41. Soccombere

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Bridget

Ho imparato a orientarmi nella scuola come se fossi una studentessa che la frequenta da tutta la vita, quando in realtà faccio parte di questo mondo solo da un mese o due.

Tra lezioni e allenamenti, il tempo è passato più velocemente di quanto mi sarei aspettata. È come se fossi tornata alla normalità. Una normalità costituita da un regno magico, un super cattivo e una principessa, con l'unica differenza che non sono stata rinchiusa in una torre altissima e non ho bisogno di essere salvata dal principe azzurro. Nel mio caso, sono una Guerriera arcandida. Mi addestro per lottare.

Una normalità strana, ma ormai è diventata abitudine. Non credevo che sarei mai riuscita a prenderci la mano. Invece, ora, passare le giornate in palestra, a giocare con i poteri, a distruggere Ombre, mi sembra la cosa più comune che ci sia.

Spesso mi capita di pensare a come sarebbe la mia vita se fossi una normale adolescente. Una comune ragazza il cui dilemma principale è mentire ai genitori per imbucarsi a una festa, cosa indossare a un appuntamento, come copiare il compito in classe senza farsi beccare. Le mie coetanee trovano queste cose indispensabili, e anche io ero dello stesso pensiero quando conducevo un'esistenza tranquilla.

Adesso, il problema essenziale della mia vita è in che modo dovrò salvare un mondo magico devastato da un mostro assetato di rivalsa e potere.

Quando entro nella classe della professoressa Collins, percepisco immediatamente che c'è qualcosa che non va. Il direttore dell'Accademia è appoggiato alla cattedra di legno, accanto a Giselle, e i loro sguardi si fiondano su di me non appena entro.

«Buongiorno. Mi stavate aspettando?» domando, avvicinandomi lentamente.

«Sì, Bridget. Oggi affronteremo una lezione diversa dal solito» dichiara la professoressa.

«Di cosa si tratta?» Fronteggio Mark e Giselle.

«Ci abbiamo riflettuto negli ultimi giorni» comincia il signor Smith. «E abbiamo deciso che dobbiamo trovare tuo fratello.»

«M-mio fratello?» ripeto, gli occhi che si spalancano.

«Sì, Bridget. Manca sempre meno al raggiungimento di Arcandida e abbiamo bisogno anche di lui.»

Mio fratello. Ho sempre considerato Matthew, come tale. Invece, non lo è mai stato. Non mi sono mai soffermata più del dovuto su chi potesse essere veramente. Il Principe di Arcandida.

Mio fratello. L'unico che potrebbe capire il mio dolore e accettarlo. L'unico con cui potrei condividere tutto il peso che mi grava addosso.

E se stesse vivendo una vita semplice e tranquilla, nella città in cui forse abita ancora? O magari è già al corrente di tutta la storia. Forse, è lui che sta cercando me.

«Come pensate di fare?» domando loro.

«Tua madre ti ha accennato qualcosa? Ti ha dato qualche indizio, per caso?» mi interroga Giselle.

Ci rifletto su, prima di scuotere la testa, sconsolata. «È sempre stata molto discreta su quest'argomento. Non mi parla mai di lui.»

Mark sospira pesantemente, passando le dita tra i capelli corti. Lui e Giselle si rivolgono un'occhiata preoccupata, dicendosi qualcosa con lo sguardo, e il direttore annuisce con sicurezza.

Mi punta addosso le sue iridi color ghiaccio. «Sarai tu a metterti in contatto con lui.»

Ricambio lo sguardo, stralunata. «Non capisco.»

«Tu e tuo fratello siete connessi mentalmente. Potete comunicare, sfruttando la telepatia, ma prima dovete rompere le barriere che Seth ha innalzato per dividere i vostri pensieri.»

Il Segreto della DinastiaOnde as histórias ganham vida. Descobre agora