22. Da quanto provi tutto questo?

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A/N: Oggi capitolo lungo. Enjoy.

Sono passate diciannove ore dall'ultima volta che ho visto Kira. Non so se sono già pronta per rivederla dopo quello che è successo ieri notte. 

Arrivo in palestra con il morale a terra e nessuna voglia di interagire con degli esseri umani, uno in particolare. Per la prima volta non sono entusiasta di venire qui.

Cammino lentamente verso gli spogliatoi, cercando di perdere tempo così da sottrarre più minuti possibili all'allenamento di oggi. 

Mi cambio molto lentamente, e opto per il mio solito top sportivo scuro e pantaloncini Nike

Mi avvio, sempre molto lentamente, verso il bagno, e mi sciacquo il viso con acqua gelata, passandomi poi le mani bagnate nei capelli, facendomi sembrare un'Hitler effeminato. Scuoto la testa ripetutamente e mi colpisco la faccia delicatamente con le mani fredde. Ce la posso fare. Posso affrontarla. Basta nascondermi dietro le illusioni. O parlo, o mi tappo la bocca per sempre.

Guardo la mia immagine riflessa nello specchio. Prendo un respiro profondo. 

"Kira--" inizio a provare il mio discorso a bassa voce, ma vengo interrotta da due ragazzine urlanti che entrano in bagno. E' un segno, penso. Non devo dirglielo. Ho deciso: sto zitta e tengo i miei pensieri per me, come ho sempre fatto. E' meglio per tutti.

Esco dal bagno a testa alta, finalmente a posto con la coscienza.

Vedo Kira in lontananza, nel suo solito outfit vedo-non-vedo intenta ad asciugarsi la fronte con il dorso della mano, dopo un incontro ovviamente vinto da lei.

Muove una mano per salutarmi e mi fa cenno di raggiungerla per iniziare il combattimento. In tutta risposta, io alzo la testa e mi avvicino verso di lei con calma.

"Che hai oggi? Sembra che ti abbia messo sotto un camion" esclama. Sebbene sia in post-sbronza da stamattina, sembra molto sveglia e un po' troppo in vena di scherzare, per i miei gusti. Non credo che si ricordi qualcosa di ieri sera.

Io faccio spallucce e mi metto in posizione, pronta per combattere. Inizio subito, mirando all'addome, ma lei precede la mia mossa e mi scaraventa subito a terra.

"Ancora" dico con fermezza. 

Ci rimettiamo in posizione. Questa volta attacca prima lei, con successo, perché mi ritrovo per una seconda volta con il naso spiaccicato contro il pavimento imbottito.

"Ancora" ripeto io.

Di nuovo in posizione. Sferro con tutta la forza che ho nelle braccia un colpo nel suo addome; una forza probabilmente insufficiente, perché Kira, a quanto pare per niente scossa dal mio gesto, mi tira un calcio nello stinco sinistro, mandandomi K.O. Di nuovo.

"Ancora" mormoro, con la voce tremante.

Mi rialzo debolmente e miro alla faccia; vengo subito deviata da un gesto agile di Kira, che mi butta a terra con un calcio nello stomaco, con molta più violenza di prima.

"Quante volte ho detto che non devi mirare in viso? Non è così che ci si difende" dice Kira con tono severo, visibilmente irritata e delusa.

Non riesco a replicare e rimango stesa in terra, sconfitta.

"Ma che cazzo ti è successo Max? Oggi hai fatto schifo. Vatti a prendere una pausa e ritorna quando non saprai più lottare come una dodicenne autistica" urla Kira, questa volta incazzata nera. Le parole forti che utilizza mi feriscono. Di solito non me la prenderei mai per le cose che dice, non importa quanto offensive siano. Oggi, però, non riesco a sopportarlo.

Una ragazza per meWhere stories live. Discover now