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È passata ormai una settimana dalla volta in cui ho incontrato Daniel mentre andavo a comprare il gelato per me e mio fratello. Tutti insieme abbiamo passato un pomeriggio davvero fantastico, e di tanto in tanto mio fratello mi lanciava un'occhiatina furba e io lo guardavo male.
Fatto sta che Daniel ci ha fatto divertire un casino, e da allora abbiamo iniziato a frequentarci di nuovo e non potrebbe andare meglio di così.
<< Potremmo andare al mare un giorno di questi. >> dice.
Lo guardo dritto negli occhi e il mio cuore manca di un battito.
<< Hei. >> mi passa una mano davanti alla faccia facendomi tornare alla realtà: << Hai sentito cosa ho
detto? >>
Scuoto la testa, ma poi annuisco.
<< Si. >> dico.
Inarca un sopracciglio e mi guarda confuso: << Che ti prende? Sei
strana. >>
Incrocio le braccia al petto e sposto il peso da una gamba all'altra: << Io sarei quella strana? >>
Annuisce.
<< Davvero?! Sei tu quello che vuole andare a mare! >>
Fa spallucce: << Si, e allora? >>
<< E allora c'è che a me non piace andare. >> dico con tono un po' troppo alto, infatti le persone intorno a noi, si sono voltate nella nostra direzione. Mia.
Daniel alza le mani: << Allora che ne dici di andare? >>
Lo guardo allibita. << Stai dicendo sul serio? Se mi stai prendendo in giro non è divertente, Daniel. >>
Scuote la testa: << Tranquilla, intendevo solo a guardare. Almeno ti piace guardarlo? >> chiede.
Sospiro e annuisco. << Si, mi piace. >>
<< Bene. Andiamo. >> mi porta un braccio sulle spalle attirandomi a se.
Stranamente questa cosa mi piace e glielo lascio fare.
Saliamo in auto e mette in moto partendo a tutta velocità.
<< Hai fretta? >> chiedo mantenendomi alla portiera.
Si volta verso di me e poi torna a guardare la strada: << No, perché? >>
Indico la lancetta che segna che sta andando a 80 Km/h in città, quando il limite di velocità è 50.
<< Perché stai correndo. >>
Sorride guardando sempre davanti a se: << Hai ragione, vado di fretta. >>
Gli chiedo il perché e lui dice che vuole stare più tempo da solo con me, senza che nessuno possa interromperci.
Non capisco interrompere cosa, ma va bene.
<< Daniel rallenta. >>
<< Okay. >> dice sconfitto e fa come dico.
In meno di dieci minuti arriviamo in spiaggia. Parcheggia l'auto e non appena chiudo la portiera, mi prende per mano e mi trascina via con se.
<< Daniel! >> strillo per la sorpresa.
<< Vieni! >> continua a tirarmi senza mollare la presa.
Saliamo sulla struttura in legno che sta al centro della spiaggia. La stessa che si vede nel telefilm "Baywatch".
Quando ero piccola mi piaceva, e lo vedevo sempre.
<< Ma possiamo stare qui? >> dico guardando la struttura.
Daniel annuisce dicendo che è solamente una cabina, non una proprietà privata.
Ridacchio.
<< Dai, vieni qui. >> mi attira a se e finisco tra le sue braccia.
<< Daniel... >>
<< Non è bellissimo stare qui? >> mi interrompe.
Guardo avanti a me e osservo il mare, calmo, il sole che piano muore in esso gli dona un colore fantastico; difficile guardarlo e non rimanere incantati.
E poi c'è il dolce fruscio delle sue onde che rilassa. Ti dona una calma immensa.
<< È bellissimo. >> dico chiudendo gli occhi e inspirando forte.
<< Si, è vero. >> conferma Daniel al mio fianco.
Apro gli occhi e mi volto verso Daniel.
Lo guardo e penso che sia bellissimo.
<< Sei sicura di non voler fare il bagno? >> dice voltandosi verso di me e io mi volto di scatto verso il mare.
E se se ne fosse accorto che lo stavo guardando? Me lo direbbe? O se lo terrebbe per se?
<< Si, sono sicura. >> dico con tono un po' troppo freddo. È che mi sono agitata al solo guardarlo e ora non riesco a tenere a freno il mio cuore che non smette di battermi all'impazzata nel petto.
<< Non vuoi bagnarti nemmeno i piedi? >> mi prende la mano e allora mi volto a guardarlo, poi poso lo sguardo sulle nostre mani.
<< Di cosa hai paura, tesoro? >>
Risentire questo nomignolo mi fa sussultare. << Non... Non chiamarmi così, ti prego. >> lo supplico.
Fa spallucce: << Perché? Tu eri d'accordo. >> c'è delusione nel suo tono di voce.
Scuoto la testa: << Forse prima si. Ora no. Non voglio, ti prego. >>
<< Cosa è cambiato, Kristeen? >>
<< Niente. Non è cambiato niente. È solo che non voglio più che mi chiami in quel modo. Ho un nome, lo hai appena detto, puoi sempre usarlo. Non devi per forza chiamarmi con quel tuo nomignolo, non ne hai motivo. >> okay, ora mi sto davvero agitando. Cosa mi sta succedendo?
<< Va bene. Kristeen, stai bene? >> chiede preoccupato.
Annuisco.
<< Hai mangiato? >> chiede. Ed ecco di nuovo con la solita storia.
Scuoto la testa. << Possiamo andare a casa? >> mi porto le mani alla testa perché ho avvertito una lieve fitta alle tempie.
<< Ti porto prima a mangiare. >>
<< Per la miseria, Daniel! Riportami a casa! >> alzo troppo la voce e la fitta diventa sempre più forte.
