50. C'è Sempre una Ragione

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Bridget

Le scintille bianche esplodono contro il bersaglio attaccato alla parete, scariche elettriche che vibrano e si abbattono al centro del cerchio colorato.

Creo un'altra sfera di energia e la scaglio sul secondo bersaglio, accanto al precedente. Il mio tiro va perfettamente a segno.

Osservo i fogli di carta sul muro, bruciacchiati dalle mie sfere magiche, e sento l'impellente bisogno di incenerire altro. Qualsiasi cosa, purché la mia voglia di fare il mondo a pezzi venga saziata.

Giselle, la professoressa che mi sta insegnando a sfruttare il mio potenziale magico, mi ha suggerito di esercitarmi da sola, in ogni momento libero. Perciò, ho recuperato dei bersagli dalla palestra e sto perfezionando la mia mira.

Allenarmi mi aiuta a distrarmi, a schiarirmi le idee. Per un attimo, non penso più al dolore che mi affligge. Anche se vorrei tanto che al posto dei bersagli ci fosse qualcun altro.

Presa da un'improvvisa collera, lancio un circolo elettrico contro il muro della mia camera. La sfera si infrange sull'intonaco, che si crepa e annerisce, cadendo sul pavimento in briciole polverose.

Devo lavorare sull'autocontrollo.

«Cerca di non bruciare anche me» borbotta Alexandra, alle mie spalle.

Mi volto a guardarla. È stesa sul mio letto, con gli occhi smeraldo immersi nella lettura di un libro di storia e la schiena premuta contro la testiera.

Dopo giorni che evito sia lei che gli altri, è riuscita a beccarmi in palestra, mentre prendevo in prestito i bersagli, e ha insistito per trascorrere il pomeriggio insieme. Mi ha promesso di non fare domande e di non darmi fastidio, indicando il libro che stringeva sotto braccio.

La sua compagnia non mi dispiace. Anzi, ho proprio bisogno di sfogarmi con colei che ormai è diventata la mia migliore amica.

Alexandra intuisce la mia necessità di parlare e chiude il testo, posandolo sul comodino.

«Si può sapere cosa hai, Bree?» indaga, scrutandomi con i suoi grandi occhi. «Sei sparita per tutta la settimana, e non credere che non mi sia accorta dell'assenza di Mason. Sono preoccupata per te.»

Mi siedo sul materasso, davanti ad Alex, sospirando. «Si può smettere di amare una persona? Così dal nulla, intendo» le chiedo di punto in bianco, dando voce ai miei pensieri confusi.

Mi guarda, stranita. «Che?»

«Le persone si giurano amore eterno, e poi finiscono sempre col ferirsi e odiarsi. Non riesco a capire come sia possibile» spiego, stendendomi sul letto.

«La gente fa cose insensate, Bree.» Si stende al mio fianco e i suoi boccoli dorati si mescolano ai miei capelli rossi, creando un contrasto di sfumature e colori. «Tu credi di aver trovato la tua anima gemella, ma poi va tutto a rotoli. Per un motivo o per un altro, c'è sempre qualcosa che va storto.»

«Cerchiamo la felicità e quando la troviamo ci sfugge via» sussurro, fissando il soffitto. «Perché?»

«L'amore è complicato. È come la scala dei colori: passa dal chiaro allo scuro, dalle tonalità vivaci a quelle più cupe. È un continuo susseguirsi di cambiamenti. Ma, nonostante tutte le sfumature impostate, sei tu a scegliere il colore che preferisci.»

Appoggio la testa sulla sua spalla e lei mi accarezza i capelli, piano.

«Ma se l'amore è una scala di colori, perché non siamo noi a scegliere la tonalità della nostra relazione? Perché è il destino a decidere al nostro posto?»

Il Segreto della DinastiaWhere stories live. Discover now