Capitolo 43

1.6K 246 176
                                    

Shouto vide il proprio mondo crollare.

Pezzo dopo pezzo.

Mentre, come a rallentatore, il corpo di Izuku, cadeva nel baratro che spezzava la terra.

Todoroki si alzò di scatto, mentre la disperazione, come adrenalina, gli diede la forza per raggiungere i margini della breccia.

Poteva ancora afferrarlo, salvarlo e portarlo a casa.

Si sporse, allungando la mano, graffiata e sporca di terra e sangue.

Gli occhi di Izuku erano aperti, vitrei, spenti.

Il petto di Shouto si contorse in una morsa di agonia.

I capelli del suo amato che galleggiavano in quella caduta.

Midoriya, aveva spezzato il collo di Nomu, come le propria ossa.

L'aria gli morì in petto, mentre dietro di lui, non vi era che il vuoto.

Si lasciò andare in un sonno che per molto tempo credeva di non poter raggiungere.

Scorse, in quei ultimi istanti, uno spiraglio, tra le nuvole contaminate dal fumo e dall'odore pungente del sangue, di quella distesa azzurra che avrebbe voluto toccare con la punta delle dita.

Non credeva che morire, potesse donargli quella pace per cui si era battuto e aveva fallito.

La sua vista, istante dopo istante, si offuscava, rendendo la luce uno spiraglio insignificante.

Finché la notte non lo avvolse, finché quel manto nero, il quale credeva di temere nei giorni dell'infanzia, lo accompagnò nella sua caduta.

Non sentiva il bisogno di respirare a pieni polmoni, non sentiva il bisogno di battere le palpebre.

Todoroki allungò la mano, quasi cadesse pure lui stesso, all'interno della voragine.

Ma l'unica cosa che riuscì a fare, fu sfiorare le dita di Midoriya con le proprie.

"Midoriya" gridò.

E il suo cuore sembrò essere pugnalato da quelle armi che aveva infranto e evitato in precedenza.

Incapace di volare, Izuku, non sarebbe più tornato da lui.

Si afferrò con forza il petto, tremando, guardando con occhi colmi di lacrime le nuvole, contemplando un miracolo degli dei.

Non riuscì a gridare, o emettere alcuna parola.

La sua gola, smorzata dal dolore, non reagiva.

Le labbra spalancate, in quell'urlo che gli avrebbe permesso di esprimere la sua agonia.

Eijiro, tra le nuvole, combatteva contro l'ultimo drago rimasto.

Gli artigli affilati e possenti del nemico lo graffiarono al volto.

Si chiese, in quei pensieri di ormai sconfitta, se Katsuki stesse bene, se avesse annientato metà esercito rivale.

Poi, abbassò lo sguardo, desideroso di vedere quella testa calda che tanto amava, ancora un'ultima volta, ma non scorse che una voragine, dove al suo margine, un mostro veniva strangolato da Midoriya, allo stremo delle forze.

Aveva promesso a Bakugo che sarebbe rimasto al suo fianco, che in quella vita e nelle altre lo avrebbe per sempre amato.

E sarebbe stato così, fino alla fine, perché fosse o morto, o fosse rimasto in vita, lui non avrebbe mai smesso di vivere in Bakugo.

Si voltò, mentre con le proprie fauci strappava la carne del collo del drago nemico, mentre questo, con i propri artigli, strappò il tessuto dell'ala destra.

Kirishima avrebbe desiderato gridare, ma riuscì a vincere, tra il dolore, tra le promesse e il sacrificio.

Cadde nel vuoto, di cumuli di metri, verso il terreno dove si consumava l'ultima azione della guerra.

Nomu cadde, accompagnato da Midoriya, il quale, privo di sensi, non reagì.

Bakugo lo avrebbe odiato, lo avrebbe maledetto e ciò lo face sorridere, con malinconia.

Ricordava le notti insonni, quelle sprofondate nella passione della lussuria, tra il calore dell'unico uomo che avesse mai amato.

Kirishima cadde, nella voragine, trasformandosi nell'umano che era.

Debole, ridicolo, infantile.

Questi difetti, Bakugo, non glieli fece mai pesare.

Le proprie lacrime scivolavano nell'aria, quasi galleggiassero in essa.

Afferrò Midoriya, e con un'ultimo addio, lo spinse oltre la breccia, oltre i margini, da Todoroki.

Shouto vide Eijiro gettarsi all'interno della voragine, finché da essa non risalì Midoriya.

Todoroki lo afferrò con forza, avvolgendo il suo corpo con le proprie braccia.

"Midoriya" lo chiamò, con la voce spezzata "ti prego, rispondimi" il suo corpo, travolto da scosse, prese a muoversi avanti e indietro.

Gli accarezzò i capelli, quei capelli che un tempo erano morbidi e setosi, ora sporchi e umidi.

"torna da me" le lacrime gli rigavano il volto, bollenti, quasi potessero sciogliergli il viso "non ti lascerò, te lo prometto" i propri singhiozzi risuonavano, come in un eco, tra i morti del campo di battaglia "ma torna, ho bisogno di te" lo stringeva, anche se Izuku, ormai non vi era più.

"non mi lasciare" tirò su col naso, scostando Midoriya, reggendolo sulle proprie gambe, mentre con il braccio destro gli sosteneva il collo "non ci riesco senza di te" poggiò la propria fronte sulla quella fredda dell'amato "nulla ha più senso se vai" con il pollice della mano sinistra gli accarezzò la guancia graffiata "ti amo" fece in un sussurro "ti amo" ancora, ancora e ancora.

"riprendi a splendere, mio sole e stelle"


Ho pianto scrivendo questo capitolo.
Tra il sacrificio di Kirishima per salvare Midoriya, e Shouto che distrutto non crede alla morta di Izuku io non ho retto.
In questo capitolo potete comprendere il nome della ff "flightless bird" cioè "uccello incapace di volare" il quale si riferisce a Deku.
Spero di aver trasmesso a voi le emozioni che io ho provato scrivendo tutto questo.
Non sono convinta di aver dato il massimo, ma ci ho provato e spero questo sia uno dei capitoli più emozionanti della ff.
Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo.

Flightless Bird // TODODEKUWhere stories live. Discover now