Capitolo 18

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Normani's pov
Continuavo a pensare a tutto quello che era successo ieri, lei, le sue labbra, il suo profumo. Trovavo difficile relazionarmi con tutte queste cose nuove, l'averla così tanto vicina da poter sentire il suo respiro sul mio era complicato per me, mi elettrizzava in un modo quasi insano, tanto da rendermi difficile tenere le mani dov'erano, lontane da lei, dal suo viso, lontane dai suoi fianchi, frenarmi dallo spingerla su un muro per farla mia era difficile, troppo forse. C'era questo senso di colpa per tutte le volte che le avevo fatto del male che era permanente, difficile da lavare via come il tratto di un pennarello indelebile, che mi schiacciava e mi faceva diventare piccola, mi faceva chiudere nelle spalle per la vergogna e lo sconforto che mi provocava e allo stesso tempo c'era questa voglia irrefrenabile di baciarla per dimostrarle quanto mi dispiacesse che si mischiava alla voglia di baciarla in un modo così erotico che mi faceva passare una scossa nel basso ventre ogni volta che un'idea del genere mi balenava nella mente. Cercavo ancora di capire quale fosse il nostro rapporto, a volte eravamo così naturali, quasi come se fossimo spinte dallo stesso desiderio di averci; altre eravamo così impacciate e timide, tanto a disagio che faticavamo a guardarci in faccia, non potevo continuare così, dovevo arrivare a mettere un punto. Vederla parlare tranquillamente con le altre ragazze era una cosa insopportabile per me, il dovermi concentrare per non andare da lei e rivendicarla come mia ragazza mi metteva a dura prova ogni momento della mia vita scolastica e questa cosa doveva cambiare. Doveva essere mia o no. Doveva essere bianco o nero. Vuoto o pieno. Non mi importava l'esito, anche se avesse detto di no avrei insistito, ma almeno avrei saputo cosa fare, anche avere l'anima dilaniata sarebbe stato meglio di questo stato di trance; voglio dire, la voglia di averla, la passione da reprimere, erano tutte cose che mi facevano essere ancora più convinta in quei pochi momenti che passavo con lei, però avevo bisogno di fare pace con quello che stava accadendo. Avevo deciso di parlarle, sempre nei bagni del terzo piano, sempre con la solita agitazione che ormai da quando c'era lei non andava più via. Erano solo le sei e mezza del mattino, ma mi ricordavo benissimo tutti i minuti di quella notte infinita passati sveglia a pensare e ripensare a questa cosa, dovevo farla e basta, mi stava consumando dentro, non potevo più tenerla per me.
Ancora in intimo con addosso solo la camicia sbottonata presi il telefono per mandarle un messaggio e solo vedendo il mio riflesso sullo schermo nero immaginai lei in queste condizioni, svestita, struccata, spettinata ma dannatamente vogliosa, davanti a me che mi guarda profondamente, abbastanza da farmi tremare le gambe. Dovetti frenare l'istinto di correre in bagno e sbloccai il telefono.
A: Dinah
Possiamo parlare?
Oggi a metà della prima ora ai bagni del terzo piano.
Posai il telefono e finii di vestirmi.
Avevo cambiato il suo contatto solo in 'Dinah', perché il suo nome era idilliaco, il solo pensarci mi faceva vibrare, il pronunciarlo rabbrividire per le troppe emozioni che mi trasmetteva.
Arrivata a scuola non potevo più aspettare, erano le otto precise e la campanella era suonata. Stavo entrando quando la vidi insieme a Camila, nel momento in cui capii che stava per dirmi qualcosa allungai il passo e corsi dentro. Non potevo. Non adesso. Se solo si fosse avvicinata un po' di più non so se sarei riuscita a controllarmi. Dovevo solo aspettare. Solo un'altra mezz'ora.
Arrivai veloce al mio armadietto e dopo aver preso il libro di storia scappai in classe. Non la dovevo vedere.
