Capitolo 18 (Prima parte)

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Ho messo sotto sopra la mia camera, ho rovistato tra i vestiti, nella biancheria, nelle scatole dei ricordi che tengo sotto il letto. Ho quasi fuso il motore del computer per entrare nei social in cui sono iscritta e spulciare i post o le foto che ho pubblicato anni fa.

Ma niente. La risposta che cerco non l'ho trovata da nessuna parte.

Ecco perché sono venuta qui.

Con i postumi della sbornia, la testa che mi scoppia e l'ennesimo rifiuto sulle spalle, ho accettato l'invito a pranzo di mia madre solo per avere la scusa di mettere a soqquadro la mia vecchia stanza. Perché anche se tutto è oscurato, io me lo sento che c'è qualcosa di importante che mi sono persa per la strada del mio cammino.

Eppure l'incertezza inizia a farsi spazio nelle certezze. Ho guardato in qualsiasi posto che poteva avere a che fare con me e la mia vita e non ho trovato niente che avesse un significato nascosto o qualsiasi cosa che mi facesse mettere tutto in discussione.

Battute idiote sui social, foto singole o in compagnia degli amici di sempre. Praticamente è tutto come all'inizio, quando ho controllato per la prima volta.

Perché sì, prima di oggi l'ho già fatto un salto nel passato alla ricerca di risposte, solo che anche allora non ho trovato niente di niente.

La porta della camera si apre lentamente e la testa di mia madre fa capolino in completo silenzio. Ha i capelli legati in una crocchia disordinata e le guance arrossate, forse per tutto il caldo ed il vapore che sta assorbendo chiusa nella cucina. Mi sorride, poi si rende conto della roba che ho tolto dal cassetto e che giace a terra, accanto alle mie gambe incrociate.

«Posso aiutarti?» mi chiede entrando. «Magari se mi dici cosa stai cercando posso darti una mano a trovarlo.»

Ha il viso rilassato, il sorriso sincero, eppure questa sua espressione non mi aiuta a liberarmi e alla fine alzo le spalle con una smorfia. «Non sto cercando niente in particolare» mento. «Davo solo un'occhiata alla mia vecchia roba.»

Non è che sia del tutto una bugia, in realtà non lo so nemmeno io cos'è che sto cercando di preciso. Quello che so, però, è che non voglio condividerlo con lei.

«Se ti manca la tua vecchia roba puoi sempre tornare qui, no? Te l'ho già detto che vorrei che tornassi a stare da noi.»

Sviando la sua domanda, mi volto completamente verso di lei.

«Cos'è successo tra voi e i Cole?»

L'aria sembra raffreddarsi di colpo non appena nomino il loro nome. Lo vedo chiaramente il cambiamento nel suo viso; le labbra smettono di sorridere, gli occhi che speravano in una risposta positiva da parte mia diventano attenti e seri, e tutto di lei sembra irrigidirsi mentre mi risponde che non era di questo che stavamo parlando. Ma a me non interessano gli altri discorsi, a me interessa sapere cosa c'è dietro.

«Non sono brave persone, Emory.»

«Questo lo dici tu» ribatto seccamente. «Non li conosci come li conosco io.» Ed è vero quello che dico. Non si sono mai aperti con loro, non hanno mai provato ad andarci d'accordo o a dargli davvero un'opportunità. Non hanno mai visto quanto unita sia quella famiglia né quanto rispetto abbiano l'uno dell'altro. Non esiste una base solida per il giudizio che gli sta dando e la cosa mi manda sui nervi.

«Mayson ha detto che quelli non erano i patti. Voglio sapere di cosa parlava, mamma.»

Indurisco lo sguardo mentre lei si alza dal mio letto con la mia stessa espressione. Per un attimo, i nostri visi si danno battaglia mentre si affrontano in completo silenzio, fino a che lei non interrompe tutto dandomi le spalle e raggiungendo la porta.

I Ricordi che ho di teWhere stories live. Discover now