59. Per Sempre

2.2K 170 227
                                    

Mason

I fasci lucenti del sole riscaldano e illuminano la piccola stanza, trapassando i vetri della finestra.

Osservo il soffitto. Ricordavo che fosse bianco, l'ultima volta che sono stato qui. Adesso, invece, è stato dipinto di mille sfumature, mille universi e mille stelle intrecciati tra loro in un'esplosione di colori.

Distolgo l'attenzione dalla galassia che ci fa da tetto e la porto sulla ragazza che dorme al mio fianco. I raggi solari creano un effetto di riflessi biondo-rame sui capelli di Bridget, che sfioro con morbide carezze. Scruto i suoi lineamenti, dolci e rilassati, immersi in un sonno profondo, nel quale non si perdeva da troppo tempo.

Mi sento stranamente bene. Anzi, benissimo. Al settimo cielo, felice come non lo sono mai stato.

È la prima volta che sento di amare con tutto me stesso qualcuno che non faccia parte della mia famiglia. Non sono stato con molte ragazze, se non con Tiffany, con la quale ho condiviso la mia prima volta. Se devo essere sincero, consideravo l'amore una di quelle tante stupidaggini degli esseri umani. Ma ho capito che mi sbagliavo. E tanto. Perché io sento davvero che non potrei vivere, senza Bridget.

Quasi quasi, non mi riconosco. Mi ha cambiato in meglio. Ha tirato fuori la parte più bella di me.

Era sincero, quel "ti amo" che ho urlato in preda alla disperazione. Lo era in ogni singola sfumatura che queste due parole possono assumere. Ne sono sicuro. Ho sentito le scosse che mi hanno percosso mentre mi univo a lei. Non ho mai provato niente di simile. È come se fosse stata questa, la mia prima volta.

E penso che, in fondo, sia così.

Mi concentro sul suo respiro regolare, che sento colpirmi la pelle. È accoccolata contro il mio petto e ogni tanto fa qualche movimento leggero, inconsciamente. Le scosto le ciocche di capelli dal viso e ne traccio il profilo con le dita, in modo delicato, per non rischiare di svegliarla.

È domenica e, per nostra fortuna, non ci sono lezioni mattutine. Abbiamo tutto il tempo necessario per...

I miei pensieri vengono spezzati da un cellulare che prende a squillare insistentemente, facendo trasalire me e svegliare Bridget di colpo.

Il tempismo di certe persone non smetterà mai di stupirmi.

«Di chi è il telefono?» mi chiede lei, senza muoversi dalla sua posizione.

«Non ne ho idea» rispondo, poggiando il mento sulla sua testa.

«Vai a vedere, no?»

Sbuffo. «Vai tu.»

«No, grazie. Sto bene così» rifiuta con finto garbo.

Non riesco a visualizzare la sua espressione, ma sono sicuro che stia sorridendo con scherno. Intanto, quell'aggeggio non smette di trillare.

«Smetterà, prima o poi» liquido la questione, stringendola maggiormente a me.

Alla fine, dato che il mittente non si arrende, siamo costretti a districare il groviglio che si è formato tra i nostri corpi. Bridget, stringendo le lenzuola al petto, tende un braccio verso i suoi pantaloni, che giacciono sul pavimento.

Mi scappa un sorriso nel vederla in difficoltà nel recuperare gli indumenti, il tutto senza far trasparire nulla dalle coperte che si ostina a non lasciare. È chiaramente in imbarazzo e capisco che per lei è una situazione del tutto nuova.

Quando raggiunge il suo obiettivo e afferra il capo d'abbigliamento, si rimette seduta composta, contro la testiera del letto, e recupera il telefono dalla tasca posteriore. Accetta la chiamata - che è ormai la terza - e mette in vivavoce.

Il Segreto della DinastiaWhere stories live. Discover now