Capitolo 31

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CAPITOLO 31: Ricordi d'infanzia.

Quella risata mi portò come indietro nel tempo, indietro di molto, ma molto tempo, più esattamente di quando ero, anzi, eravamo ragazzi, o meglio ancora bambini io, Ale e Yuno. Oramai lo avevo capito che noi tre ci conoscevamo già da tempo, ma che per qualche strana ragione avevano perso la memoria a me e a Yuno, in particolare, comunque sia non riuscivo a comprendere il motivo per il quale, quella risata mi aveva fatto scattare un altro ricordo, il secondo per l'esattezza.

Era molto confuso, piuttosto ofuscato, quasi come avvolto in una nebbia strana, la prima cosa che notai, in questo mio ricordo antico, quasi represso, se cosi posso chiamarlo, era una casa in fiamme, stava bruciando intensamente. Era una casa grossa, anzi, grossissima, una di quelle villette che si trovavano in America fino a 40/50 anni fa, quasi da riccone. Io mi trovavo li, vedevo perfettamente il mio io passato, era proprio davanti a me e stava guardando la casa bruciare. Non piangeva, rimase quasi impietrito, occhi spalancati per lo stupore nel vedere per la prima volta una casa bruciare. Ero piccolo, avrò avuto all'incirca 7 anni, avevo una maglietta del mio cartone animato preferito, insieme a un paio di pantaloncini corti. Dal mio abbigliamento, si capiva perfettamente che ci trovavamo in estate.

Non era la mia casa, però la conoscevo, avevo come l'impressione di conoscere quella casa, perché ad un tratto mi misi a urlare e a piangere. Non sentivo le voci purtroppo, non riuscivo a comprendere quello che stava accadendo, vidi solo il mio Io passato che partì verso la casa in fiamme con uno scatto selvaggio. Correva velocissimo, scavalcò la recinzione che circondava la casa e si buttò tra le fiamme in cerca di qualcuno, o di qualcosa. Mi misi subito a seguirlo per vedere cosa stava cercando, quando trovò un corpo di un bambino sotto le macerie. Subito, provai ad aiutare quel bambino, quasi per istinto, ma mi accorsi che ero come un fantasma, infatti le mie mani non riuscivano ad avere contatto con niente e con nessuno, trapassavano qualunque cosa io toccassi. Ero come un'immagine sul questo ricordo, niente di più, niente di meno. Osservai soffrendo per la situazione, quando il mio io passato, sollevò da solo una trave di legno che si trovava proprio sopra il bambino. Rimasi stupefatto, davvero senza parole nel vedere quella scena, un bambino che sollevava una trave di legno, da solo. Negli occhi dell'io passato, notavo che si trovava una determinazione incredibile. Sembrava quasi che in quel periodo avessi già i miei poteri, perché mi sembrò per un certo istante di vedere una piccola fiammela uscire dal mio piccolo corpo.

Rimasi in un silenzio tombale, fino a quando i suoni di quel tempo ripresero, come vita. Mi tappai immediatamente le orecchie per il frastuono dei rumori, la prima cosa che udì furono le voci delle persone che gridavano in cerca di aiuto, poi, il mio orecchio, come da solo, si posizionò sull'io passato e sul bambino. "Resisti Erick... Io ti salverò!" dissi io con un tono di sforzo immenso, perché aveva ancora tra le mani quella trave. Non riuscivo a crederci. Quel bambino era Erick, io conoscevo già da prima lui, a stento riuscivo a crederci, mi persi nel vuoto più totale. Mi avvicinai a lui con molta calma, sembrava che avessi quasi paura per ciò che sarebbe diventato, e lo fissai molto attentamente con uno sguardo quasi terrorizzato. Era un bambino piuttosto magrolino, lunghi capelli biondi, occhi azzurri con degli stracci al posto dei vestiti. Immediatamente pensai: "Ma come diavolo è successo che quel bambino diventasse quel mostro?". Il mio io passato, riuscì a liberarlo e a portarlo fuori, e subito, fui come spedito da un'altra parte, infatti mi sollevai da terra e venni scaraventato via, quasi a una velocità supersonica.

