CASSANDRA » ventiquattro.

105 15 11
                                    

« Alzati bradipo, oggi qualcuno in questa stanza, diventa vecchio » Il suono di una trombetta mi perfora il timpano destro mentre nascondo la testa sotto al cuscino.

« Vattene Emma » biascico richiudendo gli occhi e sperando che la mia più cara amica venga risucchiata da un enorme buco nero.

Lei per tutta risposta inizia a saltellare sul letto intonando uno stridulo " tanti auguri a te ".

« Che ore sono? » Mi stropiccio gli occhi cercando al tatto il mio telefono sul comodino. Rimbalzo ad ogni saltello di Emma e sgrano gli occhi quando mi accorgo che sono appena le sette e un quarto.

« Ammettilo, sei caduta dal letto. » Il suo saltare si interrompe e il suo sorriso si allarga.

Ho paura.

« Ti ho portato la colazione raggio di sole » Detto questo salta sul pavimento e corre fino alla cucina. Rimango un attimo interdetta, dovrei seguirla?

Decido di farlo, afferro il telefono e attraverso la stanza con il naso incollato ad esso. Controllo l'ultimo accesso di Gabriel e leggo il messaggio di rito che mia madre mi manda ogni anno. " Ti ho fatto un bonifico, compra quello che vuoi. " La ringrazio per gli auguri, che ovviamente non mi ha fatto e compongo il numero di mio padre.

Lascio che squilli nell'altra stanza e quando parte la segreteria sento la sua voce. Il suo accento marcato e la risata che riecheggia appena si accorge che il bip è già partito.

" So che non arriverete fin qui, perciò non modifico nulla. " Ricordo ancora quel giorno, voleva registrare un messaggio d'impatto, professionale e vagamente sexy. " potrebbe chiamare la donna della mia vita ed innamorarsi perdutamente della mia voce Cass " ricordo la mia faccia disgustata e la sua risata calda.

Il bip era partito da circa una ventina di secondi mentre lui continuava a far finti gargarismi e a cercare le parole da mettere in fila. E una volta che se ne accorse rise forte, tanto forte e registrò quel messaggio che di professionale e sexy aveva ben poco.

Ascolto quel messaggio ogni giorno, più volte al giorno da quando è scomparso.

Un po' aiuta.

« Allora, sei pronta per la mia succulenta colazione? » Annuisco ed Emma si avvicina al bagno sfoderando nuovamente il suo sorriso migliore.

« Perché la mia colazione dovrebbe essere in ba.. » La porta si spalanca ed ecco che la prima cosa che noto sono gli occhi di Gab. Il suo sorriso è leggermente incurvato ed il corpo trema ma mi illudo che sia l'emozione.

« Tanti auguri piccola » un sussurro che spezza il silenzio ed ecco che mi lancio tra le sue braccia.

Mi stringe piano, mi accarezza i capelli e sussurra al mio orecchio un 'tanti auguri a te' un po' stonato ma non m'importa.

Ho il naso incollato al suo petto e respiro forte il suo odore, gli bagno la maglietta di lacrime, ma non importa.

Nulla importa più.

Mangio ogni suo respiro al tabacco e ringrazio in silenzio un dio al quale non ho mai dato tanta importanza.

« Ti è piaciuto il mio regalo? » Emma ha un sorriso sornione e l'aria sodisfatta ed io non posso far altro di abbandonare il corpo di Gabriel e lanciarmi tra le braccia di Emma.

Ma una cosa è sicura, il mio sguardo è su di lui.

Occhi negli occhi.

[ • ]

Quando arriviamo nel parcheggio del locale il mio sesto senso si attiva. « Oh no, é una maledettissima festa a sorpresa! »

Gabriel ridacchia complimentandosi per la velocità con la quale sono arrivata a tale conclusione. Solo dodici ore .

Meglio tardi che mai.

Quando entro nel locale vengo accolta da Emma e il suo sorriso migliore.

Le sussurro un paio di insulti visto e considerato che sa, quanto io odi le feste a sorpresa. O meglio, le feste in generale.

Il locale non é male. Le luci troppo basse e la musica troppo alta ma presumo che sia questa la caratteristica di questi locali. O forse no.

« Non fare la musona, ha organizzato tutto Gabriel » detto questo fugge via, la bugiarda.

Mi guardo nuovamente in giro cercando di scorgere facce conosciute e mi dirigo verso il tavolo che la mia ex migliore amica ha prenotato per la serata.

Faccio un veloce giro di tavolo prendendo gli auguri di gente che neppure sapevo fosse ancora viva  e apro le danze brindando con un bicchiere di coca cola.

Parlo con un paio di vecchi compagni di scuola  e osservo Gabriel, fin quando non viene divorato dalla folla, che se la svigna con una bionda.

« Tanti auguri, Cass » quando mi volto mi ritrovo un pacchettino color senape davanti agli occhi e il sorriso di Alessandro a fargli da cornice.

« Ha incastrato anche te? » Lui fa spallucce e mi tende nuovamente il pacchetto.

« Se è di Andrea... » Mi interrompe assicurandomi che si è impegnato a scegliere ed impacchettare personalmente il regalo.

« Bene, in questo caso.. Grazie. » Lascio cadere lo sguardo sul pacchetto che rapisco dalle sue mani. Sorrido ed inizio a rompere la carta colorata che cade lentamente in mezzo a noi.

« Mi dispiace Cass, mi dispiace davvero. »

Lo guardo per un attimo confusa, che mi stia regalando una bomba? Quando l'ultimo pezzo di carta scivola dalle mie mani andando a finire sul pavimento mi chiedo per un attimo cosa stia guardano. Ma poi, tutto diventa più chiaro.

Tengo stretta tra le dita, - probabilmente troppo stretta - una cornice color pece contenente la foto dell'ultima conversazione avuta con ventuno.

Non mi muovo. La mia mente però, la mia mente corre. Non so se ridere o piangere e mentre il mio sguardo si abbatte sul suo lo vedo avanzare di un passo ma io indietreggio. Alzo le mani, cerco i suoi occhi e dopo averci trovato dentro una confessione a chi mi rifiuto di credere cerco una via d'uscita.

Mi infilo tra la folla che balla una canzone degli anni novanta. Ad ogni passo l'odore di dopobarba e acqua profumata mi si aggrovigliano nelle narici ed io non posso far altro che camminare più veloce.

Riesco finalmente a trovare uno stanzino con la scritta privato stampata a caratteri cubitali sulla porta. Ignoro le lettere rosse che mi lacerano le cornee ed entro.

Mi appoggio al muro freddo e finalmente respiro. Leggo la chat che le mie dita tengono ancora stretta e non riesco a crederci.

Alessandro é ventuno.

Mando un sms a Gabriel pregandolo di far finire alla svelta quest'inferno. Ma ovviamente non visualizza. Lo chiamo e ancor più ovviamente, non risponde.

Quando la porta si spalanca per un attimo spero di essere stata beccata e di venir sbattuta fuori dal locale così da essere costretta a lasciare questa stupida festa.

Ma no, stasera la fortuna mi ha abbandonata.

Mi ritrovo Alessandro sulla soglia con un fiume di parole che mi invade appena si chiude la porta alle spalle ma lo interrompo quasi subito. « Quindi sei davvero tu? »

Lui annuisce ed il mio cuore perde un battito.

VentunoWhere stories live. Discover now