18. Stomaco chiuso

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Sono incapace di agire, congelata sulla sedia di un fast-food.

Nel mio cervello al momento si presentano due opzioni: andare lì davanti e chiederle di ripetere la storia di fronte a me, faccia a faccia, per vedere se riesce a negare l'evidenza, oppure le mollo un ceffone in faccia così forte che non vorrà più scherzare sulla violenza. Che odio

Mi sento iraconda, furiosa e incredibilmente desiderosa di sfondare un muro a mani nude. 

Faccio per alzarmi. Opto per la prima scelta, dato che sono un tipo tranquillo e probabilmente se veramente alzassi le mani su qualcuno mi metterei a piangere io, invece della mia vittima.

 Purtroppo non faccio in tempo ad arrivare al loro tavolo perché, appena mi vedono avvicinarmi, le tre ragazze si alzano dai loro posti e tra un bisbiglio e una risatina escono dal locale.

Cazzo, e adesso che faccio? Non voglio che quelle due svampite credano seriamente alle menzogne di Michelle. E, peggio ancora, non voglio che lo raccontino a tutta la scuola.

Ritorno demoralizzata al mio tavolo, raccolgo il mio zaino e scappo fuori dal locale. Tanto, sentire la storia mi ha chiuso lo stomaco e non voglio nulla da mangiare. 

Penso di inseguirle per parlare con Michelle e di dirgliene quattro, ma abbandono subito l'idea in quanto sono troppo stanca per vederla di nuovo e affrontarla.

Torno a casa con il morale sotto i piedi. Penso a Kira, alla scuola, alla psicologa. La mia vita fa veramente schifo. Per un attimo penso di fare brutte cose al mio corpo. Sono talmente stanca che non ho neanche la forza o la voglia di farle: implicherebbe troppo impegno. Alla fine decido per il solito rimedio alla tristezza... lascio che una lacrima salata mi bagni la guancia sinistra. Mi abbandono finalmente alla tristezza e scoppio a piangere sul mio divano.

A/N: Raga, la scuola è finita! Finalmente libera. Tenetevi pront* per i prossimi capitoli. Un indizio: Kira. A presto :)

Una ragazza per meWhere stories live. Discover now