13. Josh

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Ci accomodiamo in uno dei tanti tavolini quadrati.
Io mi alzo per ordinare due panini e una coca e con la coda dell'occhio la osservo.
Cazzo è bellissima.
Quel vestito bianco le mette in risalto la vita sottile e le gambe.
Poi i capelli, le labbra, il seno, il sedere... Non c'è una sola parte di lei che non mi piaccia.
È anche dolce, ironica e divertente, quando vuole lei ovvio.
Non mi sarei mai aspettato di cambiare  opinione su qualcuno in così poco tempo, ma forse ero io a non notare queste qualità in lei.
Mi avvicino al nostro tavolo e prendo posto di fronte a lei.
"Fame?"
"Da morire! Non mi ero neanche accorta di essere così affamata!"
mi risponde.

Il locale è semivuoto, difatti dopo poco arriva il cameriere con la nostra ordinazione.
La vedo tuffarsi letteralmente nel suo panino con prosciutto e rucola, all'italiana.
È bella anche quando mangia.
"Allora? Non hai fame tu?" mi chiede incerta.
"Io ho sempre fame dolcezza."
Do anche io un morso al mio panino.

"Quale college frequenti?"
mi chiede dopo un po'.
"Stanford."
"Wow, Santa Clara! Ti piace?" domanda incuriosita.
"Sì, non è male."
Taglio corto, non mi va ora di parlare di scuola, ma lei sembra appassionata all'argomento.
"Come ti trovi? Cosa studi? Le lezioni sono pesanti? Il campus com'è? E i professori?"
"Ehi, sembri una mitragliatrice!"
Rido della sua curiosità e gliene parlo un po' per accontentarla.

"Ci ritorno la prossima settimana, sì è pesante, niente a che vedere con il liceo. Il campus è molto grande, grazie alle conoscenze di mio padre sono riuscito a essere in camera con Austin e ti risparmio i dettagli sulla convivenza con lui..."
Ride e mi guarda con occhioni spalancati, sinceramente interessata.
"Sono al secondo anno, studio medicina, è una delle facoltà più pesanti ma mi piace..."
Mi interrompe.
"Vuoi fare il chirurgo come tuo padre?"
Inspiro e le rispondo calmo.
"No, non voglio fare il chirurgo. Voglio fare il medico. Mia madre è morta di tumore quando avevo dodici anni e io lì ho capito che volevo occuparmi della salute delle persone, cercare di curare, guarire negli altri quello che ha ucciso lei, diciamo una sorta di evocazione."

Mi guarda in silenzio, è stupita, non se lo aspettava.
Cerco di buttarla sul leggero.
"E poi facendo il medico si guadagnano una montagna di soldi, consideriamo anche quest'aspetto no?"
Lei sorride e poi sospira.
"Dovrebbe essere meravigliosa la vita al college."
Poggio la mia mano sulla sua.
"Ehi, mi dispiace per quella mattina al bar, sono stato uno stronzo."
Mi guarda, gli occhioni velati.
"Sei stato duro, ma hai detto solo la verità. Non che ci sia qualcosa di male nel fare la cameriera, ma ecco, non era questo il futuro che mi aspettavo."
La guardo e solo ora mi rendo conto di quanto sia stato insensibile.
Ha perso suo fratello, un lutto in famiglia è sempre un qualcosa di terribile e io fra tutti lo so, avrei dovuto avere tatto.

"Puoi sempre fare domanda per il prossimo anno", le dico gentile.
"No, è fuori questione, mia madre ha bisogno di assistenza, non posso lasciarla sola... Dopotutto non è così male lavorare da Julias sai", esordisce dopo un pó, un sorriso tirato sul suo volto.
"No, non  è così terribile, è un bel posto", le dico per rincuorarla.

"Ma guarda guarda chi si vede, bro che ci fai qui?"
È Kevin, non l'avevo notato quando sono entrato.
"Ehi amico, abbiamo appena finito di mangiare un boccone."
"Vedo", dice lui e poi guarda Isabel. "Buonasera a te morettina."
"Ciao Kevin", lo saluta lei un po' imbarazzata, forse dal fatto che un mio amico  ci ha visto assieme qui e da soli.
"Allora vi lascio continuare, non voglio interrompere nulla. Buon divertimento o spasso, svago, non so come lo chiamate."
Fa l'occhiolino allusivo a Isabel.
"Spiritoso Kevin, ora sparisci."
Voglio sul serio che se ne vada.
"Okay okay amico, ci sentiamo domani allora", dice lui  e si dirige verso la porta.
Isabel lo guarda allontanarsi e parte subito.
Lo sapevo.

"Mmmm interessante l' augurio di Kevin", mi fa.
"Dai piantala, lo sai come sono i miei amici", rispondo scocciato.
"Beh, non credo abbia detto così senza un motivo, hai la fama di uno sciupafemmine Josh Walker", mi dice squadrandomi.
La guardo in silenzio, dovevo aspettarmelo.
Non sono il tipo da sbavare dietro a qualsiasi essere femminile che respiri, ma credo che la mia reputazione derivi dal fatto che non mi è mai interessata una storia seria.
Forse ho solo paura di impegnarmi troppo. Non vorrei mai trovarmi nella situazione di soffrire per aver perso qualcuno a cui tenevo.
Come con mia madre.
Comunque non ho mai promesso mari e monti a nessuna, sono stato sempre stato chiaro riguardo le mie intenzioni e le ragazze con cui sono stato lo sapevano e non sembrava neppure importagliene.
Al di fuori il mio comportamento può sembrare leggero e frivolo, ma la gente si sa, è superficiale, non scava mai a fondo alle cose.
Non credo che qualcuno abbia mai pensato che tutto quello che ho passato possa in qualche modo influenzare le mie scelte e il mio modo di essere.
Come glielo spiego?
Non saprei da dove cominciare.
La guardo alzarsi dalla sedia in silenzio, lo sguardo abbassato, il viso girato dall'altra parte.
Fa l'arrabbiata ma dopo pochi istanti mi guarda e non ce la fa, scoppia a ridere.
"Andiamo via, dai."

Nocciola e Cioccolato Where stories live. Discover now