Dazed

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«Buongiorno...» saluto, arrivando al lavoro di buon'ora.

«Buongiorno Nikki» il proprietario, un certo Derek, è già lì e risponde affabilmente al mio saluto. «Mi sembri un po' sfatta. Stai bene?»

Strano, non pensavo che quest'uomo fosse loquace e persino così interessato ai suoi dipendenti... «Sto benissimo, ho solo avuto una notte un po' difficile» mento, con inusuale disinvoltura.

«Oh, va bene... tra poco si inizia.»

Mi reco un attimo in bagno e osservo il mio riflesso nello specchio: perfetto, nessun segno è visibile, il trucco sta facendo il suo lavoro.

Prepariamoci alla giornata di lavoro...

«Nikki!»

Una voce mi chiama mentre sono nel magazzino a sistemare alcune scatole, ed è di Derek; lascio ciò che sto facendo e mi avvio per tornare nel negozio, quando sento una voce familiare che si affianca a quella del mio datore di lavoro e, prima di comparire nel loro campo visivo, mi blocco.

«Eccoti!» esclama Derek, con un sorriso, quando mi vede «questo ragazzo cerca un paio di cuffie, occupati tu di lui mentre io mi occupo degli altri clienti.»

Quando alzo gli occhi riconosco una persona che non mi aspettavo davvero di vedere... Daron.

«Ehilà bestiolina, come stai?» mi saluta, usando quel soprannome che non riesco a decidere se mi piace oppure no, sorridendo.

«Sto bene, antipatico» rispondo a tono come sempre, mantenendo un leggero broncio.

«Cerco un paio di cuffie con cui sostituire le mie che mi hanno abbandonato di recente... sono qui perché non cerco quelle professionali da studio, ma cerco comunque cuffie di alta qualità.»

«Aspettami qui, torno subito» aggiungo e lo pianto lì, tornando nello stanzone per recuperare alcune scatole che porto lì, davanti a lui, poggiandole sul bancone come se fossero state leggerissime.

«Come sei forzuta» ridacchia.

«Queste sono le cuffie migliori e ovviamente più costose» lo ignoro e gli illustro i modelli che gli ho appena messo sotto gli occhi. «Sono potenti e la qualità del suono è ottima, pulita e bilanciata, non credo ci sia di meglio per ora.»

«Uhm, queste cuffie nere con le decorazioni dorate mi intrigano» commenta il ragazzo, annuendo in segno di approvazione «e queste uguali ma con i dettagli in argento ti donerebbero molto.»

Per un attimo mi immobilizzo e cerco di non avvampare, pur sentendo improvvisamente caldo. «Dunque hai scelto, o devo mostrarti qualcos'altro?» proferisco, combattendo il nodo in gola.

«Mi fido della descrizione che hai dato e quindi sì, ho scelto.»

Una volta imbustato tutto e incassato l'importo porgo a Daron la sua busta e casualmente le nostre mani si toccano e di colpo sento una scarica elettrica lungo il braccio; distolgo lo sguardo dal suo ma, con la coda dell'occhio, riesco a vedere che sta sorridendo, soddisfatto e leggermente malizioso allo stesso tempo.

«Stai bene, cosina?»

«Benissimo, non preoccuparti» replico, quasi scontrosa, consapevole del fatto che il mio corpo stia parlando e rivelando più di quanto io voglia.

Il chitarrista recupera una penna, poi mi prende la mano che giace sul piano di legno e mi scrive qualcosa sul palmo; nel mio cervello è in corso qualcosa di simile ad un terremoto e non so come ma riesco a restare ferma e a non tremare.

«Ecco, così puoi importunare anche me oltre a mamma Shavo» commenta, con un sorriso, poi si volta per uscire. «A presto, bestiolina, e fai attenzione.»

Appena scompare dal mio campo visivo guardo le cifre scritte sul palmo, poi mi puntello con i gomiti sul bancone e respiro lentamente per calmarmi.

Perché Daron mi fa questo dannato effetto?

Non fa altro che sfottermi da quando mi conosce, dovrei ritenerlo soltanto molto irritante ma in realtà è anche piuttosto attraente.

Oh no, non posso permettermi di cadere per una persona del genere. Molto meglio Shavo, a questo punto... almeno le sensazioni che lui mi ha suscitato non mi hanno ridotta ad un relitto come mi è successo con il collega.

Ecco, sto vaneggiando.

Non mi sono trasferita qui per cercare di diventare la fidanzata di qualcuno di famoso, sono qui per condurre la mia vita, lavorare e vivere, non posso farmi prendere già ora da queste cose, viste le mie esperienze passate.

Ma se nel frattempo arrivasse l'amore... non sarei così sicura di volerlo rifiutare.

Mi defilo rapidamente in bagno, chiudendo la porta a chiave; dopo un rapido check-up delle mie condizioni mi affretto a ricopiare sul cellulare il numero scritto sulla mia mano prima che sbiadisca, trovandomi a doverlo riscrivere più di una volta perché le mie mani si sono temporaneamente ammutinate contro di me, poi fisso per qualche secondo il contatto in rubrica, denominato come "Chitarrista antipatico".

«Nikki!»

«Arrivo!» rispondo, dopo essere sobbalzata per lo spavento, e mi affretto ad uscire dal bagno imponendomi di concentrarmi sul lavoro.

Sì, ho i numeri di telefono di due celebrità sul mio cellulare e una delle due è venuta in questo negozio, ma no, non è il momento di pensare a queste cose perché devo lavorare ed evitare possibilmente di fare danni.


How I feel when I'm around you (System Of A Down)(IT)Where stories live. Discover now