CASSANDRA » due.

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Non sopporto le feste. Non sopporto andare a casa di completi sconosciuti fingendo una cordialità che non mi appartiene.

Non sopporto la gente che con alito alcolico e mani moleste mi si butta addosso pregandomi di ballare. Non sopporto le ragazze che danno la colpa del loro mancato pudore a quel drink di troppo. Non sopporto le feste, ma adoro Emma e non riesco a dirle di no.

E lei, lo sa.

Mi ha trascinata qui senza darmi diritto di replicare o semplicemente, domandare. E ora mi trovo stipata in un angolo come una scopa vecchia, da sola.

"Marco vuole che lo accompagni a comprare i bicchieri" ha detto prima di supplicarmi con lo sguardo di non fare obiezioni e ovviamente, non ho potuto dirle di no.

La canzone cambia nuovamente e il mio sguardo scivola sul viso di una ragazzina bionda che barcolla verso la cucina con una bottiglia di rum tra le mani. Va stranamente a ritmo e questo mi fa sorridere.

«Vuoi ballare?» Un sussurro, due mani che mi cingono la vita facendomi voltare di colpo.

«Non ho detto di sì» puntualizzo incontrando lo sguardo di Gabriel che sorride sornione attirandomi a se.

«Lo so» risponde non abbandonando il suo sorriso.

Poso le mani sulle spalle e il capo sul petto di lui. Gli sussurro quanto è impertinente e mi inebrio di quel suo odore di tabacco freddo.

Di quel suo profumo di tabacco freddo. Che personalmente, adoro.

Il ritmo cambia, la canzone cambia e la gente intorno scioglie gli abbracci. Mi stacco anche io, gli sorrido e lui ricambia.

Sa bene quanto io odi ballare, soprattutto quando il ballare implica dimenare i fianchi ed agitare i capelli.

Mi attira nuovamente tra le sue braccia e mentre tutti intorno saltellano con le mani al cielo noi continuano ad ondeggiare lentamente in un angolo, sopra le note immaginarie di una lenta melodia, che smette di essere immaginaria quando Gabriel la intona piano, al mio orecchio, per me.

Solo per me.

[ • ]

Gabriel fa parte della mia vita da sempre o almeno, da quando ho memoria.

Alle elementari ricordo che la maestra ci assegnó un tema; 'Cos'è l'amore?'

Mentre i miei compagni titubavano cercando paroloni da far passare veritieri agli occhi della signorina Barbara, io guardai due banchi dietro al mio, incontrai i suoi occhi chiari, quel sorriso che mi piaceva tanto veder comparire quando pronunciavo il suo nome e iniziai a scrivere.

Scrissi solo il suo nome.

Inutile dire che presi un brutto voto.

Quando giorni dopo, di nascosto, spiegai alla maestra che Gabriel mi concedeva l'ultima patatina del pacchetto, ogni volta senza fiatare e mi permetteva di scegliere quale cartone guardare, nonostante sapesse che avrei sempre e solo scelto; 'La bella e la bestia', lei capì.

Il mio voto non crebbe, ma lei capì e questo, mi bastò. Ed ancora oggi penso che lui sia la definizione perfetta della parola amore.

[ • ]

Un piccolo giardino affaccia sulla strada principale.

VentunoWhere stories live. Discover now