Mi trovavo in un posto stranissimo, era come un oblio, era un posto bianco, ma completamente bianco, stranamente, non stavo fermo, mi sentivo come se mi muovessi a velocità supersonica. Nel frattempo mi passarono davanti un bel po' di immagini e di filmati miei, della mia infanzia, ma anche di Erick e notai di quanto eravamo affezionati noi due, dal momento del salvataggio. Sembrava tutto così confuso, poi, un'immagine mi risucchio dentro di se, in un nuovo periodo.

Mi ritrovai immediatamente per terra, dentro a un bosco, o una foresta, ero completamente circondato da alberi, e il cielo neanche si vedeva. Era un posto piuttosto tenebroso e pauroso , mi girai dietro di me, per colpa di un rumore e vidi Erick. Era cresciuto un sacco, in soli 3 anni. Ma era soprattutto cambiato un sacco, adesso aveva in capelli castano scuro, quasi tendente al nero e occhi marroni chiaro. Era molto alto in confronto agli altri bambini della sua età. Mi misi a seguirlo, per sapere cosa ci stesse facendo dentro quella foresta. Stava correndo molto velocemente, a stento riuscivo a tenergli il passo e nel frattempo stava come piangendo, o così almeno mi sembrava, perché, dove passava lui cadeva un po' di acqua, comunque sia ancora non riuscivo a capire il perché si trovava li dentro, quando si fermò proprio davanti a me. Alzai lo sguardo per vedere ciò che c'era davanti e vidi una casetta fatta di legno. "Perché mai una casetta fatta di legno, ma soprattutto, perché ho come l'impressione di esserci già stato?" pensai immediatamente io, mentre cercavo di capire il perché aveva un aspetto piuttosto familiare. Erick entrò piuttosto tranquillo, senza paura di un possibile proprietario o robe simili, quindi di conseguenza entrai pure io, volevo assolutamente vedere cosa si trovava li dentro. La mia curiosità si stava facendo sentire, e proprio quella curiosità mi fece spaventare a morte: dentro quell'adorabile casetta, si trovavano due corpi defunti, insieme a un accendino, un sigillo strano e i vecchi stracci che aveva in corpo il giorno dell'incendio. Caddi a terra seduto, fu uno spavento molto forte, vedere un bambino di 10 anni o poco più che si dilegua tranquillamente tra dei cadaveri. Poi, li toccò in modo gentile e disse: "Sapete oggi che ho fatto, mami, papi?". Inutile dire che rimasi alibito, non riuscivo a crederci, quei due corpi erano i corpi dei suoi genitori defunti. Poi aggiunse con una faccia malvagia, che in confronto a quella che poteva fare adesso, era niente, e disse con gusto: "Ovvio che non lo sapete, ma non importa, penso che sia arrivato il momento di finire il sigillo per poter diventare finalmente il signore del male, proprio come il Diavolo, ovvero mio padre". Scappai a gambe elevate, stavo morendo di paura, ero davvero tanto terrorizzato, quando vidi tre ombricine in lontananza. Ero spaventato, ma anche curioso di vedere chi erano, così mi avvicinai a loro: eravamo io, Alexander e Yuno da bambini, avevamo la stessa età di Erick più e meno, io ero quello un po' più vecchio tra i 3, ma solo di un'anno.

Si erano persi, gridavano continuamente: "Aiuto, ci siamo persi!" e nel frattempo piangevano, io rimasi di fianco a Yuno sempre, penso che eravamo fidanzatini. Camminavano solo in avanti, senza mai girare, quando ad un certo punto notarono la casa di legno, la stessa nella quale Erick era impegnato a fare delle cose stane. Sopra la casa , si trovava uno strano segno nero, che illuminava di rosso qualunque cosa nell'arco di 50 metri. Erano spaventati, ma allo stesso tempo piuttosto felici, perché finalmente avevano un posto in cui chiedere aiuto.

Bussarono sulla porta, ma quella si aprì da sola e...

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