Capitolo 13

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Capitolo 13

-La fiammata-

Quel bacio bellissimo, quel bacio che ricevetti dopo così tanto tempo dall’ultimo mi rimase impresso per un bel po’ di tempo, fu davvero bellissimo, mi ricaricò le batterie completamente, ero come rinato e ritrovai la forza per rialzarmi l’ennesima volta. “Yuno… grazie per la fiducia che mi hai dato in tutto questo tempo” dissi io con in bocca ancora il suo sapore, insieme al gusto del sangue, lei ribadì chinando la testa verso il basso, riuscivo persino a scrutare tra i suoi capelli qualche goccia di lacrime: “Grazie a te, io…. Non posso dire altro, è solo grazie a te che sono ancora viva, mi hai salvato non una, ma addirittura due volte… L’ unica cosa che posso dirti è solo un insignificante grazie Kyle, grazie di tutto”.

Sembrava tutto finito,l’entrata anzi, l’uscita era davanti a noi. Era un portone gigantesco di un colore metallico spoglio, quel grigio brutto, freddo anche un po arruginito. Stavamo andando insieme, mano nella mano, io che reggevo lei, lei che reggeva me. Eravamo proprio stanchissimi, rotti quando….. sentimmo una voce, una voce oscura, provenire da dietro di noi: “Dove diavolo pensate di andare? Non vi hodato il permesso di andarmene!” non sapevo chi o cosa era, ma ero deciso più che mai a disintegrarlo se ci avesse messo i bastoni fra le ruote. Mi girai alla con uno scatto improvviso e i miei occhi rimasero incantati, non riuscivo a credere a quello che vedevo. Davanti ai miei occhi si trovava Erick Volturn, il ragazzo utilizzato per i test, ma era diverso, intorno a lui c’era una specie di nuvola nera, oscura e fredda.

Dalla mia bocca uscì un freddo: “Come diavolo fai ad essere ancora vivo?! E poi… come diavolo ci sei finito qui?” gli occhi di Erick erano neri oscurissimi come la pece fresca. Sembrava oscuro, come un demone salito dall’inferno, ci disse: “Vedi Kyle, io sono quell’astronauta, avevo capito fin da subito, fin dal rapimento che c’era qualcosa che non andava in me, per questo ho sopportato tutto, ho tenuto dentro tutta la mia rabbia. Poi è arrivata lei che ha messo sotto sopra l’intera struttura, solo allora ho capito che era la mia occasione per scappare, poi ho incontrato uno scenziato, che grazie ai miei grandiosi metodi di parlantina ho scoperto tutto, del gene Z e dell’immortalità, cosi decisi di diventare immortale”. Le sue parole mi stavano rimbombando nella testa, era davvero fastidioso, poi però aggiunse: “Tutto quello che avete visto fino ad ora, del controllo degli zombi, non e niente rispetto al mio pieno potenziale. Sono invincibile!” fini con una risata molto malvagia, che rimbombo nelle mie orecchie fino a farmi scoppiare la testa. Lo stavo odiando, stava iniziando a starmi sui nervi, poi il suo sguardo si diresse verso di noi, era uno sguardo assetato di sangue, oscuro e molto freddo ed aggiunse: “Adesso perirete entrambi, ad iniziare dalla puttanella dietro a te!”. Scompari da davanti a noi e purtroppo ce lo sentimmo dietro alle nostre spalle. Come una strana sensazione dissi a Yuno: “ABBASSATI!!” sapevo che stava per colpirla da dietro in un modo o nell’altro, ma niente, non fu abbastanza veloce da abbassarsi e la colpì sul petto. Fu un colpo tremendo, dalla sua bocca uscì un sacco di sangue, c’era sangue d’appertutto, ero rimasto immobile, dalla mia bocca usci solo un: “TU…BRUTTO…”, stavo per tirargli un pugno in piena faccia, ma lui fu più veloce di me e scomparì di nuovo. Yuno era ancora a terra, tremante, i suoi occhi, sommersi dal dolore fisico stavano iniziando a trasboccare qualche lacrima, poi, il nulla. Svenne sotto i miei occhi, il sangue mi stava ribollendo nelle vene, stavo esplodendo, sentivo ancora di iniziare a perdere il controllo, ma non volevo, iniziai a tirar fuori quella forza in un’altra maniera. Stavo provando a tramutare qualla forza in autocontrollo, volevo vedere le mie capacità, e per un attimo ci riuscì anche, però dopo, purtroppo, raggiunta una certa quantità di forza, non ebbi più la forza e persi nuovamente il controllo. Però, a differenza delle altre volte, sprigionavo un calore, il mio corpo era molto più caloroso, infatti, il mio corpo era ricoperto da una strana luce rossa e gialla, molto calda, quasi incadescente, che mi ricopriva quasi del tutto. Più pensavo a Yuno e più questa si intensificava e diventava sempre più calda e alta.

Oramai stavo seguendo solo il mio istinto, riuscivo proprio a malapena a capire cosa stessi facendo, mentre osservavo incredulo il mio corpo, ma soprattutto la fiamma che lo circondava, dissi con un aria diabolica e con la stessa voce quasi demoniaca che avevo tirato fuori tempo addietro: “Così, è questa la mia vera forza?”. Mi sentivo potentisimo, sentivo che ero veloce, ma anche molto potente. Tirai un’ultima occhiata verso Yuno, poi gridai: “FATTI VEDERE BASTARDO!”, era diretto verso Erick, volevo sfidarlo e ditruggerlo, questa oramai era l’unica cosa che mi passava per la testa. “Bravo Kyle, vedo che finalmente ti sei deciso di mostrare la tua potenza” disse Erick mentre stava spuntando da sottoterra, come un fantasma o robe di questo genere. Eravamo faccia a faccia, eravamo distanti per lo più 10 metri, forse anche di meno. Rivolsi il mio sguardo ancora a Yuno che stava iniziando ad aprire gli occhi. Vedevo benissimo che aveva paura, era ancora incredula, di quello che riuscivo a fare, poi, mi gettai a capofitto su Erick, sapevo che non era facile, ma conoscendo, o meglio, sapendo quello di cui ero capace, potevo farcela; “IO TI DISTRUGGERO’!” dissi mentre stavo andando contro di lui, ma poi… mi fermai un attimo: “Che hai Kyle? Non dirmi che vuoi gia arrenderti” e concluse la frase con una risata diabolica. Io gli risposi, con voce diabolica, ma allo stesso tempo angelica, come se riuscissi a capire cosa stessi facendo in quel momento: “Te lo puoi anche scordare, non mi arrenderò mai, è solo che, vorrei che risparmiassi Yuno in caso della mia sconfitta… PROMETTIMELO E’ L’UNICA COSA CHE TI CHIEDO!!!”. Lui rispese : “Se proprio ci tieni, va bene, ma… ORA SEI PRONTO QUINDI A MORIRE!!!” con un balzo saltò verso di me, ero veramente pronto finalmente, dietro di lui intravedevo la via d’uscita.

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