Mamma.👪

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Oramai Giulio aveva preso la fissa sedersi su di me quando dovevo mangiare il cibo schifosissimo, dell'ospedale.
Aveva continuato, perché si era reso conto, funzionasse: avevo preso due chili.
Lui invece, si faceva fare dei panini dalla madre.
La donna, una volta in questo ultimo mese, era venuta a conoscermi non appena il figlio l'aveva rassicurata, che io no, non ero un malato infettivo.
Era bella, bionda e riccissima. Aveva la palle olivastra e la bocca secca, mi ricordava la tipica donna proveniente dal sud. Era davvero un pò svitata, ma lei è una psicologa, e tutti gli psicologi sono così.
Quando venne, ricordo che mi guardò e mi disse, che nonostante il mio peso, ero un bellissimo ragazzo. Giulio poi mi aveva spiegato, che lo aveva detto perché le stavo simpatico e che quello era solo un metodo per farmelo capire.
Nacque una sorta di imbarazzo generale quando arrivò il pranzo e Giulio salì su di me, le spiegammo però che in realtà era solo un metodo per farmi mangiare, e lei, essendo la verità ci credette.
Al contrario della sua, la mia, veniva spesso, e parlava molto col piccolo.
Almeno con lei, Giulio aveva evitato di scoparmi quasi ad ogni pasto.
Il giorno prima era venuta, quindi ero certo sarebbe venuta tra due giorni. E io tra tre, avrei compiuto diciotto anni.
Sarò sincero: io e Giulio ci comportavamo come semplici amici.
Intendo:
  - Niente coito.
  - Niente (teoricamente Giulio afferma che si dica così. È una di quelle cose che dice scollegate dal resto del discorso) fellatio.
  - Niente baci.
  - Niente carezze.
  - Niente di niente.
  Nella mia testa bacata, si era addirittura creata una mappa concettuale di sta cosa, e a me manco piace farle.
E, Dio, alle volte, lo vedevo, e pensavo a come sarebbe stato bello vedere il MIO Giulio senza nulla addosso se non me.
Solo una volta sgarrammo, e fu il trenta maggio, di venerdì, quando steso di fianco a me, parlando d'amore, e delle nostre fallimentari relazioni, non resistetti e lo baciai.
Lui non si oppose anzi, approfondì il bacio accarezzandomi la schiena, le mie mani, finirono nella sua tuta Givova. Accarezzai il membro caldo e turgido, lentamente. Il mio obbiettivo non era farlo svuotare su di me, ma solo assaggiare col mio corpo, il suo. Difatti continuai col massaggio, sotto i suoi gemiti, per qualche secondo, poi stancatosi, il piccoletto ribaltò la situazione strofinando la sua erezione contro la mia. Scese con la bocca sempre più giù con piccoli bacietti umidi sul mio petto, fino alla mia leggera peluria, alla fine della mia v.
Gemetti.
Solo una volta, perché ci rendemmo conto di quello che avrebbe portato, e ci fermammo.

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*Volevo dire una cosa, ma l'ho dimenticato. Fatto sta che Roma è grossissima, e mi sono resa conto che l'ospedale in cui dovrebbe essere ricoverato Giò, è stratosferico.
E se andassi nella capitale, mi perderei subito: ci sono troppe linee di autobus e di treni e di tutto in pratica.

Teddy BearWhere stories live. Discover now