Capitolo 17 (seconda parte)

7.1K 357 57
                                    

Il ristorante che ha scelto mia madre per andare a mangiare è una classica pizzeria con l'insegna italiana. Tra tutte quelle che ci sono qui intorno è quella più minuta e nascosta, e se non fosse per le grandi vetrate che fanno angolo e mostrano i tavolini pieni di gente all'interno nemmeno te ne accorgeresti che si tratta di un ristorante. Abbiamo tutti camminato dritto su questa strada, ma lei ha alzato il dito puntandolo lì e con gli occhi che le luccicavano ha praticamente trascinato mio padre di peso. Il che non è una cosa così facile dato che lui è praticamente il doppio di lei. Non ha neanche provato a ribattere, ha soltanto sospirato alzando gli occhi al cielo e si è lasciato portare via dal quel tornado di sua moglie. Forse ormai la conosce così bene da sapere già in partenza che sarebbe stata solo una perdita di tempo mettersi ad obbiettare contro il capo. E sì, la chiamo così mia madre perché tanto è la fine che fanno tutti quanti. L'uomo protegge la donna, le fa da scudo, si spacca la schiena a lavoro per portare a casa quello che serve per tirare avanti, e crede di avere possesso dello scettro del capo.

Be, queste sono tutte stronzate, perché poi ti rendi conto che anche se hai le palle non sei tu a comandare. Basta uno sguardo, un semplice movimento storto delle labbra della tua donna e già senti le spalle addrizzarsi sotto la tensione che emanano i suoi occhi. E allora accetti, accetti tutto, non perché ti manca la spina dorsale ma solo per il semplice fatto che adori il modo in cui ti senti quando la vedi sorridere contenta e soddisfatta. Ti completa la donna, quando è quella giusta, e pur di non mettere niente a repentaglio saresti disposto a fare qualsiasi cosa.

Ancora non l'ho provata questa sensazione ma sono anni che studio i comportamenti dei miei, e questo è quanto ho capito da tutte le espressioni felici di mio padre.

Se lei ti completa lasciati sopraffare, lasciati trasportare e indirizzare ad ogni via che ti indica, perché la donna non guarda con gli occhi ma con l'anima, e le scelte che prende la maggior parte delle volte sono sempre le scelte più azzeccate.

Ma oggi mia madre ha sbagliato qualcosa nella scelta che ha fatto.

Quando entriamo l'aria profuma di pizza cotta sulla legna e non del solito odore di fritto che mi impregna i vestiti da Phill; ai piccoli tavolini rotondi in legno scuro la gente è intenta ad assaporare qualsiasi cosa gli abbia portato il cameriere, e non si sente che un lieve chiacchiericcio offuscato dai tavoli che invece non sono stati ancora serviti. Le tovaglie, con i colori della bandiera italiana, risultano scure agli occhi a causa delle basse luci che mandano i lampadari in stile industriale, ma devo ammettere che non è una cosa malvagia. Più che un ristorante dà il senso di una piccola baita in montagna, adeguata a ricevere massimo una trentina di persone. È calda, accomodante, e in un primo momento penso che mia madre non abbia mai scelto posto migliore per terminare una giornata estenuante come questa, ma poi percorro i tavoli, i visi che animano il posto, e lo sguardo si sofferma ad un angolino appartato e più scuro del resto della sala.

Ed è in questo esatto momento che capisco che oggi mia madre ha sbagliato a scegliere.

L'uomo robusto seduto a destra ha lo sguardo minaccioso anche osservandolo di profilo, ma non è lui a rubarmi l'attenzione quanto chi gli sta seduto davanti.

Gesticola tranquillamente con le maniche della camicia bianca e inamidata arrotolate con cura, e ad ogni movimento della testa il codino nero gli si muove di conseguenza. L'ho visto soltanto una volta e mi è bastata per inquadrare la sua faccia alla perfezione e per sapere che lui, come Moses, deve restare lontano dalla mia vita quotidiana. Il problema è che non avevo la minima idea di trovarlo proprio qui, in questa città, e in questo dannato ristorante.

Il cameriere si avvicina a noi, e anche se cerca di camuffare bene la lingua si capisce a primo impatto che le sue origini sono italiane e non di qui. Di tutte le parole che ha detto ho ascoltato solo il suo cordiale buonasera, poi la mia attenzione è tornata a quel tavolo.

I Ricordi che ho di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora