La luce di prima mattina mi fa aprire gli occhi.
< Ma Buongiorno tesoro > dice mia madre < dormito bene? >
< Mhh...> cerco di sollevarmi. Mia madre questa mattina indossa dei pantaloncini in jeans che gli arrivano al ginocchio "orribili" una canotta rosa, delle scarpe da ginnastica bianche e per finire ha raccolto i suoi capelli ricci in una coda molto alta.
< Diciamo...sono un po scomoda....>
< Ti abituerai > dice lei
< Per quanto tempo ancora? > le domando non staccandogli gli occhi di dosso
< Cosa? > mi osserva
< Per quanto tempo ancora dovrò farci l'abitudine, per quanto tempo ancora dovrò restare qui? > in tono rassegnato.
< Non lo so, non molto però...stanne certa, certo ci sono ancora delle... > smetto di ascoltarla nel momento in cui i miei occhi si posano su una figura che passa davanti alla porta aperta.
< Ivan! > urlo di sopprassalto cercando di scendere istintivamente dal letto, ma fallendo cado bruscamente a terra, pochi secondi dopo sono circondata da medici che mi sollevano rimettendomi sul letto.
< Ma che ti è successo? > urla mia madre.
< Io...> fisso la porta aperta < c'era Ivan lì >
< Tesoro, sei ancora debole non puoi pretendere di saper camminare senza usare la testa! > dice mia madre più come un rimprovero.
< Mamma...io ho visto...> mi tocco le gambe che mi fanno male < maledizione! >
< Ti fanno male? > me le accarezza, annuisco
< Tesoro non c'è nessuno, ti sarai confusa magari era un ragazzo che si è affacciato e che ha sbagiato stanza > rivolge lo sguardo alla porta.
"eppure sembrava lui...con quei suoi capelli scombinati e quei suoi occhi verdi..."
< Dottore potrà vederlo? Oggi si è addirittura catapultata credendo di averlo visto passare > sento dire da mia madre dietro la porta socchiusa.
< Non lo so vede...è legato all'incidente, potrebbe suscitare in lei sensazioni poco piacevoli...proprio come quella sera > dice Felton.
Il battito del mio cuore accellera, "Ivan è legato all'incidente? Cosa vuol dire" respiro piano quasi per paura che possano sentirmi.
< Quindi secondo lei è meglio tenerlo lontano? > domanda mia madre
< Certo non per sempre...ci penso e le farò sapere >
< D'accordo grazie dottore > immagino la stretta di mano e Felton che si volta per andarsene. Si apre la porta e chiudo gli occhi d' istinto. Sento i passi di mia madre avvicinarsi, con la sua mano calda mi accarezza il viso spostandomi qualche ciocca di capelli dal volto, riesco ad immaginarmi il suo sorriso sincero < ti voglio bene > mi bacia la fronte per poi uscire e chiudere la porta alle sue spalle.
< Anche io,mamma > sussurro.
Ho gli occhi pesanti, devo essermi addormentata per quasi tutto il pomeriggio. Li apro e osservo l'orologio nero fissato al muro davanti a me, le sei di sera "caspita".
Solo dopo aver girato la testa mi accorgo di una figura nella stanza. E' seduto sulla sedia bianca alla mia sinistra, gomiti poggiati alle ginocchia e gli occhi fissi sui miei.
< Ivan...> sussulto appena lo vedo, cerco di mettermi seduta sul lettino,le lacrime mi scendono involontariamente e il mio cuore sembra essere impazzito.
Mi osserva senza muoversi,senza dire una parola, vorrei potermi alzare e buttargli le braccia al collo.
< Ciao Recel > sono le parole che escono da quella voce così profonda. Scuoto la testa, sorrido e piango allo stesso tempo.
< Non ci posso credere...> sussurro.
Passano secondi e poi minuti in cui nessuno dei due dice niente, sembra quasi che non ci conosciamo"forse è proprio così" penso.
< Come stai? > mi domanda
< Come mai non sei più venuto a trovarmi? Ho chiesto di te, sempre...e sempre tutti fanno finta di niente...perché? > mi gurda con espressione accigliata e interrogativa. < Scusa io....vedi io...> mi porto le mani sul viso. "lui non mi parla da tre anni e io non ricordo nulla di lui prima del coma...chi sono io per lui? Forse non sono mai stata nulla, Come posso pretendere di conoscerlo....."
< Tranquilla...> non mi stacca gli occhi di dosso.
< Ascolta, io non so se te lo hanno detto ma...> dico in modo poco chiaro
< Si, lo so...della storia immaginaria di noi due > quellle parole mi provocano un tuffo al cuore.
< Bene...> rimango a fissare il pavimento
<Io... ti conosco? Non mi ricordo niente a parte quello che mi sono "immaginata" > alzo gli occhi al cielo.
< Non posso dirtelo > dice in tono freddo
< Come sarebbe a dire? > mi agito
< Il tuo psicologo, prima di venire qua,mi ha detto che non posso dirti nulla >
< Allora perchè farti venire qua, senza una spiegazione? > alzo il tono della voce
< Perchè mi volevi. So' che hai chiesto di me parecchie volte...> in tono tranquillo
< Si ma io! > urlo < non ti conosco più...> sussurro mentre mi scende una lacrima. Distoglie lo sguardo, da me al pavimento, si passa una mano tra I capelli e appoggia la schiena sulla sedia.
< Mi fa male vederti...> dico tra le lacrime.
< Lo so...>
< Ti prego allora, dimmi...cosa eravamo noi, prima di tutto questo... > farfuglio con le mani indicando il posto in cui mi trovo.
Mi guarda.
<Non è semplice nemmeno per me, credimi...Mi sei mancata tanto!> appoggia la sua mano sulla mia, ha gli occhi lucidi e d' improvviso si alza dirigendosi velocemente verso la porta, afferra la maniglia e senza voltarsi con voce rauca pronuncia: < Ciao Recel, a presto...> e chiude la porta alle sue spalle.
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MI RIMANI IN MENTE (Completa)
ChickLit~Niente è come sembra~ Recel Person ha diciasette anni, vive a Milano e frequenta il quarto anno di scuola superiore. A fianco alla sua migliore amica Alice la sua vita è apparentemente normale, ma sarà destinata a cambiare dopo l'arrivo di Ivan. Le...