<< Perché tieni le mani alla testa? Ti fa male? Vuoi che ti porti in ospedale? >>
<< Daniel, no. Voglio andare a casa. Solo a casa, ti prego non insistere. Voglio andarmene a casa. >> cerco di avere un tono più pacato, ma a volte la sua insistenza mi fa arrabbiare ed esplodo.
<< Okay. >> dice afflitto.
Il tragitto in auto lo facciamo in totale silenzio, nessuno dei due apre bocca, Daniel tiene gli occhi fissi sulla strada, io invece guardo fuori dal finestrino.
Non appena si ferma davanti casa mia, scendo dall'auto e lo saluto freddamente con un semplice "ciao", e lui fa lo stesso.
Non appena varco la soglia di casa, mio padre mi viene incontro.
<< Tesoro, già di ritorno. Perfetto. Ho invitato Hanna per cena. Voglio presentarvela. >>
La testa mi scoppia e l'unica cosa che voglio è sdraiarmi sul letto e starmene da sola. Non ho voglia di vedere né sentire nessuno.
<< Porterà anche le figlie? >> chiede Vincent sempre curioso.
Nostro padre annuisce e mio fratello vuole subito essere aiutato ad arrivare in camera per darsi una sistemata o per sistemarsi del tutto.
<< Io me ne vado in camera mia. >> dico ignorando l'entusiasmo di entrambi.
<< Kristeen. >>
Mi fermo e mi volto verso mio padre.
<< Non... >>
<< Non mi sento bene. Scusa, con tutto il rispetto ma non ho voglia di vedere né sentire nessuno. >>
Vedo la delusione nei suoi occhi, ma annuisce e mi sorride dolcemente.
<< Vuoi che ti porti una camomilla? >>
Scuoto la testa e lo ringrazio. Gli dico che ho solo bisogno di riposare e me ne vado in camera.

Ieri sera sentivo le chiacchiere di Hanna e le sue figlie. Sembrano davvero molto divertenti e interessanti. Mi è dispiaciuto non averle potuto conoscere, ma proprio non ce la facevo.
Ho detto a mio padre che se vuole, uno di questi giorni può invitarle a pranzo, così che possa conoscerle anche io.
<< Come ti senti? >>
Alzo gli occhi al cielo: << Papà, è la quarta volta che me lo chiedi. >>
Fa spallucce: << Lo so, ma ieri mi hai fatto molto preoccupare. >>
Scuoto la testa: << È tutto okay, sto bene. Tranquillo. >> lo rassicuro.
Mi sorride e io me ne ritorno in camera.
<< Che disordine! >> mi passo le mani tra i capelli. Poi guardo il cellulare e lo prendo, vado nei messaggi di WhatsApp e rileggo il messaggio che mi ha inviato ieri sera Daniel.
"Mi dispiace davvero tanto per aver insistito. Non voglio che ti succeda niente di male per questo volevo aiutarti. Scusami. Spero di vederti domani. Un bacio e buonanotte."
È davvero dolce e ammetto di essere stata troppo crudele con lui ieri sera, per questo l'ho invitato a prendere un caffè insieme.
Arrivo al Bar Café che si trova a pochi chilometri da casa mia e prendo subito posto.
<< Ciao, Kristeen. >> Daniel si avvicina al tavolino e si siede accanto a me.
<< Ciao, Daniel. >> sposto lo sguardo da lui alle mie mani che tengo poggiate sul tavolino.
<< Cosa hai preso? >>
<< Eh? >>
<< Cosa hai ordinato? >>
Scuoto la testa: << Ancora niente. Sono arrivata da poco. >>
Annuisce e chiama la cameriera con un'alzata di mano.
<< Salve, volete ordinare? >> prende  block notes e penna.
<< Io prendo un caffè. >> dico.
<< Due. >> fa segno "due" con le dita.
<< Amaro, grazie. >>
La cameriera scrive, annuisce e va via.
<< Lo prendi amaro? >>
Daniel annuisce e mi sorride.
<< Senti... >> picchietta un dito sul tavolino e la cosa mi innervosisce un po'.
<< Cosa c'è Daniel? >> dico con voce strozzata. La sua espressione mi terrorizza.
<< Mi dispiace, non volevo essere così... insistente. Come ho detto per messaggio non voglio assolutamente che ti accada nulla di male. >>
Gli sorrido: << Lo so, Daniel. Volevo chiederti scusa anche io. Sono stata troppo dura e fredda con te. Sapevo perfettamente che lo facevi per il mio bene, perché volevi aiutarmi. >>
<< Si, ma... >>
<< Ma io mi sono agitata come un idiota e mi sono comportata da
schifo. >>
<< Kristeen. >>
<< Daniel... Ti prego... Mi... >>
<< Kristeen! >> mi sento chiamare e riconosco all'istante questa voce.
Mi volto e proprio come immaginavo, Dan sta venendo nella nostra direzione ed è accompagnato da Mary.
<< Ciao ragazzi! >> mi alzo per salutarli calorosamente sono lo sguardo clinico di Daniel.
<< Cosa ci fai qui? >> chiede Dan.
Alzo gli occhi al cielo. << Cosa si fa in un bar? >> dico divertita.
<< Mangi pizza? >> dice sarcastico.
Scoppio a ridere: << Ma che
divertente. >>
<< Si, a pranzo la fanno. >> interviene Daniel tutto d'un tratto e ci voltiamo tutti verso lui che se ne sta seduto tranquillo ad osservarci.
<< Davvero? >> chiede Mary e lui annuisce. << Visto che siamo tutti qui, che ne dite di rimanere a pranzo? >> proporne e l'idea non è male.
Accettiamo tutti la sua proposta e ci sediamo in quattro al piccolo tavolino.
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Fotografandoti{COMPLETA}Where stories live. Discover now