La magia del Natale

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Sono passate ben quattro ore da quando io e James siamo usciti per fare compere. Continuiamo imperterriti a camminare tra le vetrine del grande corso di New York nonostante siamo entrambi esausti.

«Torniamo a casa.»

«Non abbiamo ancora comprato nulla! Mamma si inquieterà con noi.»

«Le diciamo la verità: non abbiamo trovato nulla di decente.»

«Facciamo una pausa per poi continuare.»

«Allora io voglio andare al ristorante!» Borbotta James.

«Andiamo! Ti porto al Little-Hotel. Contento?» Sbuffo divertita.

Tra i due lui è il più grande, ma nella maggior parte dei casi i ruoli si invertono. James tossisce dopo aver recepito la mia affermazione.

«Come scusa?!» Domanda incredulo.

Sorrido compiaciuta in quanto riesco a rendere felice e a stupire almeno una persona. Mi volto e chiamo un taxi, salendoci sopra poco dopo. Arriviamo a destinazione nell'arco di una decina di minuti ed un uomo vestito in tema ci fa accomodare. Diamo un'occhiata veloce al menù per poi ordinare e mangiare in tranquillità.

«Non credevo mi portassi qui! E ora chi lo dice a mamma che abbiamo speso così i soldi di papà?»

«Chi ha detto che useremo i soldi di papà?»

Appena James fa funzionare i suoi due neuroni, sgrana gli occhi per lo stupore.

«Tu-tu-tu-» Balbetta ancora scioccato.

«Smettila di fare il deficiente! Questo è il mio regalo per te. Contento?»

«Sì!» Si alza di scatto dalla sedia e mi abbraccia con impeto. «Ma non spenderai una fortuna?»

«Questo e altro per te, Fratellone!»

Pago il pranzo, lasciando il locale pochi istanti dopo. Camminiamo lungo le strade affollate e super trafficate della Grande Mela quando finalmente adocchiamo qualcosa di carino, comprando infine sia il regalo per mamma che per papà. Continuano lungo la via principale, riuscendo a prendere qualcosina per i parenti però tenendo sempre conto del budget originario. Improvvisamente James si allontana dalla sottoscritta, inventandosi su due piedi una pessima scusa, così ne approfitto per comperare una cosa per lui. I giorni passano in fretta e trascorro il Natale in compagnia della mia famiglia: ho rivisto gli zii ed i nonni. Quando mio fratello ha scartato il regalo è rimasto come un pesce lesso in quanto gli ho donato un buono omaggio per la SPA. James invece mi ha regato un paio di orecchini a mezza luna e sono veramente bellissimi. Oggi è il 1 di gennaio e tra pochi giorni dovrò ritornare al collage e, a dirla tutta, non so proprio come farò. Mi sveglio verso le 10:20, scendendo come al solito in salone in modo da consumare la squisita colazione preparata da mamma appositamente per me e James. Quando entro in stanza, rimango sconvolta e sorpresa non appena intercetto una figura fin troppo familiare: Anastasia. Mille emozioni ora sono in lotta tra loro, urlando a gran voce le proprie ragioni. Sono contenta nel vederla qui, poiché presumo sia venuta qui per scusarsi, ma sono anche arrabbiatissima con lei per non avermi detto la verità a tempo debito. Non sarei di certo fuggita via per sempre perché alla fin dei conti è l'unica vera amica che abbia mai avuto.

«Sali in camera mia.» Sentenzio con voce atona.

Anastasia accenna un debole sì per poi fare come le dico. Saliamo le scale in religioso silenzio sino ad arrivare in camera mia. Appena varco la soglia della porta, la chiudo a chiave per poi sedermi sul comodo letto. Avverto il suo sguardo fisso su di me, ma ora come ora non ho la benché minima intenzione di alzare il capo o cominciare una possibile ed improbabile conversazione civile. Sono troppo delusa ed amareggiata, troppo.

Il figlio della Luna (Da revisionare)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora