Piacere. 🗽

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Inutile dire, che nonostante tutto, io e Giulio, continuavamo ad essere solo amici. Eravamo un casino. Eravamo il tutto e non eravamo niente. Con lui avevo provato di tutto, anche se ripensandoci, non avevo ancora provato niente di anormale. Avvertivo ad ogni suo sguardo quella fame sazia, ma allo stesso tempo, non sentivo niente. Un giorno, il mercoledì tre giugno, il dottor Privitera insieme al Bontempi, venne da noi porgendomi una cartella clinica. Guardai Giulio e senza dirgli nulla, chiese al mio medico preferito, cosa fosse:
«Allora, ragazzi, sono lieto di dirvi che Giorgio, hai messo abbastanza peso da poter uscire tranquillamente due o tre volte a settimana!» esclamò Bontempi felice.
«Oh mio Dio! Ci credi Giulio? Dopo quasi un mese!» stritolai Giugi.
«Oh, siii fantastiiico.» disse poco entusiasto allungando le ‘i’. Lo guardai perplesso, ma ero troppo felice per pensarci in quel momento.
«Giorgio, per la tua sicurezza, e per la nostra tranquillità, abbiamo pensato che sarebbe meglio stabilre dei turni d'uscita.» Tutti sorridavamo, perfino il medico Privitera, anche se il sorriso di Giulio sembrava finto.
«Turni tipo, chessò, il Giovedì e il Sabato?»
«Bravo, bravissimo.»
«E se non uscisse in quei giorni per dei problemi?» Guardai male Giulio per quello che aveva appena chiesto.
«Dipende da che problemi. Se di salute, no. Se personali, può fare quello che gli pare: entrare uscire. Basta che ci avverti.» sorrisi al Privitera.
«Mia madre già lo sa?»
«Sì, ovvio. Prima di dirti la qualsiasi, dobbiamo prima dirlo a tua mamma, sei minorenne comunque. » Rispose il dottore Bontempi. Risolvemmo altre questioni e decidemmo che sarei uscito di martedì, giovedì e sabato, dalle undici di mattina, alle sette di sera e per variazioni, avrei dovuto avvertire.
Giulio mi lasciò un qualcosa che sembrava un bacio sul lobo.
«Giulio, tutto bene, non mi sembri felice?» gli accarezzai il braccio. Praticamente lo zoccolo dormiva e stava tutto il tempo con me.
«Nulla.» mugolò al mio orecchio.
«Sicuro?»
«Sì... È solo che...»
«Lo sapevo!» esclamai.
« Sì... Ho paura. Paura di non poterti avere più ora che puoi uscire. » la dolcezza di ‘sto culetto di bambino, è impressionante.
«No, Giulio, parleremo sempre.»
«Non è vero.»
«Sì. E poi cazzo, sei qualcuno per me. Ti voglio bene. Non succhio cazzi a destra e a sinistra. Sono etero. »
«Un etero succhia cazzi!» rise.
«Che controsenso.» aggiunse.
«Sai, mi piaci.» gli Sussurrai. Mi buttò sul cuscino, e mi riempì di baci.
«Anche tu.»

Teddy BearWhere stories live. Discover now