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<< Cosa sei venuto a fare? >> dico alzando la voce per farmi sentire.
Il concerto è iniziato già da un po' ed è tutto un baccano.
Ad ogni canzone dei Maroon 5, tutto il pubblico canta a squarciagola, si dimena e io soffoco in mezzo a questo pubblico scatenato.
<< Perché, non potevo
raggiungervi? >> chiede sorpreso e un po' dispiaciuto.
Inclino la testa di lato, << Io... Non ho detto questo. >>
Annuisce e incrocia le braccia al petto.
<< Se non avessi riattaccato prima, mi avresti sicuramente detto di non venire, ma non hai potuto farlo perché non te ne ho dato l'occasione, ma ammetti che è quello che volevi
fare. >>
Ha ragione. Ha perfettamente ragione.
<< Daniel! >> urlo il suo nome.
Mi guarda e aspetta che parli, ma non riesco a parlare perché tutto questo baccano me lo impedisce.
Mi volto verso il gruppo tanto amato dal mio caro fratellino e strillo: << Ah! Maledetti! State zitti! >>
Urlo un po' troppo forte, e me ne rendo conto perché mio fratello e alcuni dei suoi amici si sono voltati nella mia direzione.
<< Non riesco a parlare! >> frigno.
Vedo Daniel ridacchiare, mi prende un polso e mi avvicina a se.
<< Chi è? >> chiede mio fratello lanciando un'occhiataccia a Daniel.
<< Il mio capo. >> dico.
<< Ma il tuo capo non è Freddy? >>
Annuisco. << Lui è il fotografo, lavoriamo insieme da qualche settimana. >>
Mio fratello annuisce e Daniel stringe la presa sul mio polso. Gli rivolgo un'occhiata confusa, << Posso rubartela? La tua sorellina. >>
Vincent sposta lo sguardo da Daniel su di me, e poi di nuovo su Daniel.
<< Riportala indietro. >>
Daniel ammicca e annuisce.
<< Vincent? >>
<< Se ti ha raggiunta fin qui dovrà sicuramente parlarti di lavoro. >>
<< Ma sono venuta con te. >>
Scuote la testa: << Ci sono i miei
amici. >> dice indicandoli e io seguo il suo gesto. << Vai. >>
E non appena Vincent finisce di parlare, Daniel mi porta via con se.
<< Daniel! >> strillo, ma ovviamente non mi sente perché la musica sovrasta la mia voce.
Continuo a chiamarlo, ma niente da fare. Solo quando ci allontaniamo del tutto dal concerto riesco a parlargli.
<< Vorrei tanto sapere perché fanno concerti a quest'ora del giorno. >> borbotta.
Incrocio le braccia al petto e lui mi imita. << Guarda, non lo so, e vorrei saperlo anche io. >> mi sento un po' stordita.
Non sono abituata alla musica ad alto volume, figuriamoci ai concerti e a tutto il caos che provocano. Mi guarda senza aggiungere altro.
<< Daniel, è successo qualcosa? >> chiedo, dato che è voluto per forza venire qui.
Scuote la testa, << Perché
dovrebbe? >>
Faccio spallucce, << Non lo so. Molto probabilmente ho pensato che ciò che ha detto mio fratello Vincent fosse sensato. Se sei venuto fin qui deve essere per forza per lavoro, quindi ti chiedo: è successo qualcosa? >>
Si raddrizza, << E io ti chiedo ancora: Perché dovrebbe succedere
qualcosa? >>
Mi porto una mano alla fronte e poi me la passo tra i capelli portandoli all'indietro.
Molte volte avrei voglia di tagliarli, ma poi penso che mi dispiacerebbe troppo perché adoro i miei capelli e allora lascio stare.
Sono neri, lunghi e così morbidi che mi dispiacerebbe troppo tagliarli.
Guardo Daniel confusa: << Perché allora hai fatto di tutto pur di venire qui? >> chiedo.
Fa spallucce e mi si avvicina, mi prende per le spalle: << Non posso bere un caffè con la mia collega di lavoro? >>
I suoi occhi verde-azzurri sono fissi nei miei.
Gli sorrido: << Hai scelto il giorno sbagliato per bere un caffè con la tua collega di lavoro, Daniel. >>
Sbuffa. << Lo so. >> mi guarda con occhi ridotti a due fessure e si porta una mano al mento: << Ma non credo sia del tutto sbagliato. >>
Inarco un sopracciglio.
<< Tuo fratello è con gli amici al concerto, tu sei qui con me. E sei libera. Quindi non credo sia del tutto sbagliato come giorno, credo sia perfetto. >> continua.
Incrocio le braccia al petto: << Perché vuoi prendere a tutti i costi questo caffè? >>
Fa spallucce con noncuranza, << Non posso offrire un caffè alla mia
collega? >>
Sospiro: << Non siamo colleghi. Tu sei il fotografo, io la modella. Finito il lavoro non ci rivedremo più. >>
Si finge offeso: << Come sei cattiva. >>
Faccio una risata nervosa e gli chiedo il perché.
<< Perché potremmo rimanere buoni amici. >> dice rivolgendomi un sorrisone tutto denti.
Ridacchio.
<< Vuoi rimanermi amico? >>
Annuisce. << Perché non dovrei... >>
Scuoto la testa, << Perché probabilmente non sarei un'ottima amica. >>
Mi si avvicina e mi prende per le spalle.
<< Io non credo. >>

Siamo al bar da dieci minuti e Daniel ha ordinato di tutto e di più. Sembra si debba sfamare un esercito per tutto quello che ha ordinato.
<< Mangerai tutto questo? >> dico divertita, lui scuote la testa e lo guardo confusa.
<< Come no? >>
Indica me << È per te, tesoro. Non hai una bella cera. >> dice.
Mi porto una mano sul petto, << Io non mangio tutta questa roba. Cosa ti salta in testa? Che ti prende? >> dico esasperata.
<< Mi prende che non mangi. >>
Alzo gli occhi al cielo. Ecco un altro da mandare al paese!
<< Smettila, Daniel. Fatti gli affari
tuoi. >> sbotto.
Incrocia le braccia: << Ma io me li faccio! >> agita le mani in aria << sei la modella e se ti sentissi male, il lavoro verrebbe sospeso e quindi addio
grana! >>
Trattengo il respiro.
<< Sto bene così. >> dico irritata.
Daniel mi lancia un'occhiataccia e fa segno di mangiare.
Scuoto la testa: << Non mi puoi costringere. >>
<< No. Certo che no. Ma forse se te lo chiedessi per favore... >>
<< Sarebbe lo stesso fiato sprecato, quindi evita. >>
Sospira, si alza, prende la sedia e la sposta in modo da sedermi accanto.
Seguo ogni suo movimento confusa. Che intenzioni ha?
Siede accanto a me, mi porta un braccio sulle spalle e mi avvicina quanto più possibile a se.
<< Tesoro, so che vuoi tenerti a tutti i costi questo lavoro, so che vuoi essere perfetta per questo lavoro, ma credimi, non mangiando non concludi nulla. Se ti sentissi male, lo perderai lo
stesso. >>
Inarco un sopracciglio e mi sciolgo dal suo "abbraccio".
<< Che ti importa? Non hai detto che se mi sento male, il tuo lavoro andrà a puttane e quindi niente grana? >>
Lo osservo un attimo, poi distolgo lo sguardo, posandolo infine sulle mie mani incrociate poggiate sul tavolino.
<< Okay, forse ho esagerato. >>
Scuoto la testa: << È da egoisti quello che hai pensato, ma Daniel, credo tu faccia bene. Pensi a te stesso e credo che sia la cosa migliore che tu possa fare. >>
Mi osserva attentamente, poi mi sposta una ciocca di capelli che mi è ricaduta sul viso e me la porta dietro l'orecchio.
<< Non sono così egoista come
credi. >>
Gli sorrido.
<< Davvero. >> ribadisce.
<< Daniel, grazie per l'interesse, ma ora preferisco tornare da mio fratello, non mi sembra giusto che io lo abbia lasciato da solo. >>
Scuote la testa e poggia la mano sulla mia, ma io la tiro via, e lui in un certo senso sembra rimanerci male.
<< Non è da solo, ci sono i suoi amici con lui. >>
Mi alzo e faccio per andare via, ma lui si alza di colpo e mi blocca per un polso.
<< Okay, mi dispiace. >>
Mi volto a guardarlo: << Per cosa? >>
Sospira e mi lascia andare: << È che mi preoccupi. Sei davvero pallida. >>
Gli sorrido debolmente: << Perché ti preoccupi così tanto... >>
Lui mi sorride e si passa una mano tra i capelli.

Fotografandoti{COMPLETA}Where stories live. Discover now