Continuavo a guardare l'orologio in modo maniacale, lei aveva risposto solo 'okay' e questa sua risposta quasi disinteressata mi pressava come non so cosa. Erano le otto e ventisei. Non sapevo se uscire o no. Non sapevo se aspettare che fossero le otto e mezza e correre di sopra o salire adesso e restare in attesa davanti alla porta del bagno. Otto e ventisette. Basta. Non ne potevo più. "Prof, posso andare in bagno?" "Sì Kordei". Restai due secondi pieni impietrita a cercare di capire quel 'sì', poi mi sbloccai e cercai di arrivare in modo calmo alla porta, dopo essere uscita corsi come il vento al terzo piano. Davanti ai bagni col fiatone guardai l'ora. Otto e ventotto. Cominciai a fare avanti e indietro strusciando le mani su e giù per pantaloni in modo compulsivo. Non riuscivo a tenere l'ansia, l'agitazione, la voglia di sapere, di fare, di andare avanti, di arrivare a capire, ma soprattutto, non potevo più aspettare per vederla, toccarla, sentirla. Otto e ventinove. Continuavo a girare come un pesce in una boccia mentre sbloccavo e bloccavo il telefono ogni secondo. Mi chiedevo se sarebbe venuta, come avrebbe reagito, cosa diavolo volesse dirmi questa mattina fuori scuola, magari non mi voleva più perché sono un mostro, anzi, sicuramente era così. Mi stavo lasciando torturare da tutti questi pensieri mentre stavo accovacciata con le mani nei capelli, non ci pensavo più al tempo, ero distratta, presa da altro, non riuscivo a concentrarmi perché fin troppi pensieri negativi continuavano a passarmi per la mente, e poi continuavo ad immaginare la scena, in centomila modi diversi, cosa le avrei detto? Davvero non ne avevo idea, pensavo a lei spaventata che scappava, poi a lei che mi baciava, a lei che mi dichiarava il suo amore, poi ancora a lei che mi saltava addosso e mi portava in bagno, nessuna mai andava bene, nessuna era abbastanza realistica, nessuna sembrava avere senso. Non ne potevo più, avevo serio bisogno di trovarmela davanti. Ero sull'orlo di impazzire quando sentii dei passi, mi girai di scatto e vedendo le inconfondibili e bellissime gambe della polinesiana venire verso di me mi alzai in meno di un nano secondo; impossibile descrivere gli ottocento battiti che persi in una volta sola e il nodo che mi si creò nello stomaco, la fitta alla testa, i muscoli che sembravano essersi pietrificati.
Arrivò fino a un passo da me e io per prima cosa sentii il suo profumo inebriante. I suoi occhi. I suoi bellissimi occhi brillavano di un giallo acceso. Ogni volta restavo a chiedermi come facesse ad avere gli occhi di quel colore. Erano marroncini, poi marroni scuro, poi gialli luminosi. Restavo a sognare in quegli occhi tutte le volte. Riuscivo quasi a sentire le sue vene vibrare. "Normani... va tutto bene? Volevo chiederti spiegazioni all'entrata oggi ma sei scappata... Non ce la fai a vedermi in modo diverso da prima, vero? Mi consideri ancora una sfigata con cui non puoi mischiarti... se è così per favore dimmelo subito, non voglio starci troppo male..." la ascoltavo e non riuscivo a capacitarmi, come poteva pensare che non l'amassi? Come poteva pensare che la considerassi una sfigata? Come poteva pensare che non la volessi? Ma soprattutto come poteva non essersi accorta dell'amore che provavo per lei? Lei continuava a guardarmi in modo strano, tra l'arrabbiato e il triste, continuava a dire quelle cose senza senso... non riuscivo ad ascoltarla, non potevo continuare a lasciarle dire quelle cose senza intervenire. Istintivamente le poggiai le mani sul viso, la avvicinai a me e la baciai come non avevo mai baciato nessuno, con amore. Avevo le sopracciglia corrugate, la baciavo lentamente, in modo quasi straziante, vivendo appieno la sensazione delle sue labbra bagnate sulle mie. Non c'era