CASSANDRA » tre.

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Il profumo del balsamo al cocco mi circonda mentre disegno cuori sulle mattonelle sporche di vapore. L'acqua calda continua a scivolarmi addosso e rabbrividisco quando per un attimo la temperatura muta.

Oggi ho sentito poco ventuno, che a quanto mi ha detto è in periodo di esami.

Per quanto ne so, trattandosi di ventuno, potrebbe essere quello della prostata, quello della patente o qualche esame ginecologico.

Come al solito, non ho fatto domande e mi sono fatta bastare quella piccola informazione o forse, quella piccola bugia. Infondo, il suo esame potrebbe non esistere.

«Ne hai ancora per molto?» Sussulto portandomi le mani sul corpo nudo, copro quello che posso fulminando con lo sguardo Gabriel, che rimane ancorato allo stipite della porta guardandomi divertito.

«Che c'è?» Chiede sorpreso facendo spallucce.

«Ti dispiacerebbe uscire?» Giuro che non avevo intenzione di squittire ma lo faccio e strizzo gli occhi poco dopo muovendo il capo in direzione della porta ancora spalancata.

«Nulla che io non abbia già visto, comunque» fa schioccare la lingua sul palato, occhi al cielo e finalmente, mi lascia sola.

'Nulla che io non abbia già visto' lo scimmiotto uscendo frettolosamente dalla doccia.

Non ho mai dato la colpa di quella notte alla vodka nonostante l'esagerata quantità di cui avevo abusato quella sera. La verità è che desideravo da tempo che Gabriel si accorgesse di me, della mia stupida cotta e del fatto che bramavo le sue labbra da sempre.

Per questo, quando due anni fa, il giorno del suo compleanno mi baciò sussurrandomi quanto fossi perfetta e quanto mi desiderasse, lo lasciai fare.

Gli regalai la mia verginità rubandogli il suo profumo di tabacco, feci l'amore con lui, assaggiai la sua pelle e ridisegnai i suoi tatuaggi.

E mentre io facevo l'amore con lui, lui faceva sesso con me.

Una volta finito farfugliò qualcosa e mi salutò con un veloce bacio tra i capelli. Lo ritrovai circa un'ora dopo in compagnia di Marta.

Ritrovai le sue mani sul corpo perfetto di Marta.

Ritrovai le sue labbra su quelle di Marta.

Non toccammo più l'argomento se non per queste sporadiche battute di poco gusto. La cosa peggiore è che probabilmente lui non ha idea di essere stato il primo.

Ma va bene così.

[ • ]

L'odore di incenso mi arriva deciso nelle narici, starnutisco e Gabriel ridacchia sorseggiando il suo drink.

«Non è poi così male qui» cerco di farmi sentire alzando di poco la voce cercando di superare il volume della musica, troppo alta per un pub.

«Dovrebbero abbassare un po' la musica» urla lui di rimando. Mi legge nel pensiero e io annuisco sorridendo.

«Vuoi una birra?» Mi alzo sistemandomi il vestito, accarezzo la stoffa scura e cerco l'angolo bar che individuo quasi subito.

«Ti accompagno» lo ammonisco con un gesto rapido della mano, lui alza le sue in segno di resa e si risiede rapidamente al suo posto.

«Torno subito» annuisce posando lo sguardo su un gruppo di ragazze, annoiato.

Non riesco a fare più di dieci metri, un ragazzo dai capelli ossigenati e gli occhi scuri mi sbatte contro biascicando parole senza senso.

VentunoWhere stories live. Discover now