappuccino di Starbucks tra le mani e le cuffiette nelle orecchie mentre passeggiamo, fermandoci solo per osservare ogni attrazione che la bellissima città ci regala. 

Attrazioni che io ho avuto la possibilità di vedere mentre lei chissà cosa starà osservando in questo momento.

Take me away with you! | In revisioneWhere stories live. Discover now