Capitolo 10

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Lauren's pov
Entrai a scuola incazzata nera con Normani e beh, con il mondo intero.
Proprio mentre stavo andando agli armadietti mi trovai davanti la Cabello con il suo cazzo di fiocchetto e andai verso di lei, sbattendola al muro e cominciando a picchiarla. Dopo poco più di un minuto uscì dal bagno la sua amica bionda, che provò a fermarmi, ma la buttai a terra e spinsi al muro Camila, prima che due mani si posassero sulle mie spalle facendomi girare. Prima che riuscissi a focalizzare la figura davanti a me sentii dolore sulla guancia, qualcuno mi aveva dato uno schiaffo.
Ero ancora mezza stordita e guardavo in basso, quanto sentii la voce della mia migliore amica "non farlo mai più Lauren" la guardai in faccia e vidi la sua figura sfocata davanti a me, poi ancora "mi scusi signor vicepreside, Jauregui stava picchiando queste due ragazze" cosa?! La mia migliore amica che mi segnala al vicepreside per aver picchiato questa sfigata? Deve essere un sogno. Non può essere reale.
Quello che immagino fosse il vicepreside mi prese con forza per un polso e mi portò via.
'Due giorni di sospensione' fu questo quello che disse a mia madre quando arrivò a scuola per portarmi a casa. Dovevo parlare con Normani.

Normani's pov
"Ehi, stai bene?" Sussurai alla piccola accasciata al pavimento, ma non rispose. Aveva entrambi gli occhi neri, uno più dell'altro, diversi lividi sul braccio e un taglio sul labbro. Mi pianse il cuore a vederla così. "Ehi..." la chiamai di nuovo, il mio tono era leggermente addolorato. Le sfiorai il viso con il dorso della mano e poi la presi in braccio.
Dopo aver portato in infermeria la Cabello tornai in corridoio per aiutare la Hansen. Trovai il suo zaino vicino a lei, lo aprii e presi il suo diario 'Dinah' era questo il suo nome... la guardai un attimo e notai le sue guance leggermente rosse, le accarezzai, poi provai a scuoterla "Dinah" la chiamai. Niente. "Dinah, ehi?" Lei era a terra, priva di coscenza credo. Aveva il busto appoggiato al muro e le gambe stese, io ero a cavalcioni su di lei e i nostri visi erano a pochi centimetri di distanza, sentivo il suo respiro "Dinah... rispondi..." il mio tono era triste, le posai una mano sulla guancia e la avvicinai a me, guardai ancora i suoi lineamenti perfettamente scolpiti, sembrava progettata. Mi alzai da sopra di lei e la presi in braccio, era tremendamente leggera. Mentre camminavo verso l'infermiera continuai a guardarla e mi scappò un sorriso. "Ehi, Maria. Guarda chi ti ho portato" sorrisi tristemente alla signora bionda di spalle a me che stava medicando il taglio di Camila. Si girò e mi sorrise riconoscente "grazie mille Normani, sei una ragazza d'oro, ce ne servirebbero altre cento come te!" Sentii un colpo al cuore, lasciai Dinah sulla barella e uscii da lì correndo.
Arrivai fino in giardino e mi buttai per terra, scoppiando in lacrime. Era solo colpa mia se erano ridotte in quelle condizioni. Dopo un'ora circa mi alzai e decisi di tornare a casa.

"Normani cosa fai qui?" Mia madre mi guardò tra l'arrabbiato e lo stupito "ciao, mamma... sono tornata a casa perché oggi a scuola hanno picchiato due ragazze, erano ridotte davvero male, mamma" e sentii di nuovo i miei occhi pizzicare "le ho aiutate, erano entrambe prive di senso, una aveva entrambi gli occhi neri, tanti lividi sul braccio e un taglio sul labbro. Le ho portate entrambe in infermeria. Ma mi sono sentita male per loro mamma. La prima ora la avevo persa e non avevo voglia di sentire i professori urlarmi dietro per il mio ritardo." Guardai mia madre e le sorrisi, nonostante ci fossero svariate lacrime a rigare il mio viso. Lei mi sorrise comprensiva e stranamente mi lasciò andare senza chiedere altro.

Text received from unknown number - NorminahWhere stories live. Discover now