-Nikki-
Riemergo dall'incoscienza del sonno udendo rumori di imprecisata natura e origine; una volta riaperti gli occhi metto a fuoco le prime lame di luce che penetrano dalla finestra e finalmente identifico i suoni: il chitarrista-nano malefico sta molestando i suoi colleghi insistendo perché si alzino, proprio come un bambino che la mattina di Natale butta i genitori giù dal letto presto perché non ce la fa più a stare a letto e vuole aprire i regali.
«Dio santo, Daron, sono le sette e trenta del mattino!» odo la protesta di John.
«Malakian, se non torni a letto entro due secondi ti faccio a fettine!» tuona Serj.
«Ma è Natale e io non ho più sonno e voglio che ci siate anche voi per aprire i regali!» si lamenta il chitarrista, con una vocina da bimbo frignone.
«Natale o no, è ancora presto!»
Mi alzo e mi affaccio sulla soglia, mettendo a fuoco prima la sagoma del ragazzo e poi il suo faccino che mi fa tenerezza e mi viene un'idea.
«Se vuoi compagnia finché gli altri non si alzano io sono sveglia, ti va?» gli propongo, calma.
Lui si volta, alquanto stupito, poi annuisce.
«Vieni qui allora.»
Lo vedo venire verso di me con passo lievemente esitante e apro di più la porta per lasciarlo passare, prima di richiuderla.
«Che ci fai già in piedi?» gli domando, tornando a sedermi sul letto. Sono struccata e indosso un banale pigiama composto da pantaloni di tuta grigi e una t-shirt nera, spero di non essere spaventosa a vedersi, anche se credo fossi messa peggio quando ero sporca e ferita.
«Mi sono svegliato e non riuscivo più a riaddormentarmi» confessa, con aria innocente, sedendosi su un bordo del materasso.
«Mi sei sembrato proprio come quei bambini che a Natale, a prima mattina, saltano sul letto dei genitori per svegliarli così si va tutti a vedere i regali, sai?» commento e poi rido, fermandomi quando lo vedo storcere un poco il muso in una smorfia buffa.
«Grazie del complimento, eh» mugugna, un poco imbronciato.
«Su, non essere permaloso» gli tiro un cuscino con fare scherzoso e lo centro proprio in testa, e lui non perde tempo e me lo rilancia, divertito.
«Niente lotte con i cuscini, troppo rumore, Serj fa a fettine pure me oltre che te» dichiaro, scuotendo la testa.
«Uuuff.»
Cala il silenzio e, in quel preciso momento, vengo come fulminata dalla consapevolezza di una cosa.
Il ragazzo è in mutande e indossa solo una t-shirt viola e l'ho notato solo ora.
Ed è nella mia stessa stanza, sul mio letto.
Sento le guance farsi bollenti e nel tentativo di nascondere il mio viso mi volto e chino la testa.
«Credo sia inutile che tu ti nasconda, me ne sono accorto che sei imbarazzata dal mio abbigliamento.»
La sua voce mi giunge alle orecchie, venata di divertimento, e ha solo l'effetto di farmi arrossire di più.
«Non voglio sembrare una bambina candida e ingenua, è che cose del genere mi stanno accadendo solo ora e mi imbarazzano un po'» mi giustifico, sollevando lo sguardo per incontrare il suo.
Ride sottovoce, una risata comica che mi strappa un sorriso. «Sono pur sempre un mascalzone che turba fanciulle innocenti, ricordalo.»
Nonostante il mio proposito di rimanere quieta gli lancio di nuovo un cuscino, stavolta uno più grosso, che arriva di nuovo a segno sulla sua faccia.
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How I feel when I'm around you (System Of A Down)(IT)
FanfictionNei primi anni del ventunesimo secolo le strade di una famosa band e di una ragazza solitaria in fuga dal passato si incrociano casualmente; nasce un legame e un combattuto sentimento.
