-Nikki-
Reduci dal viaggio e dal concerto, la voglia di un diversivo piacevole per la giornata di riposo ci ha portati qui alla spiaggia di Santa Monica per un falò, muniti di tutto l'occorrente; quando finalmente il fuoco è grande abbastanza da scaldarci e consentirci di sederci intorno il crepuscolo è ormai inoltrato e la spiaggia è deserta.
«Ci voleva proprio una cosa del genere» sospira Serj, con in mano una bottiglietta d'acqua e lo sguardo fisso sull'orizzonte quasi del tutto indistinguibile.
«Concordo» interviene Shavo, mollemente adagiato su un telo da mare ed intento a godersi un po' di erba scroccata al chitarrista.
«Quando si mangia?» chiede John ad un certo punto, così, senza preavviso.
«Dolmayan, non farai mica un po' schifo visto quanto hai mangiato ultimamente?! Comunque il cibo è a portata di mano, serviti pure.»
Mentre i ragazzi interagiscono fra di loro e si rimbeccano occasionalmente, giusto per tenersi in allenamento, fisso un punto indefinito del cielo e ogni tanto prendo un sorso dalla mia lattina di Sprite con fare quasi meccanico, ma la mia contemplazione si interrompe una volta che mi rendo conto degli sguardi interrogativi di tutti rivolti a me.
«Che succede?» chiedo, smarrita.
«Ci stavamo chiedendo come passare il tempo» comincia Serj «e pensavamo che non sarebbe male fare qualcosa in "vecchio stile" come raccontare una storia. Tu che ne pensi?»
«Sono d'accordissimo» replico, con un gran sorriso.
Ci sistemiamo intorno al falò crepitante, seduti sui teli e con qualche coperta; Shavo e John prendono per sé una birra, Daron si accende una canna e viene ad accoccolarsi con la testa nel mio grembo e io e Serj prendiamo una sigaretta.
«Chi comincia?» chiede Shavo, curioso.
«Proporrei di far iniziare la bestiolina» risponde il chitarrista, muovendosi per potermi guardare anche da steso. «Siete d'accordo con me?»
«Sì!»
Avvampo leggermente quando gli sguardi dei ragazzi si puntano su di me, carichi di aspettativa.
«Beh, cosa volete che io racconti?» temporeggio, alla ricerca di un qualche argomento. «Potrei narrare, che so, qualche aneddoto divertente, qualche storia che ho letto...»
«Potresti narrarci della tua vita. Della tua infanzia, della tua strada fin qui a Los Angeles, di ciò che ti piace. Sappiamo qualcosa per via delle varie conversazioni avute finora, ma non abbiamo mai avuto il coraggio di indagare sul tuo passato. Ovviamente se non te la senti possiamo lasciar perdere, nessun obbligo» proferisce Serj, con tono di voce basso e gentile.
«Mi fido abbastanza da sapere di potermi aprire con voi senza timore di giudizio o ripercussioni negative e credo che questo sia il momento giusto, quindi non mi tirerò indietro.» Mi schiarisco la gola dopo aver preso un tiro dalla mia sigaretta e raddrizzo la schiena, preparandomi al racconto.
«Ebbene, ragazzi, ora vi narrerò di me, senza alcun filtro, davanti a questo falò. Non è una storia degna di un film o di un libro né particolarmente felice, vogliate scusarmi se talvolta sarà troppo tediosa o triste per voi. Ricorderete che compirò ventiquattro anni il 18 maggio e che sono nativa dello Utah. Sono nata precisamente a Cedar City, città in cui ho abitato fino alla fine del liceo. La mia famiglia è cristiana, di confessione battista, ma soltanto i miei genitori e alcuni nonni e zii erano bigotti e persino simpatizzanti della Westboro Baptist Church, per cui potrete immaginare l'ambiente in cui sono cresciuta e ho vissuto, un ambiente gretto e arretrato. Il mio parente preferito era lo zio Augustus, un fratello di mio padre, un uomo di mente molto più aperta, colto e amante di musica rock, grazie a lui mi sono interessata a generi musicali che esulavano dalla musica sacra o classica ed è a lui che devo moltissimi insegnamenti di vita. Purtroppo un tumore maligno e aggressivo lo portò alla morte quando avevo quattordici anni e così persi l'unica persona che fosse davvero stata per me come un genitore e che avesse il coraggio di difendermi apertamente davanti a chi mi bersagliava di giudizi e critiche spesso infondati e solo mirati a ferire... non credo di aver mai davvero elaborato completamente questo lutto, neanche mio padre probabilmente l'ha fatto, ma quello è un altro discorso. Ho avuto qualche amico lì a Cedar City, ma la mia amica Georgia è l'unica a essere rimasta in maniera continuata durante gli anni, anche dopo il suo primo trasferimento in Texas e il suo definitivo spostamento in California di alcuni anni più tardi, a dispetto della distanza, degli impegni e persino delle restrizioni... molti altri sono semplicemente spariti, e forse è meglio così.»
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How I feel when I'm around you (System Of A Down)(IT)
FanfictionNei primi anni del ventunesimo secolo le strade di una famosa band e di una ragazza solitaria in fuga dal passato si incrociano casualmente; nasce un legame e un combattuto sentimento.
