«Siamo leggermente in mezzo al nulla o è una mia impressione?» dice Daron, guardandosi intorno con aria perplessa mentre aspettiamo che lo staff ci raggiunga.

«Penso di sì» replico, pensierosa «non vedo grandi e alti palazzi in lontananza, quindi probabilmente siamo nei paraggi di un villaggio. Ma quella che si vede da qui è la pista di F1, il Nürburgring?»

«Sì!» nelle mie orecchie scoppia improvvisamente la voce di Sako, apparso nelle vicinanze. «Il festival Rock am Ring si tiene là. Praticamente il villaggio sussiste ancora grazie a questo posto, mi sa...»

«Nikki!» prima di potermi voltare, due persone mi piombano addosso e mi abbracciano contemporaneamente; subito capisco che si tratta di Paul e Bree. «Tanti auguri!»

«Grazie mille, ragazzi!» rispondo, contenta. Gli altri membri della crew, avendo notato il clamore, si avvicinano a farmi gli auguri anche loro, senza grandi cerimonie e gesti di affetto, e li ringrazio con garbo; il tutto si svolge sotto l'occhio attento ma tranquillo dei ragazzi.

Dopo aver sistemato tutto nelle stanze e aver placato la fame a pranzo, resta un pomeriggio senza molto da fare e i ragazzi si ritirano nelle proprie camere con aria pensierosa, forse intenti a cercare un modo produttivo per passare il tempo.

Appena ritornati in camera, Daron si libera dei vestiti e si stende sul letto senza troppa grazia, per poi assumere una posizione quasi da dormiente, poi mi osserva mentre prendo alcune cose dalla mia valigia e, dopo una rapida rinfrescata, torno in camera con un top e degli shorts di cotone banali, neri e comodi.

«Cosina, non c'è niente che vuoi fare oggi per il tuo compleanno?» domanda lui, senza smettere di osservarmi.

«Non ho nemmeno idea di cosa si possa fare in questa zona, onestamente» rispondo, sedendomi sul letto. «Dovremmo provare a chiedere a Paul, visto come se l'è cavata a Norimberga col giro turistico.»

«Mi sembra una buona idea, potremmo coinvolgere anche gli altri, così non restano soli ad annoiarsi qui. Ma prima...»

Nemmeno il tempo per fare qualsivoglia domanda e mi ritrovo catapultata a gambe all'aria sul letto, stretta fra due braccia, le cui mani iniziano poi a solleticare.

«Daron, no! Che stronzo che sei, mi hai attaccata alle spalle!» annaspo, rido e cerco di liberarmi dalla presa e in qualche modo pure ci riesco; a quel punto inizia una lotta all'ultimo pizzicotto e all'ultima solleticata, che si conclude dopo pochi minuti con me vincitrice che blocco sotto di me il perdente sfruttando il peso.

«Ti ho lasciato vincere perché oggi è il tuo giorno, sappilo» scherza il chitarrista, leggermente ansante.

«Non so se sei più imbroglione per questo o più faccia di bronzo perché stai cercando di giustificare la tua disfatta» fingo di essere offesa, incrociando le braccia e girando la testa. «Sei-»

«Baciami.» La richiesta di Daron, formulata a voce abbastanza alta per interrompermi, ma in tono basso e un poco gutturale, mi coglie alla sprovvista. Torno a guardarlo, noto i suoi occhi languidi, le labbra schiuse, il collo disteso e una generale attitudine arrendevole e il suo stesso languore e desiderio mi pervade. Le sue palpebre si abbassano mentre ancora c'è qualche centimetro di distanza tra i nostri visi e, dopo un lieve tocco ad un angolo della sua bocca, le mie labbra sono contro le sue. Con una mano che quasi in automatico va a poggiarsi sul suo petto completo l'estasi del momento, percependo la calda morbidezza della pelle e il battito cardiaco al di sotto.

«Ora che ci ripenso, a parte le sorprese di ieri non ti ho fatto un regalo vero e proprio» sono le prime parole che Daron tira fuori, una volta finito il bellissimo momento condiviso, proferite in tono basso e con una vena di imbarazzo.

How I feel when I'm around you (System Of A Down)(IT)Onde histórias criam vida. Descubra agora