𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 39 || "𝖴𝗇𝖺 𝗉𝗋𝖾𝖼𝗂𝗌𝖺 𝖼𝗈𝗇𝗌𝖺𝗉𝖾𝗏𝗈𝗅𝖾𝗓𝗓𝖺"

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«Povero Harry, povero piccolo angelo così tristemente strappato dai suoi cari» lo chiamò Raptor, facendo esplodere il resto della colonna a cui il ragazzo era prima stato appoggiato «cos'è questo, sangue? Oh, stai soffrendo».
Harry trattenne un insulto, e ne aveva davvero molti che desiderava tirar fuori, ma aveva bisogno di una strategia.

Strategia... buffo, no?
Ad undici anni le uniche strategie che si dovrebbe architettare dovrebbe essere per fare uno scherzo a degli amici, per mentire o copiare a qualche compito, non per far perdere tempo ad un pazzo assassino ed al suo allegro, balbuziente complice senz'anima.

Non sapeva come, ma Voldemort non era riuscito ad entrargli nella testa, e non aveva idea che avesse la Pietra Filosofale nella sua tasca, quasi al sicuro.
Ma aveva sicuramente una mezza idea di ciò. Come avrebbe fatto ad ingannarlo? Avevano una leggerissima differenza d'esperienza ed età, maturità mentale ed allenamento dopotutto.

Avrebbe dovuto optare per le cose più inaspettate, più semplici, più babbane.
Il Signore Oscuro del ventesimo secolo non si sarebbe mai abbassato a certi pensieri, non era forse così? Uno dei difetti fatali di Voldemort non era sottovalutare gli avversari e le complicazioni insolite?

Harry respirò a fondo, e scagliò un «Glacius!» diretto verso le gambe di Raptor. Egli rise, scostandosi all'indietro con un balzo.
«Hai intenzione di pattinare come con quel Weasley con gli occhiali?» lo prese in giro, ma non aveva capito il suo gioco.

«Aguamenti!».
L'acqua ricoprì il pavimento in un attimo ed assieme al ghiaccio magico contribuì a creare una sottile nebbiolina alta sino al bacino del ragazzo, che era riuscito a creare una sottospecie di confine con il suo avversario.
Non era molto, nè estremamente efficace, a dirla tutta, con un dannato genio del male come sfidante. Ma un genio del male confuso e fermo sul posto per anche un paio di secondi era ottimo.

«IDIOTA! PRENDI QUEL RAGAZZINO!» strillò la voce di Voldemort, affievolendosi man mano che continuava a parlare. Ma Harry era già sparito con la nebbia come alleata, e si era affrettato a nascondersi dietro una grossa colonna ancora intera.
«POTTER!».

Un grosso brivido di freddo gli attraversò la spina dorsale, la temperatura della piccola saletta immediatamente abbassatasi ad un livello preoccupante.
Harry in un momento normale o qualsiasi si sarebbe messo a saltare dalla gioia per l'efficienza e l'efficacia del suo incantesimo, delle sue intenzioni perfettamente avverate e superate in meglio. Ma non quel giorno. Forse non domani, forse mai. Dopotutto lui sarebbe morto, sarebbe finito trenta metri sottoterra o forse in un canale, nel fondo di un lago, con le pietre nelle tasche affinché il suo corpo non venisse mai ritrovato.

Harry si sfilò velocemente il maglione di lana che indossava, rimanendo con la sua pratica maglietta - puntualmente 'rubata' a Sirius - verde menta pastello, la scritta "Coffee" in Old London Script¹, poco evidente, in ambra adibita a pigiama. Aveva freddo, davvero molto freddo, e sapere che sarebbe deceduto con qualcosa del genere addosso gli faceva salire sia la voglia di urlare che mettersi a ridere dalla disperazione.
Ma non lo fece.

Puntò la sua bacchetta al suo indumento e senza ragionarvi troppo fece il movimento necessario per produrre l'incantesimo di trasfigurazione Duro.
Il maglione divenne pietra rossa fra le sue mani e lo poggiò con la massima attenzione dove si era nascosto.
«Ho una precisa consapevolezza del mio nome, grazie».
«PER DI LÀ, IDIOTA!».

Harry gattonò silenziosamente come Mrs Purr faceva di notte per non farsi notare da nessuno, in modo da prendere di sorpresa gli studenti fuori dal dormitorio.
In quel momento lui era come Gazza, mentre Voldemort e Raptor una sorta di gemelli Weasley nel bel mezzo di un litigio.

"Non finirà bene" pensò il ragazzo, aguzzando la vista per scorgere le sue prede "non finirà bene per nulla al mondo".
Vide la veste violacea del professore svolazzare come una variopinta farfalla estiva verso le colonne, scartando quelle distrutte.
«C'È SANGUE QUI, IDIOTA! DEVE ESSERE VICINO!».

𝐀𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐚𝐭'𝐬 𝐥𝐞𝐟𝐭 || 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫Onde histórias criam vida. Descubra agora