Capitolo 16 (seconda parte)

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I bicchieri passano sul tavolo a ripetizione: arrivano, si riempiono, si svuotano e vengono sostituiti con altri puliti. La musica continua a suonare imperterrita senza il minimo accenno ad interruzioni, e la temperatura si è fatta talmente calda che mi sento ribollire la pelle anche se ho buttato via il giacchetto da quasi un'ora.

Ho cercato aiuto nelle donne per trovare qualcuno che avesse un laccetto da prestarmi per potermi legare i capelli, ma Callie non si è portata la borsa e Tania mi ha liquidata prima ancora di rispondere.

In questi casi mi rendo conto di quanto siano furbe le ragazze che vanno dal parrucchiere e si fanno tagliare tutto all'altezza del collo: se avessi il coraggio di farlo scommetto che non dovrei più soffrire il caldo in questo modo.

L'ennesima bottiglia entra nel mio campo visivo; questa volta non è un ragazzo a portarcela al tavolo ma una ragazza dai capelli biondi e un paio di pantaloncini di jeans talmente striminziti che quasi riesco a vedere il colore del perizoma che porta. Viene accolta da fischi e da commenti d'apprezzamento, e glielo leggo in faccia che ci gode a sentirsi dire queste cose. Quando si piega per appoggiare il tutto sul tavolo lo fa con lentezza spingendo il culo in fuori, e a quel movimento le teste dei ragazzi si tirano avanti per osservare meglio.

Non lo so cos'è che il mondo abbia contro di me: di tanti ragazzi che ci sono la sua attenzione cade proprio su l'unico che vorrei non degnasse nemmeno di uno sguardo. Sarà il Karma bastardo, o la sfiga di cui sono tanto amica, ma nel giro di un attimo si abbassa piegando le gambe e inizia ad osservare attentamente le mani di Mayson dopo averle prese tra le sue.

Quelle stesse mani che ho medicato io stessa, maledizione, e me lo sento nello stomaco il getto di nervoso che vuole scoppiare. Non riesco a capire cosa si stiano dicendo dal punto in cui sono seduta ma vedo lei sorridere con strafottenza quando gli risponde, e alzare cinque dita mentre si alza per sparire da dov'è arrivata.

Ed è quando capisco cosa stavano a significare quelle cinque dita che la stupidità prende totalmente il sopravvento, perché sono passati cinque minuti esatti e lei è di nuovo davanti a Mayson senza quella squallida divisa da lavoro.

E se lo sta trascinando dritto al bancone.

Non sono mai stata un genio a capire la schematica della mente umana, e credo che in pochi possano definirsi tali su questo argomento, ma credo anche che nella mente di ogni essere vivente ci sia una specie tasto, o pulsante, o sensore sensibile che scatta quando meno te lo aspetti. Un meccanismo che per motivi diversi si attiva inaspettatamente, istintivamente, senza pietà e senza che sia tu a deciderlo. Perché l'istinto, buono o cattivo che sia, non lo comandi proprio come non comandi tante altre parti del tuo corpo.

E lo so cos'è che ha fatto scattare il mio adesso, anche se preferirei farmi tagliare la lingua piuttosto che dirlo ad alta voce.

Ma non lo comando.

Non lo fermo.

Anzi, lo assecondo senza il minimo riservo, perché il modo in cui mi ha guardata mentre mi passava accanto aveva il sapore della sfida, e io non ci resto ferma e immobile a lasciarmi schiacciare da lui.

«Balliamo?»

Mi alzo e tendo la mano a Ricky, che con gli occhi annebbiati e l'espressione di chi ha davvero bevuto troppo se ne sta stravaccato accanto a me. Non aspetto la sua risposta, né che la lentezza dei suoi movimenti limitati dall'alcol mi diano corda. Proprio come ha fatto quella stronza con Mayson, mi aggrappo al suo braccio e me lo trascino dietro.

Siamo abituati a crescere con l'immagine standard delle favole; si aspetta un principe che venga a salvarci dal cattivo, che ci stringa tra le braccia e che ci porti -magari in un giorno non troppo lontano- all'altare. Poi cresci davvero però, e capisci che questo mondo non è adiacente alle favole, che non esistono principi perfetti e che nessuno ti può salvare a parte te stesso. La perfezione non ha vita lunga nell'essere umano, perché i sentimenti e le emozioni hanno ripercussioni che ci remano contro alla perfezione, e capisci che in fondo quello che cerchi non ha nulla a che fare con un principe perfetto, che tu, quel cazzo di principe perfetto, non lo vuoi affatto.

I Ricordi che ho di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora