Capitolo 21 (terza parte)

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2 capitolo della giornata a SORPRAIIIIIS
(e sì, lo so che non si scrive così ma che si scrive "surprise" 😌😌)
Oggi sono brava e vi regalo anche quest'altro ammasso di parole😁
Magari mi odiate di meno per quando sparisco nel nulla🙈🙈🙈
Siamo arrivate ad una strada particolare, dove nei prossimi 2 capitoli si capiranno tante cose.
Finalmente ci sarà un quadro completo per quanto riguarda il presente e il passato, e spero alla fine di non deludere nessuna di voi. Detto questo, vi abbandono e vado a fare la mamma... Mio figlio mi reclama per l'ennesima rivincita a monopoli😫😅✌
Un bacio a tutte voi, signorine belle😘😘😘

Immersa nella notte sento il cigolio della porta distinguersi nel silenzio lentamente; non mi sono resa conto del momento in cui mi si sono chiusi gli occhi e mi sono abbandonata al sonno con ancora i jeans addosso, e trattenendo il respiro resto ferma a stringere le coperte su cui mi sono addormentata senza nemmeno mettermici sotto. Ci siamo solo io e mia nonna in casa e so per certo che lei questa delicatezza di aprire la porta con tutta questa calma proprio non ce l'ha; di solito spalanca tutto urlando a squarciagola perché si diverte a farmi morire di crepacuore.

Dura un attimo lo stato di paura che ho sentito, e si evolve in confusione quando la figura massiccia di Mayson entra chiudendoci entrambi nella mia stanza.

«Questa porta è da cambiare» lo sento lagnarsi mentre guardo l'orologio appeso accanto alla scrivania. Segna le quattro e sette di mattina, ma sono talmente impallata di testa che nemmeno mi ci impegno a fare i calcoli di che ora sia davvero dato che quello va quarantaquattro minuti avanti.

«Che ci fai qui?» sussurro, e solo poi realizzo davvero la situazione. «Come hai fatto ad entrare?» Sarò stata anche nevrotica quando sono tornata a casa, ma mi ricordo perfettamente di averla chiusa a chiave la porta.

Senza rispondere alle mie domande si guarda intorno; sposta l'attenzione dall'armadio con un anta ancora aperta alla scrivania ricoperta di vestiti lanciati disordinatamente lì sopra prima di uscire. Con la mano accarezza piano il bordo del legno vagando per il resto della camera sulle foto appese fino a finire alle due mani rosse colorate sul muro.

Il profilo che mi sta mostrando è quello intatto, non quello segnato dalla cicatrice e dal nuovo taglio che si è guadagnato stasera, e tutto quello che riesco a pensare, nonostante io sia incazzata a morte con lui a causa dei suoi immaturi comportamenti, è che vorrei che si girasse e che si mostrasse a me per intero. In tutta la sua parte bella e quella sfigurata, in tutto il suo essere maturo quanto altrettanto idiota, avventato e testardo.

Ma non lo fa.

Continua a starsene in piedi ad osservare quelle mani tenendo la testa lievemente piegata di lato, e io me ne resto seduta sul letto, con le gambe tirate fino al petto, a chiedermi come andrà a finire questa serata che ormai credevo già essere arrivata al termine.

«Una è mia e una è di Callie» gli spiego, dato il fatto che la sua totale attenzione è ancora dedicata a quella macchia rossa che spezza il bianco del muro.

«Ha una mano grande Callie. Non me ne ero mai accorto.»

Finalmente si volta, raggiungendo il bordo del letto e mettendosi seduto. Dall'angolazione in cui si è messo adesso ho davanti solo la parte del viso sfregiata e quasi quasi mi ricredo sul pensiero che ho avuto poco fa: vedere i segni di quello che gli hanno inflitto, nonostante sia lui a cercarselo, mi fa male anche se non lo dico.

«Non me lo ricordo il giorno in cui l'abbiamo fatto perché eravamo sbronze. Sicuramente si è mossa mentre lasciava l'impronta.»

Abbassando la testa abbozza un sorriso storto, quasi esasperato forse a causa della stanchezza, poi sussurra: «Già, sicuramente

I Ricordi che ho di teWhere stories live. Discover now