I - Sacrificio.

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Il corpo della giovane Raiko non resse più per colpa di tutta la tensione che aveva accumulato in quei giorni

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Il corpo della giovane Raiko non resse più per colpa di tutta la tensione che aveva accumulato in quei giorni. Si addormentò senza nemmeno infilarsi sotto le coperte, un sonno immobile e senza sogni.

Aveva assolutamente bisogno di riposare e di riprendersi, di tornare lucida anche solo per qualche ora e decidere sul da farsi.

La ragazza doveva prendere delle decisioni molti complicate, che richiedevano anche una buona dose di riflessione.

Tutte le sue sicurezze finalmente crollarono, ora le toccava farsi strada tra le macerie dei suoi palazzi mentali, cercando di salvare il salvabile.

Quando si svegliò si sentì leggermente meglio, l'ansia e il panico si fecero per un po' da parte e la saggia tristezza iniziò a metterla in contatto con la sua coscienza.

Raiko si accorse di quanto fosse stata immatura e di quanto poco conoscesse in realtà il mondo e le persone.

Anche se reputava ancora valido il metodo che aveva adoperato per rendere il mondo un posto perfetto, ne mise per la prima volta in dubbio la necessità.

A differenza di Darius, e magari di chiunque altro, lei sapeva immaginare con molta concretezza quel mondo perfetto e sapeva cosa fare per raggiungerlo, ma differentemente da prima, non si reputava più "obbligata" a renderlo reale.

Ma se avesse abbandonato a metà il lavoro, sarebbe stata semplicemente un'assassina. E questo le faceva paura, la annichiliva.

D'altronde, aveva fatto tutto quanto con l'intenzione di aiutare l'intera umanità, anche se questo significava alimentare contemporaneamente il suo ego smisurato.

Non sarebbe stata in grado di sopravvivere cosciente di esser stata la peggior assassina che il mondo avesse mai incontrato, peggio anche di Kira.

Voleva farsi una doccia, anche perché ne aveva terribilmente bisogno.

Si spogliò rimanendo con l'intimo chiaro e si guardò nello specchio; era conciata veramente male, il suo viso sembrava invecchiato di cinque anni e notò solo in quel momento che le erano venute le mestruazioni che avevano sporcato leggermente le sue mutande.

Non solo la situazione aveva influito sul suo stato attuale, ma anche gli ormoni ci avevano messo del loro.

L'immagine che vide riflessa la schifò a tal punto da farle venire voglia di spaccare lo specchio.

Strinse i pugni e attaccò l'oggetto inanimato. Infierì su di esso creando una pioggia di vetri taglienti.

Non riusciva a fermarsi, si stava sfogando e il dolore fisico, anche se fastidioso, risultava liberatorio.

Solo quando uno dei vetri scalfì con troppa violenza la sua coscia si rese conto di cosa avesse fatto. Si accasciò accanto ai resti taglienti e controllò il suo corpo.

Si era procurata tagli dappertutto, ma il più brutto fu quello che la fece tornare in sé. Controllò la ferita con una smorfia di dolore e poi sentì qualcosa muoversi nella sua stanza.

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