A normal Christmas Eve

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«Ma buonasera! Accomodati!» mi accoglie il bassista sulla soglia, con un sorriso a tremila denti.

«Grazie!» sorrido, entrando e portandomi dietro la borsa con la mia roba; il ragazzo fa per prendermela, ma lo fermo. «Grazie per l'offerta ma faccio io, devo mantenermi in allenamento così poi sarà più facile dimagrire dopo le abbuffate tipiche delle feste» declino l'offerta, ridacchiando, poi mi guardo intorno. «Avete sistemato proprio bene la casa, devo dire, è così bella ed accogliente.»

«Merito mio!» un'altra voce familiare, dal volume decisamente alto, giunge dalla cucina.

«Sì, Malakian, proprio tuo! A stento arrivavi a sistemare le decorazioni poco oltre la metà dell'albero!» lo rimbecca Shavo. Sono dei bambini quando interagiscono fra di loro, è certo, ed è anche divertente.

«Odadjian, hai cinque secondi per rimangiarti ciò che hai appena detto e poi il nano malefico verrà a vendicarsi!» la voce del chitarrista sale di un'ottava.

«Vieni pure!»

Dopo pochi attimi Daron compare nel mio campo visivo, con indosso un grembiule con sopra scritto "Fuck the cook"; in due secondi scoppio a ridere.

«Perché ridi?» mi chiede, accigliato, ma non riesco a rispondergli e la mia risata si fa più fragorosa.

«Indovina?» fa Shavo.

«Ride del mio fantastico grembiule, vero?» l'altro finge di mettere il broncio e avvolge le braccia attorno al suo corpo. «Poveri noi, nessuno ci comprende!»

«È che non avevo mai visto una cosa del genere!» mi giustifico, dopo aver ripreso un poco di fiato. «Okay, vado un attimo a portare su nella stanza il mio bagaglio» concludo, dirigendomi verso le scale; mi sto trattenendo a fatica dal ridere di nuovo e credo che Daron l'abbia notato perché mi sta guardando con aria truce.

Dopo aver poggiato la giacca e il bagaglio riscendo in tutta fretta e mi presento in cucina con tanto di maniche arrotolate.

«Allora, cosa c'è da fare? Voglio dare una mano!» esclamo, tutta contenta.

«Cooosa?!» mi si para davanti Serj, anche lui attrezzato di grembiule e con dei guanti. «Gli ospiti non lavorano!»

«Ma io voglio aiutarvi» replico, imbronciata.

Improvvisamente mi sento toccare su un braccio; mi volto e una piccola nuvola di farina viene soffiata sulla mia faccia e starnutisco con forza; appena mi riprendo vedo il nano malefico, alias Daron, ridere come un matto.

«Se ti acchiappo va a finire male!» protesto, pronta ad un inseguimento.

«Oh, la bestiolina mi sta sfidando» mi canzona lui, dondolandosi.

«La bestiolina viene a prenderti!» aggiungo, poi scatto in avanti e il ragazzo trasalisce e inizia a correre; nonostante sia basso è piuttosto rapido. L'inseguimento si estende nel soggiorno, dove lo rincorro e cerco di braccarlo, poi per caso inciampo nel bordo del tappeto e strizzo gli occhi, preparandomi all'impatto, ma invece atterro su qualcosa di morbido... ho praticamente placcato il chitarrista sul pavimento. Avvampo di colpo.

«Beh... per stavolta hai vinto, cosina» ammette Daron, rassegnato, ma non accenna a scrollarsi di dosso il mio peso; per qualche attimo mi fissa con i suoi grandi occhi scuri, poi interrompe il contatto visivo e il suo sguardo si sposta un poco più in basso e arrossisco ancora di più, incapace di parlare o muovermi.

«Daron! Dove ti sei perso?!»

Il vocione tonante di Serj spezza l'atmosfera momentaneamente creatasi e finalmente il mio corpo torna a rispondere ai comandi del cervello, quindi mi sposto e mi rialzo e tendo poi le mani a Daron per aiutarlo.

How I feel when I'm around you (System Of A Down)(IT)Where stories live. Discover now