Capitolo 17 (prima parte)

Magsimula sa umpisa
                                    

Ogni parola che ci ha dedicato è sempre uscita fuori con la calma e con il sorriso, e ad ogni caduta la sua mano è sempre stata la prima cosa che i nostri occhi avevano davanti. Ci faceva camminare con le nostre gambe, ma la sua figura imponente e massiccia è sempre stata accanto a noi come quella di un angelo custode.

Ecco perché non batto ciglio quando la macchina slitta in quel modo.

Sorridiamo insieme, mentre si prepara ad affrontare le altre due curve che gli ho delineato a parole.

«Stavo pensando ad una cosa, Mayson.»

Esaminando la cartina continuo a sorridere. «A come non slittare alla prossima curva?»

Decelera e cambia marcia, con gli occhi incollati alla strada asfaltata. «No. Stavo pensando al fatto che ti ho insegnato tante cose ma che me ne sono scordata una molto importante.»

Non mi sembra un argomento da affrontare proprio adesso, perché il prossimo pezzo di strada è quello che ci porterà al traguardo e quindi dovrebbe prestare attenzione soltanto a questo fattore, ma lui la pensa in maniera diversa e continua a parlare.

«Farsi spaccare il culo dalla propria donna è una delle cose migliori al mondo.»

«Due curve a destra e l'ultimo pezzo di rettilineo» lo avviso. «Cos'è, sei masochista e io non lo sapevo?» chiedo subito dopo, rivolto alla sua strana affermazione.

Qualcosa cambia nell'aria non appena raggiungiamo la prima curva. La macchina che fino ad ora ci è stata dietro è praticamente attaccata al culo della nostra, e ci si affianca nell'arco di un paio di secondi.

È un muso a muso quello che sta accadendo, e la sua faccia si contrae non appena lo stronzo accanto a noi inizia a stringerci per farci rallentare.

La cosa giusta da fare sarebbe quella di scalare la marcia ed evitare di farci spiaccicare da qualche parte, ma per Daniel Cole la cosa giusta ha totalmente un altro sapore.

Gli tiene testa di un paio di centimetri, aumenta la velocità in simbiosi con l'altra macchina, e continua così fino a che non usciamo dalla curva e in lontananza si presenza una strettoia.

Cazzo, sulla mappa questa non c'era disegnata.

«Papà» lo incito.

«Zitto, Mayson. Ce la possiamo fare» replica, ma lui non è il solo che va sempre contro le regole. Sono suo figlio, e anche se ho preso il modo perverso di sorridere che ha mia madre nel mio sangue scorre quello di mio padre. Non può davvero pensare che mi stia zitto solo se me lo impone, e la mia preoccupazione non è per il fatto di farcela o meno, perché sono convinto che se lui avrebbe avuto qualche dubbio avrebbe lasciato il pedale già da diversi secondi anziché spingere più forte.

Mi appiattisco sul sedile e butto via la cartina appallottolata che ci hanno dato prima della gara. Sta correndo da questa mattina alle nove, ogni volta in un luogo diverso con una pista diversa che i piloti non conoscono, e l'unico aiuto che ci hanno dato sono questi pezzi di carta con le piste scarabocchiate a penna.

«Se non moriamo adesso, sarà la mamma ad ucciderti tra poco.»

E questa è una delle poche sicurezze che ho al momento.

L'acqua che si è depositata a terra si alza in milioni di piccole gocce non appena frena di colpo dopo aver superato la linea di arrivo. La ragazza con l'ombrellino rosso e blu, vestita solo con pantaloni di pelle e un micro top abbinato, si avvicina dalla nostra parte alzando il pugno in aria e proclamando la vittoria.

Questa era la penultima corsa, se vincerà anche la prossima avrà vinto l'intera gara, e l'ammirazione e la soddisfazione che provo nei suoi confronti non la posso nemmeno descrivere a parole. Saranno anche corse clandestine, e non metto in discussione che sia una cosa contro la legge, ma lui lotta per ciò che vuole. Accetta sfide e se le gioca fino alla fine rischiando tutto. Sarà la vena della follia con cui è nato, o il fatto che sia cresciuto più per la strada che dentro ad una casa, ma nella sua pazzia mio padre ha trovato equilibrio e felicità.

I Ricordi che ho di teTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon