CASSANDRA » ventisei.

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Scappo da lui. Scappo da noi.

Il cuore mi martella nel petto mentre affretto il passo e seguo le frecce verdi che indicano l'uscita.

Le persone sono tutte in pista, c'è chi si scambia saliva, chi divide un drink e chi balla con gli occhi chiusi.

Io però, vado dritta.

Urto un paio di ragazze che mi gridano qualcosa ma le ignoro. Non le sento in realtà. Mi faccio largo tra puzzo di sudore e alito alla birra e finalmente riesco a vederla...

... l'uscita.

Quando riesco a raggiungerla mi sono guadagnata un paio di insulti e molte occhiatacce ma non importa.

Nulla importa.

Spingo la maniglia antipatico che mi pizzica le dita e in un attimo sono fuori.

La porta sbatte alle mie spalle e mi lascio scivolare contro il muro.

Rimango lì, immobile.

A farmi compagnia un paio di sigarette fumate a metà e una ragazzina dai capelli viola che litiga al telefono con la madre.

' Avevi detto le undici e mezza. ' Piagnucola lei mentre distolgo lo sguardo posandolo su un paio di converse bianche dalla punta sporca che mi si parano davanti.

« Cass, che succede? » la voce di Gabriel arriva ovattata. È come se fossi con la testa sott'acqua. Sento le guance bagnarsi.

Che lo sia veramente? Sott'acqua.

« Eh? » torno sulla terra e mi stropiccio gli occhi con le mani.

Lui tiene tra le dita una sigaretta rollata che puzza di illegalità. Si accorge del mio sguardo e scrolla le spalle. « Tranquilla, tutto legale! - un sorriso gli invade le labbra scoprendo la dentatura - chiamali "i benefici del cancro" . »

Distolgo lo sguardo e lascio che la mia indignazione per quella battuta di poco spirito sfumi via.

« Che ti è successo? » Si inginocchia davanti a me.

Puzza di verde.

« Il ragazzo della chat, é qui. » Tiro sul col naso mentre lui allarga le braccia e mi ci avvolge. Gli singhiozzo nell'orecchio la verità. Gli confido chi è veramente. Gli urlo che mi ha mentito e ingannata e tremo quando penso che Andrea è all'oscuro di tutto.

Gabriel mi passa una mano tra i capelli, mi sussurra che andrà tutto bene. Che mi porterà a casa a guardare per la trecentesima volta la bella e la bestia e che mangeremo orsetti di gomma fino a farci cadere i denti.

Ora, profuma di verde.

[ • ]

Ho raccontato ad Emma tramite messaggio vocale l'accaduto. Ho tralasciato il bacio, non deve saperlo per forza.

Lei non ha perso tempo e mi ha chiamata vomitandomi addosso tutta la sua rabbia.

« Ma che razza di coglione. Sapevo lo fosse eh, ma non pensavo fino a questo punto. Ti giuro Cass, ora lo trovo e lo distruggo. » Telefonata chiusa.

Sono rimasta per un attimo con l'orecchio attaccato al mio smartphone chiedendomi se avesse effettivamente attaccato.

E la risposta, ovviamente, era si.

E ora, quarantasei minuti più tardi sono qui a piangere per la povera Bestia che é stata brutalmente assassinata da quel sociopatico narcisista di Gaston.

Gabriel ha un spasmo, si alza dal divano. Non dico nulla, tremo e lo osservo mentre si protrae verso di me.

« Mi stendo un po' sul letto piccola, ho la testa che scoppia » Mi lascia un bacio sulla fronte e si dirige verso la camera.

« Lo sai che Belle ha la sindrome di Stoccolma, si? » Mi urla dal corridoio con fare da bullo.

« Difficile da dimenticare visto e considerato che me lo fai notare ogni volta che lo guardiamo » rispondo stizzita tirando su con il naso mentre sento il letto lamentarsi una volta accolto il suo peso.

Ha l'aria distrutta e sono sicura che non sia colpa del cartone, non completamente, almeno.

Ma non ne voglio parlare. Voglio fingere ancora un po'.

E anche lui.

Il trillo del cellulare mi fa sobbalzare e perdere la visione del lungo bacio tra i protagonisti oltre al filo dei pensieri.

" ehi, volevo solo informarti che Emma mi ha trovato. In realtà io ho trovato lei, volevo chiederle dove eri finita. Brutto sbaglio. " Mi scappa un sorriso che uccido subito con una smorfia.

" Okay. "  Premo invio e le dita prudono. Vorrei chiamarlo per urlargli in che non avrebbe dovuto rovinarmi la festa. Avrebbe dovuto restare a casa. Non avrebbe dovuto baciarmi o incasinarmi il cervello più di quanto già lo sia.

Lui mi legge nel pensiero e il suo numero appare sullo schermo.

« Sei a casa? » La sua voce è isolata. Come se fosse chiuso in una scatola, senza via d'uscita.

Gli dico che si, sono a casa. Che non ho voglia di parlare e che probabilmente tutto quello che è accaduto stasera è stato uno sbaglio.

Un enorme sbaglio.

Lui dissente. Mi sussurra che probabilmente dovremmo vederci per chiarirci, per parlare e capire. Ma io, non ho bisogno di capire.

« Che dici, mi apri? » Boccheggio.

« Sei qui fuori? » Risponde bussando lievemente alla porta che raggiungo con il cuore che scalpita.

Ho l'orecchio destro schiavo del telefono mentre il sinistro lo accosto al legno cercando il suo respiro.

Bussa nuovamente.

« Ti porto in un posto, Cass» Sussurra contro la porta.

È risaputo che io sia una persona decisa. Che sa tenere il punto ed è proprio per questo che apro la porta ed incontro il suo sorriso.

Masochista.

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