CASSANDRA » ventotto.

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« Ma Gab, hai già fatto metà delle cose scritte su questa lista » lo dico con un finto sorriso stampato sul volto mentre scorro le voci presenti sul foglio di carta giallo acido che tengo tra le mani.

« Si, ma prima di andarmene per sempre da questo pianeta voglio riprovare l'ebrezza di .. »

« Pisciare in un luogo pubblico? » Lo interrompo disgustata dal punto numero sei.

« Precisamente davanti casa della Signorina Linotti! » Risponde lui con aria sognante portandosi entrambe le mani dietro la testa.

« E illuminami, per quale assurdo motivo dovresti urinare davanti a casa della nostra ex professoressa di latino? » incrocio il suo sguardo abbandonando finalmente la lista.

L'odiato promemoria della sua malattia.

« Forse perché mi dava tutti quattro? » Risponde dimenticandosi o, fingendo di dimenticarsi che quei voti li meritava.

« " Trovare un nuovo Gabriel per Cass"? Che significa? » Ringhio tornando a fissarlo.

Lui evita il mio sguardo truce poi ai decide, gonfia il petto mettendosi a sedere, prende coraggio e mi spiega la sua stupida idea.

Stupidissima idea.

Lo interrompo a metà discorso. Digrigno i denti e mi alzo dalla sedia lasciando sul tavolo la sua stupida lista.

Il suo stupido punto dieci.

« Non avrò bisogno di un te sostitutivo quando te ne sarai andato » sussurro piano. Gli occhi pizzicano ma non voglio piangere.

Non devo piangere.

« Quando sarò morto Cass, morto » sbotta, si alza anche lui raggiungendomi e parandosi di fronte a me. « Dillo cazzo! - mi afferra per le spalle - Voglio che tu lo dica! » Mi sputa la sua frustrazione in pieno viso.

« No » abbasso lo sguardo mentre sento la stretta sulle spalle farsi più forte.

Lo osservo e quello che vedo è paura.

« Sei un egoista di merda Cassandra! » Lascia la presa e si allontana da me con gli occhi gonfi di lacrime che non accennano ad accarezzargli le guance infuocate.

Troppo orgogliose per mostrarsi.

Fruga nella tasca della sua giacca di jeans e ne estrae un pacchetto di sigarette.

Lo osservo per un attimo poi una risata grottesca mi scappa dalle labbra. Lui mi guarda mentre fa scattare lo zippo e accende la sigaretta con aria di sfida.

« Sul serio Gab? » Nel fare la domanda raccolgo da terra la mia borsa e infilo le scarpe. attraverso la stanza e accarezzo la maniglia fredda.

« Sono un morto che cammina ormai, non sarà questa - fa roteare la sigaretta tra pollice indice fissandomi - a fare la differenza » sbuffa convinto.

Idiota.

« Vado a farmi un giro » reprimo le lacrime che minacciano la loro venuta e varco l'uscita zoppicando.

« Sei l'unica a non accettare la cazzo di realtà Cass. Cresci! » Urla lui con la voce rotta.

Non lo guardò neanche. Respiro forte e aspetto un paio di secondi prima di sbattermi sonoramente la porta alle spalle.

Secondi in cui spero che butti la sigaretta e mi chieda di accompagnarlo a prendere quel paio di occhiali da seicento euro che ha segnato al secondo posto nella sua lista.

Ma nulla.

Mi lascia andar via e solo dopo j riempito i polmoni con aria pulita mi rendo conto che probabilmente sono davvero l'unica a non accettare la realtà.

La cazzo di realtà, come direbbe lui.

VentunoOnde histórias criam vida. Descubra agora