f i v e - II

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"Ma chi sta guidando?" la voce per niente spaventata del neo diciottenne risuonò all'interno dell'auto nera sportiva di Min Yoongi, in quel momento impegnato a riflettere su tutte le decisioni sbagliate prese nel corso della sua vita, mentre guidava con le mani strette sul volante.

Era decisamente fastidioso, secondo i suoi delicati parametri sociali, sentirsi esplodere un boato proprio dietro le orecchie come se Jimin, Hoseok e Jungkook non riuscissero ad evitare di ribattere alle urla eccitate del giovane seduto sul sedile centrale della fila posteriore. Da quando l'avevano caricato in macchina con una benda a fasciargli gli occhi, non aveva fatto altro se non ridere ogni due per tre e borbottare frasi frivole come 'Non ci vedo!', 'Non provate a vendermi a qualche trafficante di organi!' e 'Dove mi state portando? Non voglio morire giovane!'.

"Sta guidando Yoongi-hyung."

"Allora faremo sicuramente un incidente."

"Per ora sono l'unico ad avere la patente, quindi non sei nella posizione adatta per parlare, ragazzino."

Il ventenne al volante era fin troppo concentrato sulla strada per badare alla smorfia dipinta sul volto di Taehyung, per niente contento del nomignolo con cui era stato appena chiamato. Ormai era un adulto e come tale esigeva rispetto, pensava.

"Siamo quasi arrivati, Tae, smettila di agitarti!" il coetano dai capelli biondi lo riprese in tono divertito, per poi aiutarlo a scendere quando l'automobile trovò parcheggio accanto al locale che sarebbe stato la location protagonista della serata.

Yoongi non riuscì a trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo quando al suono ovattato proveniente dalle spesse pareti dell'edificio Taehyung ipotizzò di essere stato portato ad un party sulla spiaggia, nonostante fosse pieno inverno e di spiagge a Seoul non se ne vedesse neanche l'ombra. "È scemo in culo, non c'è altra spiegazione." si ritrovò a pensare mentre se ne stava infondo al gruppetto davanti all'ingresso, osservando il festeggiato venire scortato alla cieca dal bodyguard del locale.

"Età?"

Senza neanche preoccuparsi del fatto che quella domanda potesse o meno essere riferita a lui, Taehyung si affrettò a rispondere per primo, esibendo con grande orgoglio una tesserina plastificata che qualcuno gli aveva appena passato. "Sono più adulto di lei, guardi la mia bellissima carta d'identità: 30 dicembre 1995, diciott'anni sicuri!"

L'uomo dalla stazza notevole squadrò con attenzione sia il documento tra le mani del neo maggiorenne, sia il suo volto per metà coperto; quest'ultimo dettaglio sembrò lasciarlo stranito per un attimo, ma alla fine non batté ciglio e fece segno di passare a tutti i presenti, contando sul fatto che fossero della stessa età.

Fu in quel momento che Yoongi superò Jungkook, rendendolo così l'ultimo del gruppo, e si fermò davanti al buttafuori. "Non controlla i documenti degli altri? Pensavo facesse meglio il suo lavoro." mostrò il suo pezzetto di carta per sicurezza -purtroppo, gli era già successo di essere creduto più giovane di quel che era a causa del suo aspetto- e poi si sbrigò a proseguire sotto lo sguardo poco riconoscente del maknae, abbandonato lì da solo all'entrata del locale.

Non c'era mai stato lì dentro, o meglio: sì, c'era stato un paio di volte, ma n'era sempre uscito talmente tanto imbottito d'alcol da non ricordarsi neanche il giorno seguente la sera della sbornia in che parte della città l'edificio si trovasse. Non che Min Yoongi fosse il classico ventenne con la sindrome di Peter Pan e voglia di prendersi le proprie responsabilità pari a zero, ma chiedergli di restare perfettamente lucido e di buon umore quando i suoi amici decidevano di trascinarlo fuori dalla sua zona comfort solo per tenergli compagnia cinque minuti massimo e poi costringerlo a vederli strusciarsi l'uno con l'altro o con qualche sconosciuto accalappiato in una pista da ballo, mentre il suo cuore, sentendosi incompreso dal genere house e da canzoni commerciali, si straziava al sentire la mancanza dell'unico uomo della sua vita, il pianoforte...beh, a pensarci su, persino lui stesso si meravigliava di aver ceduto fino a quel momento solo al fascino inebriante dell'alcol e non anche a quello di droghe più pesanti.

Ma quella sera -e ne era sicuro- non sarebbe stata come tutte le altre perché aveva appena deciso che quelle quattro mura, da anni teatro di un gioco di luci psichedeliche e di vibrazioni sonore, sarebbero divenute anche i cancelli del suo Paradiso: nessun ragazzino minorenne in vista, strada spianata per mirare al cuore di Park Jimin perché meglio tardi che mai.

Fattosi largo in una cascata di perline che fungeva da separé tra l'ingresso e la sala principale, non fu difficile seguire le tracce lasciate dal resto del gruppo perché erano a malapena passate le dieci e il locale solitamente raggiungeva l'apice dell'affollamento almeno un'ora più tardi.

"Hyung?" gli occhi di Jimin, separatosi dagli altri per tornare sui suoi passi, puntarono oltre le spalle del corvino non appena questi gli fu davanti. "...ma Jungkook? Pensavo fosse dietro di te."

"Boh, magari ha incontrato qualcuno che conosce."

"Vado a chiamarlo."

Yoongi allungò un braccio per bloccargli la strada ed impedirgli di dirigersi verso l'entrata. "Ci raggiungerà più tardi. Non devi fargli da babysitter, Jimin."

Il biondino non gli riservò una delle sue occhiate migliori -dopotutto si stava solo preoccupando per il ragazzo di cui era innamorato, era una cosa normale anche se farlo dopo a malapena qualche minuto di sua assenza poteva parere un po' esagerato-, ma alla fine annuí e decise di tornare dai suoi amici, i quali, nel frattempo, si erano impadroniti di un ottimo angolo della sala con un'altrettanto ottima visuale su un piccolo palco separato dagli altri tre o quattro del posto.

La prima cosa che gli occhi di Taehyung videro non appena qualcuno li liberò dalla loro cecità momentanea fu un culo.

Un culo incredibilmente spaventoso, a giudicare dalla reazione per niente compiaciuta del festeggiato, che letteralmente saltò sul divanetto e si spinse contro lo schienale di questo per distanziarsi il più possibile dalla porzione di pelle fin troppo scoperta per i suoi gusti.

Naturalmente i ragazzi attorno a lui trovarono la scena esilarante. Jimin prese posto accanto all'amico e gli spettinò la chioma di un banale castano, che era andata a sostituire ormai da qualche giorno il falò che si era fatto in testa mesi prima. "Non sarà bello quanto il mio, ma non puoi comportarti così. Guardala, poverina...l'hai offesa!" ridacchiò indicando la figura femminile in soli tacchi ed intimo provocante che si destreggiava in una pooldance davvero niente male, se solo Taehyung avesse osato sostenere lo sguardo su di lei per più si due secondi.

"Ma a me fa schifo- no, scusi, non volevo dire quello! Lei è una bella donna! Una bellissima donna, ovviamente, ma io ho altre...preferenze, ecco." come se il colore rosso si fosse affezionato a lui, Taehyung, paonazzo in viso, si voltò verso il coetaneo per chiedere spiegazioni. "Perché tra tutti i posti possibili ed immaginabili mi avete portato proprio in uno strip club?!"

Il biondino alzò semplicemente le spalle e sfruttò l'arrivo del cameriere con un vassoio di alcolici per buttare giù il primo shottino della serata, allungandone poi uno all'amico per esortarlo ad imitarlo. "Dai, Tae...ora hai diciotto anni, non c'è più nessuno a dirti cosa devi o non devi fare." gli sussurrò all'orecchio, instillando curiosità nel corpo di Yoongi che, non potendoli sentire chiaramente per il volume della musica, li stava osservando in silenzio per non farsi scappare il momento perfetto in cui catturare l'attenzione del diavoletto della situazione. "E poi Hoseok mi ha detto che quando questa finisce, vengono due ragazzi a sostituirla."

Taehyung sbuffò e afferrò il suo drink, rigirandoselo tra le mani col capo chino in segno di resa. "Sei una cattiva influenza su di me, lo sai?"

"Modestamente sì, ma ora vado a cercare l'angelo custode che mi riporterà con i piedi per terra."

Non appena Jimin si allontanò con un secondo bicchiere in mano, anche il corvino si alzò in piedi e si tuffò nella calca di gente che ricopriva la pista da ballo, sperando di non essere troppo lento a raggiungerlo.

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𝓛𝓪 𝓯𝓸𝓽𝓸 𝓭𝓲 𝓬𝓸𝓹𝓮𝓻𝓽𝓲𝓷𝓪 𝓷𝓸𝓷 𝓱𝓪 𝓾𝓷 𝓼𝓮𝓷𝓼𝓸, 𝓶𝓪 𝓵𝓪 𝓽𝓻𝓸𝓿𝓪𝓿𝓸 𝓼𝓾𝓹𝓮𝓻 𝓬𝓾𝓾𝓾𝓽𝓮 𝓮 𝓬𝓸𝓼𝓲' 𝓬𝓮 𝓵'𝓱𝓸 𝓶𝓮𝓼𝓼𝓪...

𝓲𝓰𝓷𝓸𝓻𝓪𝓽𝓮, 𝓰𝓻𝓪𝔃𝓲𝓮

at first sight - taegiWhere stories live. Discover now