Orsetto. 🐻

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Ora non ero più solo, ma quell'orsetto mi spaventava. Cioè Cristo aveva gli occhi rossi e sbarrati. Sembravano occhi veri. Dall'arrivo di quel peluche, avevo deciso di non voler stare più in silenzio, e quindi, col telefono, avevo messo le canzoni.
Alcune erano mie, in quanto mi spacciavo per rapper novello, altre di Slim Shady, di Eminem, di Asap Rocky, o altre ancora del mio migliore amico Valerio. Quel coso era lì da due giorni, e per colpa di un mal di testa, avevo deciso di staccare le canzoni e ritornare per un pò, al silenzio.
Avete presente quando tipo vedete un film horror, e nella vostra testa, immaginate le peggio cose?
Beh, ecco, io mi sentivo così.
Iniziai a sentire piccoli sospiri.
*Dio boia!*
*Ora muoio*
*È qui per ammazzarmi.*
*Oddio.*
Provai però a ragionare e a calmarmi.
Chiamai mia mamma, che in quel momento, alle quattordici e qualcosa, stava lavorando.
### Sta squillando...
«Oh, mà?» mi rispose preoccupata. Odiavo che la gente si preoccupasse per me, ma in questo stato tutti lo facevano, quindi non potevo farci niente.
«Che c'è tesoro? È successo qualcosa?»
«No, ma ti volevo chiedere, cioè... In che cazzo di tugurio hai preso Teddy?» Chiesi scazzato. Teddy era il nome che lei aveva scelto. Minchia che fantasia.
«Ah, in un negozio apposito.» si calmò.
«Sembra uno di quei pupazzi assassini.» sentì uno sbuffo.
«Oddio, perché? » mi rispose, ma quando lo fece, notai che si stava trattenendo una risata, dal suo tono acuto.
«Mamma, respira.» non sentì nessun rumore.
«È solo frutto delle tue illusioni.» non mi avrebbe mai creduto, così decisi di salutarla e staccare.

Mi girai e spensi le luci col telecomando che mi avevano dato. Avevo bisogno di riposare, quindi, sforzandomi, riuscì a chiudere le tapparelle.
Dopo, quanto, sei minuti?
Beh, fatto sta, che la bambola assassina, iniziò a russare.
“È solo la tua immaginazione Giò. Solo la tua testa.” ripetevo come un mantra.
Ma per che cazzo ste cose succedono solo a me?

*Due giorni dopo*

Era da quattro FOTTUTISSIMI giorni che quella merda stava con me.
Ed era da quattro FOTTUTISSIMI giorni che tutto quello che mi stava attorno, quando mi accompagnavano in bagno, spariva.
«Porcodue, mamma, riprenditelo.» Urlai io, mentre il dottor Bontempi, mi guardava.
«Giorgio, calmati. È solo un pupazzo.» rispose quest'ultimo.
«È un fottutissimo pupazzo parlante!»Urlai di nuovo.
«È un regalo di tua madre. Però.»
«Giorgio, infatti, così mi offendi.» sussurrò lei.
«Giorgio, sono allucinazioni dovute agli sforzi e alla fame. Non è vero nulla.» risposero. Me ne andai, ma non mi convinsero.
Quando tornai lì, trovai la finestra che avevo chiuso, aperta.
«No, cazzo, così è troppo. » dissi alzando il tono della voce.
Mi avvicinai a quel morbido coso, lentamente.
Tirai il braccio peloso a quel coso, che mugolò in risposta.
Arretrai spaventato.
«Ma che cazzo sei?» Urlai.
Il coso si mosse a fatica e mi porse la mano.
«Ciao,aspettavo che me lo chiedessi.»

Teddy BearDove le storie prendono vita. Scoprilo ora