ALESSANDRO » venticinque.

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Che diamine hai fatto, idiota?

É l'unica cosa che mi viene in mente in questo momento. Lei é davanti a me, in silenzio, immobile.

Lei.

« Non sapevo come dirtelo. » Mi sembra di parlare senza muovere le labbra. Probabilmente mi muovo con cautela per paura che svanisca. Faccio un passo verso destra un po' a caso e continuo a guardarla.

Quanto è bella?

Il suo sguardo è perso sul pavimento, fisso.

« Andrea lo sa? » Parla dopo un tempo che sembra infinito ed è come un pugno nello stomaco.

« Ti stai seriamente preoccupando di lui? » Sbotto. La bile mi sale in gola ma la ricaccio giù appena i suoi occhi sbattono nei miei.

« Si » risponde gelida mentre raddrizza le spalle e non abbandona i miei occhi.

Le borbotto che Andrea non sa nulla e che potrebbe e soprattutto, dovrebbe, preoccuparsi di altro in questo momento. Ma lei non ci sta.

« Non sei nella posizione di avanzare richieste Alessandro » grugnisce nel dirlo ma la trovo adorabile.

Sorrido e lei se ne accorge.

« Non vedo cosa ci sia di divertente » le guance le si colorano di rosso e non posso far altro che studiare ogni suo lineamento.

Dio, sono un rammollito.

« Pronto ci sei? » Mi sventola la mano davanti alla faccia avanzando di un paio di passi. È così vicina che posso sentire il suo profumo.

I miei occhi sono schiavi dei suoi, mi ci perdo. Me li mangio.

Lei arrossisce lievemente, si schiarisce la gola e abbandona il mio sguardo.

« Cass.. » avanzo lentamente cercando qualcosa di sensato da dirle.

Lei alza nuovamente le sue iridi chiare su di me e io impazzisco.

Cazzo.

Un passo e sento il suo respiro che si spezza in mezzo a noi. La mia mano destra prende coraggio e si avventura in cerca di un contatto.

Sfioro la sua e azzero definitivamente le distanze.

Le stoffe dei nostri rispettivi vestiti si incontrano mentre la mia mano, sempre più coraggiosa stringe la sua. La bacio con gli occhi e lei accarezza la gabbia che le mie dita hanno costruito per le sue.

Fremo.

« Io dovrei andare... » questo dice la sua bocca mentre i suoi occhi gridano il contrario. Io annuisco e poggio la mia fronte contro la sua.

« E dove dovresti andare? » le sussurro a fior di labbra mentre sento il suo respiro farsi sempre più pesante.

« A cercare Emma » improvvisa una risposta e preme la sua fronte contro la mia mentre i suoi occhi mi abbandonano per un attimo. Poi tornano a sbattere contro i miei.

Mi dispiace fratellino ma io, mi butto.

Poggio le labbra sulle sue e senza chiedere permesso o per favore le faccio mie. Mi abbandono a quel bacio che di timido non ha neppure il principio e le mangio la bocca.

Il mio corpo aderisce completamente contro il suo e la mia mano sinistra va a perdersi tra i suoi capelli.

Profuma di pesca.

La ascolto mentre mi geme sulle labbra e vado fuori di testa quando le sue dita curiose mi accarezzano partendo dal polso, passando per il petto, arrivando al collo per poi fermarsi esauste sul angolo delle nostre labbra che continuano a lottare tra di loro.   

Il suo sapore mi invade la bocca.

Poi ad un tratto si irrigidisce, poggia le mani sul mio petto e con una leggera pressione mi allontana.

I nostri respiri affannati fanno da cornice mentre i nostri sguardi si fondono e quando faccio un passo avanti lei scuote il capo.

Mi sta rifiutando.

Lei non parla ma capisco cosa sta dicendo.

Ha le mani alzate all'altezza del petto come per fermare eventuali attacchi da parte mia, gli occhi lucidi e il suo respiro si fa sempre più leggero. 

Rimango immobile a fissarla e lei fa lo stesso con me.

Scuote il capo, di nuovo. Si morde il labbro inferiore e le scappa una lacrima.

« Mi dispiace, devo andare » parla in fretta ed ancor più in fretta scappa via da me.

Da noi.

La porta non fa in tempo a chiudersi dietro le sue spalle che io la oltrepasso. La sento sbattere dietro le mie.

« Cass, aspetta! » Urlo ma lei non si volta. Aumento il passo ma quando oltrepassa il pesante tendone nero che divide la pista da ballo dal corridoio principale, la perdo.

Dannazione.

VentunoWhere stories live. Discover now