niente da fare, era così che volevo continuare a sentirmi per il resto dei miei giorni, era a causa sua che volevo continuare ad emozionarmi, era lei che volevo accanto. Mi staccai piano, malvolentieri, dalle sue labbra, continuavo a starle vicino però, non mi ero allontanata di un centimetro, i miei occhi erano ancora chiusi, i nostri corpi erano ancora attaccati, le nostre fronti si sfioravano ancora, i nostri respiri si scontravano ancora. "Dinah..." Neanche le trovavo le parole per descrivere quello che sentivo, le emozioni che provavo. "Come puoi... anche solo immaginare, che io possa non volerti... non desiderarti a tal punto da restare sveglia tutta la notte... ti voglio così tanto che non riesco più a fare niente, non riesco a concentrarmi, a pensare, a seguire un discorso, perché nella mia testa ci sei sempre tu, e io mi odio perché ti amo. Come posso permettermi di provare un sentimento così importante per te dopo tutto quello che ti ho fatto? Come posso farti una cosa del genere? Come posso essere così irrispettosa? Dovrei solo sparire e stare con lo sguardo basso davanti a te, ma non posso fare a meno di volerti, non posso smettere di immaginarmi mentre ti sfioro piano la pelle, mentre ti guardo nuda nel mio letto la mattina, non posso frenarmi dal desiderarti sempre di più tanto da non poter aspettare, non riesco a forzarmi a starti lontana. E tutto questo mi distrugge. Vederti parlare con altre persone senza poter urlare a mezzo mondo che sei mia mi logora dentro. Muoio di gelosia ogni secondo della mia vita. Mi struggo perché non riesco a capire se mi vuoi. Non riesco a capire se puoi perdonarmi. Non riesco nemmeno a capire come io possa aspettarmi il tuo perdono. Fatto sta che voglio che tu sia mia e di nessun altro. Non posso immaginarti con nessun'altra. Non posso immaginarmi con nessun'altra... ho bisogno di sapere se mi vuoi anche tu come ti voglio io, se provi anche tu le stesse cose che provo io, perché tutta quest'incertezza mi sta uccidendo." C'era tanto silenzio, sentivo solo il mio respiro. Dopo qualche secondo sentii le sue mani chiudersi sulla mia vita e il suo corpo avvicinarsi ancora di più al mio, sentii delle gocce bagnate cadere sulle mie guance e un respiro profondo, poi le sue labbra sulle mie. Era un bacio pieno di dolore il suo, e io non potei fare a meno di sentirmi in colpa. Piangeva per colpa mia. Stava male per colpa mia. Era confusa per colpa mia. Singhiozzava piano mentre mi baciava, quasi come se le mancasse il respiro. "Non voglio nessun altro."

E okay quindi questo è il grande ritorno
Volevo mettere un pezzo dal punto di vista di Dinah e dire che era spaventata e blabla solo che ci tenevo che fosse solo dal punto di vista di normani e quindi niente
In caso non fosse chiaro l'ultima frase -non voglio nessun altro- la pronuncia Dinah.
Avrei potuto andare avanti e dire di come continuava la giornata solo che mi sembrava abbastanza irrilevante e poi volevo che fosse solo su questo quindi sì
Spero vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate, se vi sembra cambiato il mio modo di scrivere, se vi piaceva di più prima, se vi piace di più ora, se non avete capito qualcosa o insomma sì qualsiasi cosa vi passi per la testa, mi fa sempre piacere leggere i vostri commenti
Comunque stavo pensando di iniziare a scrivere un'altra storia, non a carattere norminah, in realtà è una storia su due persone normali che insomma volevo raccontare e okay però non lo so quindi ditemi se secondo voi dovrei scriverla e se la leggereste. Ovviamente sarebbe lella al 100% perché io sono lesbica come non so cosa e quindi sì c:
E niente babies, mi ha fatto piacere tornare a scrivere, quindi grazie.

Text received from unknown number - NorminahWhere stories live. Discover now