CAPITOLO 37

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La luce di prima mattina mi fa aprire gli occhi.

< Ma Buongiorno tesoro > dice mia madre < dormito bene? >

< Mhh...> cerco di sollevarmi. Mia madre questa mattina indossa dei pantaloncini in jeans che gli arrivano al ginocchio "orribili" una canotta rosa, delle scarpe da ginnastica bianche e per finire ha raccolto i suoi capelli ricci in una coda molto alta.

< Diciamo...sono un po scomoda....>

< Ti abituerai > dice lei

< Per quanto tempo ancora? > le domando non staccandogli gli occhi di dosso

< Cosa? > mi osserva

< Per quanto tempo ancora dovrò farci l'abitudine, per quanto tempo ancora dovrò restare qui? > in tono rassegnato.

< Non lo so, non molto però...stanne certa, certo ci sono ancora delle... > smetto di ascoltarla nel momento in cui i miei occhi si posano su una figura che passa davanti alla porta aperta.

< Ivan! > urlo di sopprassalto cercando di scendere istintivamente dal letto, ma fallendo cado bruscamente a terra, pochi secondi dopo sono circondata da medici che mi sollevano rimettendomi sul letto.

< Ma che ti è successo? > urla mia madre.

< Io...> fisso la porta aperta < c'era Ivan lì >

< Tesoro, sei ancora debole non puoi pretendere di saper camminare senza usare la testa! > dice mia madre più come un rimprovero.

< Mamma...io ho visto...> mi tocco le gambe che mi fanno male < maledizione! >

< Ti fanno male? > me le accarezza, annuisco

< Tesoro non c'è nessuno, ti sarai confusa magari era un ragazzo che si è affacciato e che ha sbagiato stanza > rivolge lo sguardo alla porta.

"eppure sembrava lui...con quei suoi capelli scombinati e quei suoi occhi verdi..."

< Dottore potrà vederlo? Oggi si è addirittura catapultata credendo di averlo visto passare > sento dire da mia madre dietro la porta socchiusa.

< Non lo so vede...è legato all'incidente, potrebbe suscitare in lei sensazioni poco piacevoli...proprio come quella sera > dice Felton.

Il battito del mio cuore accellera, "Ivan è legato all'incidente? Cosa vuol dire" respiro piano quasi per paura che possano sentirmi.

< Quindi secondo lei è meglio tenerlo lontano? > domanda mia madre

< Certo non per sempre...ci penso e le farò sapere >

< D'accordo grazie dottore > immagino la stretta di mano e Felton che si volta per andarsene. Si apre la porta e chiudo gli occhi d' istinto. Sento i passi di mia madre avvicinarsi, con la sua mano calda mi accarezza il viso spostandomi qualche ciocca di capelli dal volto, riesco ad immaginarmi il suo sorriso sincero < ti voglio bene > mi bacia la fronte per poi uscire e chiudere la porta alle sue spalle.

< Anche io,mamma > sussurro.

Ho gli occhi pesanti, devo essermi addormentata per quasi tutto il pomeriggio. Li apro e osservo l'orologio nero fissato al muro davanti a me, le sei di sera "caspita".

Solo dopo aver girato la testa mi accorgo di una figura nella stanza. E' seduto sulla sedia bianca alla mia sinistra, gomiti poggiati alle ginocchia e gli occhi fissi sui miei.

< Ivan...> sussulto appena lo vedo, cerco di mettermi seduta sul lettino,le lacrime mi scendono involontariamente e il mio cuore sembra essere impazzito.

Mi osserva senza muoversi,senza dire una parola, vorrei potermi alzare e buttargli le braccia al collo.

< Ciao Recel > sono le parole che escono da quella voce così profonda. Scuoto la testa, sorrido e piango allo stesso tempo.

< Non ci posso credere...> sussurro.

Passano secondi e poi minuti in cui nessuno dei due dice niente, sembra quasi che non ci conosciamo"forse è proprio così" penso.

< Come stai? > mi domanda

< Come mai non sei più venuto a trovarmi? Ho chiesto di te, sempre...e sempre tutti fanno finta di niente...perché? > mi gurda con espressione accigliata e interrogativa. < Scusa io....vedi io...> mi porto le mani sul viso. "lui non mi parla da tre anni e io non ricordo nulla di lui prima del coma...chi sono io per lui? Forse non sono mai stata nulla, Come posso pretendere di conoscerlo....."

< Tranquilla...> non mi stacca gli occhi di dosso.

< Ascolta, io non so se te lo hanno detto ma...> dico in modo poco chiaro

< Si, lo so...della storia immaginaria di noi due > quellle parole mi provocano un tuffo al cuore.

< Bene...> rimango a fissare il pavimento

<Io... ti conosco? Non mi ricordo niente a parte quello che mi sono "immaginata" > alzo gli occhi al cielo.

< Non posso dirtelo > dice in tono freddo

< Come sarebbe a dire? > mi agito

< Il tuo psicologo, prima di venire qua,mi ha detto che non posso dirti nulla >

< Allora perchè farti venire qua, senza una spiegazione? > alzo il tono della voce

< Perchè mi volevi. So' che hai chiesto di me parecchie volte...> in tono tranquillo

< Si ma io! > urlo < non ti conosco più...> sussurro mentre mi scende una lacrima. Distoglie lo sguardo, da me al pavimento, si passa una mano tra I capelli e appoggia la schiena sulla sedia.

< Mi fa male vederti...> dico tra le lacrime.

< Lo so...>

< Ti prego allora, dimmi...cosa eravamo noi, prima di tutto questo... > farfuglio con le mani indicando il posto in cui mi trovo.

Mi guarda.

<Non è semplice nemmeno per me, credimi...Mi sei mancata tanto!> appoggia la sua mano sulla mia, ha gli occhi lucidi e d' improvviso si alza dirigendosi velocemente verso la porta, afferra la maniglia e senza voltarsi con voce rauca pronuncia: < Ciao Recel, a presto...> e chiude la porta alle sue spalle.

MI RIMANI IN MENTE (Completa)Where stories live. Discover now