7.

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L'orologio segnava le 14.20. Finalmente ero a casa.

Non ce la facevo più. Era stata una mattinata da incubo. 

Entrai direttamente nella mia cameretta senza salutare. Posai lo zaino e mi stesi sul letto.

Mi era passata pure la fame. Le lacrime scendevano dal mio viso. Cercavo di affogare i pensieri malinconici ma non ci riuscivo. Guardavo il soffitto per smettere di piangere. Sembrava tutto inutile.

Il viso mi scottava dal lungo pianto e la testa mi scoppiava. Sentìì un rumore dei passi avvicinarsi verso la mia stanza.

"Niki,non vieni a mangiare?" Era mia mamma. Di solito appena arrivo corro subito a mangiare.

"Che hai? Perchè sei rossa? E' successo qualcosa?" mi chiese. 

"No mamma ..Non è successo niente.." Le risposi singhiozzando.

"Ma va. A me vuoi prendere in giro! Che ti hanno fatto? Centra Andrea?"

Mia mamma mi capisce sempre. E' inutile nasconderle le cose perchè prima o poi lo scopre. 

Abbiamo un bellissimo rapporto e per me non è una mamma ma una sorella. Le racconto tutto. Mi ci confido e sa sempre consigliarmi e aiutarmi quando sono in difficoltà. Anche se all'inizio non volevo dirle niente sapevo che quanto prima gli avrei rivelato il motivo del mio malessere.

Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno e lei era la persona giusta. 

"Avevi ragione. Tu e papà avete sempre ragione." Le dissi.

"No.. non mi dire..." rispose. In verità non era per niente sorpresa perchè lo sospettava dal primo giorno in cui mi ero fidanzata con Andrea.

"Io te lo avevo detto.. Bel ragazzo che avevi! E bell'amica! Smettila di piangere per loro, non meritano le tue lacrime. Vieni a mangiare che è meglio!" Aggiunse.

"Io ci tengo a loro. Soprattutto a Marta." Dissi spontaneamente. 

"Una vera amica non si comporta così. Ricorda." .

Ammutai. Non sapevo più cosa dire. Volevo solo continuare a piangere.

"Dimenticati di loro. Hai già sofferto molto adesso basta. Ancora sei giovane, ne hai tempo. Quello che è stato è stato. Bisogna subire delusioni per poter crescere." Già, delusioni.. Io però non ne potevo più di delusioni.

"Però fanno male se le subisci da persone a cui eri dipendete. Ormai erono due pezzi forti della mia vita. Specialmente Marta. Ogni cosa mi ricorda lei. Io non ci riesco."

Mamma mi guardò. Poi si avvicinò e con la mano mi accarezzò il viso. 

"Niki, Si guarisce da tutto sai?" ,sorrise. "Dalle assenze,dai ricordi,dalle dipendenze. Da tutto."

Si fermò. Era seria. Giuro di non averla mai vista in quel modo.  Poi fece un sospiro e continuò.

"Col tempo,non si elimina,si accantona,si fa da parte. E ti accorgi che quello da cui non sapevi staccarti,quello per cui avresti creduto di morire senza,non è più insormontabile,insostituibile. Indispensabile. Perchè si sa tutto passa,anche se niente si dimentica. La vita continua." 

La guardai. In un certo senso quelle parole mi aveva fatto bene. Come se mi avevano dato una speranza , una fiducia in qualcosa che nemmeno io sapevo di cosa si trattava.

"Ci sono problemi peggiori, non piangere perchè è finita sorridi invece perchè almeno è accaduto. Le persone che ti vogliono DAVVERO bene le hai. Hai me, hai papà, hai tua sorella. Amori ne puoi avere quanti ne vuoi e gli amici meglio pochi ma buoni"

Mia mamma è una donna straordinaria. Ha sempre il sorriso a trentadue denti anche quando il mondo sembra caderle addosso. Non si abbatte mai. Per questo l'ammiro molto. A volte vorrei essere come lei. Riesce a raggiungere i suoi obbiettivi e a cavarsela in tutto. Io non so come fa. E' una forza della natura. La più bella e potente per me.

Sorrisi. Aveva ragione. Che bisogno c'era di stare male? E poi proprio per loro. Io piangevo per gli altri, non dormivo la notte, mi rovinavo le giornate, ma gli altri? Cosa facevano per me?

Nessuno meritava le mie lacrime. Dovevo ripartire sola. Forte e sola. Basta dipendere dagli altri. Basta soffrire. Dovevo godermi l'età. Pensare agli amici, quelli veri. Quelli che mi dimostravano affetto. Alla scuola e ai compiti che avevo tralasciato la settimana scorsa. Alla mia famiglia che mi stava sempre accanto. Dovevo cambiare, fregarmene di quello che pensavano gli altri di me, Ero stufa. Dovevo ricominciare un'altra vita. E soprattutto basta con l'amore. A quattordici anni non potevo pensare a fidanzarmi. Avevo capito che il mondo non è come immaginavo io. Non è tutto rose e fiori. Ragazzi seri non ce ne sono e le persone non sono mai come le immagini, sono capaci di nascondere le verità più crude e fare finta di niente. 

Mi sciaquai il viso. Andai in cucina. Improvvisamente mi era ritornata la fame. Mamma era contenta. Era riuscita a farmi ritornare il buon umore e questo la rendeva felice. Glielo si leggeva negli occhi.

Mentre pranzavo mi suonò il cellulare. Un nuovo messaggio. Aprìì whatsapp per leggere.

Come ogni santa volta si bloccò. Odio quando il cellulare si blocca, avrei voglia di sbatterlo al muro.

Provai a chiudere il cellulare e riaccenderlo. Niente, nessun risultato.

Mi venne fretta. Ero curiosa di sapere chi fosse stato ad avermi scritto. Dopo cinque tentativi però riuscìì a visualizzarlo.

"Finalmente stiamo insieme! Ahahah, Quando me li fai gli auguri!?"

Amami,ma davvero.Where stories live. Discover now