Capitolo 17 (seconda parte)

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L'agitazione mi assale, e non riuscendo a mantenere la calma prendo Emory per un braccio e la tiro quasi dietro di me.

«Siamo in sette.» Mia madre da disposizioni al cameriere rivolgendogli un sorriso perfetto, e mio padre la guarda fermo restandogli accanto, mentre sembra provare solo adorazione per la donna che gli sta stringendo la mano.

Un quadretto perfetto, se non fosse per il fatto che sto per rovinare il sorriso a tutti quanti.

«Cinque» correggo mia madre. «Sono solo in cinque. Io e lei dobbiamo tornare a Cleveland.»

Gli occhi di tutti mi guardano con confusione, l'espressione timida e incerta del ragazzo con la divisa mi fa capire che si sta trovando in difficoltà dopo la mia affermazione, e lo capisco bene come si sente perché anche io mi trovo in seria difficoltà in questo momento. Sento sulle spalle le silenziose domande degli altri, domande a cui non posso proprio rispondere. Immagino la faccia incazzata di mio padre se sapesse che al tavolo giù in fondo sta tranquillamente consumando la sua cena l'uomo che mi dà la droga per portarla in città, e non mi ci spreco nemmeno ad immaginare la faccia sconvolta e preoccupata di mia madre se sapesse che sono immischiato in un giro del genere. Molto probabilmente mi prenderebbe a calci nel culo e poi scoppierebbe a piangere chiedendosi dov'è che ha sbagliato nei miei confronti. Ma non è lei che ha sbagliato qualcosa con me, sono io che ho sbagliato tutto anni fa quando ho scambiato la prima parola con un tipo come Moses. Eppure, anche se sprecassi mille parole per rassicurarla, sono convinto che lei sentirebbe ugualmente il peso di uno sbaglio che non le appartiene affatto.

Ed Emory?

Se lei sapesse che voglio dileguarmi da questo posto solo perché voglio proteggerla raddrizzerebbe le spalle, socchiuderebbe gli occhi e punterebbe i piedi a terra annunciando con sicurezza che non gliene frega niente di quel tipo. Anzi, conoscendola sono convinto che gli passerebbe accanto di proposito sfidandolo con lo sguardo. Perché lei è così che fa: attacca per non essere attaccata prima.

Ma qui non si tratta di attacchi o di sfide, qui c'è in gioco la mia salute mentale e psicologica ed io devo salvaguardare anche quella.

«Domani hai lezione presto» le ricordo, e lo so bene che è una scusa del cazzo ma è la prima che mi è venuta in mente quando mi ha guardato.

«E invece no. Ho deciso di non andare domani, quindi possiamo anche fare l'alba.»

Probabilmente è vero quello che sta dicendo, eppure qualcosa nei suoi occhi non me la racconta giusta. Sta usando il solito sguardo che usa quando cerca di scavarmi dentro, quando vuole mettermi all'angolo per ottenere ciò che vuole. L'ha capito che la lezione è solo una scusa e non la verità, ma le risposte che vuole non posso dargliele qui, non adesso, non davanti a mia madre e mio padre. È intenso lo sguardo che le rivolgo, uno di quelli che ti supplicano con gli occhi di reggere il gioco, di essere una complice fino alla fine. Uno di quelli che, silenziosamente, chiedono di non fare domande e di sostenerti nell'incertezza solo perché sei tu a chiederlo.

Non lo so quanto posso sperarci in un consenso come questo, ma con il passare dei secondi il suo sguardo cambia. Il lampo di sfida abbandona il campo, e la vedo guardarsi attorno con la coda l'occhio e lievi spostamenti della testa, come se questo piccolo movimento possa darle una risposta che io le sto negando. Non la troverà mai nei visi che sono presenti, perché di tutti questi lineamenti lei non ne conosce nemmeno uno, eppure torna a guardarmi in modo strano, agitato, e nonostante io sappia che lei non sa quale sia il problema, la sua postura rigida mi sussurra senza parlare che ha capito che c'è qualcosa che non va.

Si schiarisce la voce, poi abbozza un sorriso a metà. «In effetti è una lezione importante. Forse non dovrei saltarla.»

E lo ringrazio il cielo, la casa di un Dio che questa volta ha deciso di posare una mano sulla mia spalla e aiutarmi senza averlo prima pregato. Le ho lanciato uno sguardo di aiuto, è vero, ma non ero sicuro che avesse capito l'importanza della mia richiesta.

I Ricordi che ho di teWhere stories live. Discover now