Benzodiazepine. 💊

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Dovevo capire che cazzo stava succedendo, seriamente. E qualsiasi cosa fosse, perché non me ne parlassero.
Li seguì, fino all'ascensore e non potendo entrare, mi diressi verso la sicurezza, di corsa.
Ovviamente era vuota e riuscì a fare quella cosa tipo da Hacker/Loacker.
In pratica, grazie alla mia patente europea sul computer, mi connessi solo su quella telecamera e ascoltai il discorso:
«Giulio, smettila di comportarsi così con lui. È un ragazzo troppo bravo, e non mi va che tu ne abusi.»
«Io non l'ho abusato! Tutto consenziente! »
«Non in quel senso. Stai abusando dei soldi dei genitori.»
«Non è vero, ne ho parlato con lui prima di andarmene, Ok? »
«Oh, Giulio, lo sapevi benissimo che se avesse potuto, Giorgio ti avrebbe pagato anche un mese di ferie. E poi cos'è sta storia dei baci? Ti rendi conto che sei fidanzato?»
«Come lo sa?»
«Ti ho visto ieri scopare con lei. A me stava benissimo che stessi con Giò, anzi, ero felice, ma cazzo, non puoi scopare chiunque.».
«Io non mi porto a letto chiunque, Ok?»
« Tu lo sai vero che lui ha problemi a gestire la rabbia?»
L'ascensore arrivò al piano terra, Giulio uscì e il dottore lo salutò salendo di nuovo al secondo piano, come previsto.
Respirai piano, con la faccia tra le mani. In quel quattro per quattro, di stanza, mi sentivo soffocare.
Inspirai piano, lasciando l'aria entrare nei polmoni.
Avertì le mura avvicinarsi sempre di più, al mio corpo fremente.
Mi strofinai gli occhi iniziando a fare avanti e indietro per lo stanzino. Lasciai cadere le braccia lungo il corpo.
Sotto il mio sguardo, capitò la sedia girevole su cui ero seduto prima.
La calciai tirando un urlo:
«E così, sono solo un pupazzino?» la sedia cadde poco lontano da me.
Urlavo mentre la presi a calcio fino a spaccarne lo schienale:
«Ti fotti un altro, eh?» questa volta beccai il muro e facendomi male, aumentò la mia ira;
«Credi di potermi prendere per il culo? Eh, stronzo?» 
«Oh, Beatrice, Beatrice! Prendilo nel culo.» sbattei i pugni sul tavolo, iniziando a sudare.
«Ti fotto anche con un dito, cazzo!» mi iniziò a tremare anche la mano e il battito era irregolare.
Insipirai piano e cercai di calmarmi, ma avvertivo un senso di estraneazione al ‘Tutto’ vicino a me.
Tirai un urlo, più forte degli altri, non riuscivo a tenere il mio corpo sotto controllo.
Il tremore si diffuse dalla mano, a tutto il mio corpo.
Sentì le mie guance inumidirsi, e delle calde gocce cadere sul mio pantalone largo.
La porta di fianco a me, si spalancò e da lì entrarono il dottor Privitera e mia mamma.
«Signora chiami il dottor Bontempi! Ora!» urlò a mia mamma spaventandola. Lui invece appariva calmo e mi guardava negli occhi. Non riuscivo a sostenere il contatto visivo, difatti chiusi gli occhi.
«Figlio di puttana.» sussurrai.
Il medico mi diede un paio di schiaffetti per farmi riprendere. Ma il non aver mangiato prima, ora aggravava sul mio corpo scarico da energie. Entrarono, forse ore, forse secondi, dopo anche il mio medico e Giulio. Il primo si avvicinò a me con un barattolino in mano, il secondo mi guardava pietrificato. Bontempi mi aprì la bocca e mi fece ingerire delle pillole. Per quanto potessi, lessi velocemente la scritta sull'etichetta: Benzodiazepine.

Teddy BearWhere stories live. Discover now