Capitolo 21

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"ragazzo mio" entrò in sala del trono Toshinori "qualsiasi cosa accada tra te e il giovane Todoroki" gli poggiò una mano sopra la spalla "io verrò sempre a tuo favore" voltando il viso ad osservare le porte aprirsi, e i nobili di casa Todoroki fare la loro entrata.

Lui era in testa, fiero, altezzoso, lo sguardo vitreo e gelido.

Midoriya sentiva il cuore esplodergli in petto, i polmoni privi d'aria e la testa un ronzio fastidioso.

"prego, vogliate accomodarvi" invitò il Re della capitale.

Avevano allestito un'enorme ripianto, per permettere a chiunque di esporre le proprie idee.

All Might non scartava alcuno.

"vorrei iniziare con il presupposto che abbiamo armamenti necessari sia per le nostre, che le vostre milizie, Sire, grazie alla nostra futura regina" fu Aizawa.

Midoriya abbassò il capo a quelle parole.

Shouto lo notò e mai come allora avrebbe voluto averlo tra le braccia, dirgli che lui era tutto ciò che desiderava, non il potere, il castello, il suo cognome, nulla contava se non lui.

"è il mio dono dopotutto" arrossì lei.

Midoriya si sentì tremendamente geloso e irritato dal suo sorriso.

Lei che era perfetta, lei che poteva toccare e amare ciò che spettava a lui di diritto.

"perfetto, vi ringrazio per il vostro sostegno" fece il Re.

Ma alle sue spalle comparve la strega.

Colei che aveva dato vita a tutto quel caos.

"vorrei potervi dichiarare già da ora le vostre perdite" si sedette all'ultimo posto disponibile, Uraraka.

Izuku intervenne, sbattendo le mani con forza sul tavolo "no" fece secco "tu non sai nulla" la guardò con il filo dell'occhio, sperando di farsi capire.

"il trenta percento dell'esercio reale cadrà, mentre quello di casa Todoroki sarà l'ottanta" non gli diede ascolto.

"basta" strinse i denti Midoriya.

"tutti i draghi periranno" fece.

Attorno al tavolo, un sollievo generale.

"anche Kirishima" abbassò il capo, lei.

Bakugo smise di respirare.

Deglutì rumorosamente e voltò, quel minimo possibile, il viso per osservare la reazione di Eijiro.

Ma lui, sorrideva.

"stronzate" dichiarò Katsuki "non sei che una vacca dagli occhi a palla" gridò, alzandosi facendo cadere la sedia in un tonfo secco.

"Bakugo" la voce di Kirishima era bassa, pacata.

"un giorno di questi ti sgozzerò, stronza" conficcò la propria lama nel legno solido del tavolo.

"Katsuki" gli afferrò la pelliccia "ti prego, pensiamoci dopo" lo guardò, maliconico.

Bakugo sentiva gli occhi bruciare e la vista ofuscarsi, ma decise di reggere, di non crollare di fronte a loro, non in quel momento.

Alzò la sedia e si sedette, afferrando la mano di Kirishima sotto il tavolo.

Aveva bisogno di credere che era una farsa.

"Inko" e la sala tacque, di nuovo.

Midoriya non riusciva a reggere oltre "è impossibile, mia madre non verrà in guerra" gridò a squarcia gola contro la strega.

"Izuku, ti prego di controllarti" fu la voce di All Might, cupa, strozzata da quello che Midoriya identificò dolore.

Il ragazzo si sedette, con il cuore ridotto a un muscolo in una perpetua morsa di agonia.

"la perdita che placherà la guerra" continuò lei.

Midoriya voleva farla tacere, voleva che stesse zitta, che non fosse mai intervenuta.

"sarà quella del Re Todoroki Shouto" terminò e scomparve.

Si udiva solo il battito del cuore di Midoriya, prepotente.

"è questo? Midoriya?" chiese Shouto, con le mani strette in due pugni.

Izuku alzò lo sguardo verso di lui, spaesato, non riusciva a vedere i suoi occhi, oscurati com'erano dai suoi capelli bicolore.

"si trattava di questo vero? la verità da cui mi hai tenuto all'oscuro" si alzò di scatto in piedi.

"Shouto" tentò, allungando la mano verso di lui.

"Re Todoroki" lo corresse.

E come scottato Midoriya ritirò il suo gesto.

"possiate scusarmi" terminò Shouto, fuggendo dalla sala.

Momo stava per alzarsi, pronta a seguirlo.

"no" la placò Izuku "qui non siamo nel tuo regno, futura regina" si rivolse a lei furioso, mentre si alzava, all'inseguimento del Re.

Todoroki ricordava il castello, vi era andato tempo fa, con la madre, per questioni che il padre non le volle comunicare, ma in quel momento non importava più, lei non vi era.

Vi era una stanza, dove vi era ospitato, accogliente, modesta, non era il massimo della nobiltà, ma a lui piaceva.

Forse riteneva quella casa sua, più di quella che il padre gli aveva offerto.

Midoriya lo stava cercando, nei giardini non vi era, neppure nelle cucine.

E si arrese.

Forse non voleva essere trovato e Midoriya poteva comprenderlo, ma doveva spiegargli che non era sua intenzione tenerlo all'oscuro.

Voleva solo auto convincersi che la strega dicesse il falso.

Si diresse alle sue stanze, non sarebbe tornato in sala, non dopo quello che aveva fatto, dopo essersi rivolto in quel modo a Momo, lei che non aveva fatto nulla, ma possedeva ogni cosa.

La odiava, per il suo dono, per la sua bellezza, per chissà quale cosa avesse fatto innamorare Shouto.

Aprì la porta delle sue stanze e lo vide osservare la cittadella dalla finestra.

"ti prego di andare via Momo" disse, senza voltarsi.

"ormai, non mi riconosci neppure più"


devo ammettere che scrivere questi pezzi mi ha reso particolarmente triste, se non per la musica che ascolto mentre lo faccio, non riesco senza.
Ma comunque, spero che le espressioni con cui Bakugo, o l'atteggiamento di Midoriya, si rivolge a Momo non vi turbino.
Nel precedente capitolo ho commesso un errore temporale, spero che nessuno se ne sia accorto, ma se sì, mi scuso :)
Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

Flightless Bird // TODODEKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora