Capitolo -32-

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Pioggia. Pioveva dalla sera prima.

Nuvole tristi coprivano il grigio cielo e il freddo si faceva sentire sempre più. Un solo mese prima delle vacanze natalizie: le più attese dalla maggior parte degli studenti.

<<Bene. Domani ci vedremo per la verifica che vi avevo già comunicato, mentre i compiti vanno per la lezione dopo. Buona giornata ragazzi. >> il professore di fisica uscì dalla classe portando con sé la sua valigia.

Merida guardò speranzosa Hiccup, ma solo per pochi secondi ad intervalli irregolari: non era pronta per la verifica e si ricordava del momento in cui si erano detti che si sarebbero aiutati a vicenda; ma ora come avrebbe fatto senza una spalla su cui appoggiarsi, e non solo per la verifica, dopo che l'intero gruppo era andato in frantumi? Era cosciente di dover porgere delle scuse per prima ai suoi amici, ma anche l'orgoglio che provava le impediva di agire usando le giuste azioni. Sospirò. 

Come anche Hiccup. Sì, perché lui si era accorto che Merida lo fissava spesso, però non poteva pretendere che andasse da lei così, di punto in bianco, pensando di lasciare a lui l'ingrato compito di sistemare i pezzi del puzzle che avevano come immagine da ricomporre il gruppo.

Prese la matita tra le mani e aprì il libro di letteratura, sistemando i vari appunti presi la lezione prima: non ne aveva avuto il tempo il giorno precedente perché si era dovuto concentrare sulla preparazione alla verifica di filosofia e sui compiti di scienze, e si era perso anche nei suoi disegni.

Nel frattempo la pioggia aveva iniziato a scendere più velocemente e con più forza. Si sentì anche il suono di un fulmine e con la precisione di un orologio svizzero, contati otto secondi perfetti, anche l'effetto visivo del fulmine, e cioè l'improvvisa luce nel cielo, apparve; Elsa osservò la pioggia con la meraviglia di una persona che la vede per la prima volta: ed era proprio questa l'emozione che provocava in lei quel fenomeno atmosferico, che non tutti amavano, ma che le donava una tranquillità illusoria e un lieve sorriso sul volto.

Tutti gli studenti all'interno della classe attesero l'arrivo della prof. mentre iniziarono a spostare i banchi, separandoli, creando una confusione generale: chi era agitato, chi calmo, chi sfogliava le pagine del libro furiosamente e chi rileggeva ogni singola parola temendo di poterla dimenticare.

<<Ehi... >> Elsa stava spostando il suo banco più avanti, rimanendo accanto alla finestra, mentre Merida accanto a lei stava imponendo una considerata distanza tra i due banchi. Era già la quattordicesima volta in una settimana che Jack stava tentando un approccio di conversazione con Elsa; ma la bionda non se la sentiva di parlare con lui. Lo ignorò, fingendo di non averlo sentito e il ragazzo abbassò lo sguardo, abbattuto nuovamente.


Nella L i ragazzi erano intenti ad ascoltare la lezione di arte medievale, chi annoiato, chi apparentemente attento, chi trovando un'altra occupazione come Eugene; il ragazzo alternava lo sguardo tra le immagini sul libro di arte, la prof. e il libro di chimica sotto il banco, preoccupato. Temeva di essere scoperto mentre ripassava un'altra materia per l'interrogazione dell'ora dopo.

Kristoff, accanto a lui, riscaldato da una felpa pesante e dal termosifone acceso, lo osservava di sottecchi, indeciso. Non si erano più parlati, nonostante fossero compagni di banco ormai fissi e a lui questo dispiaceva; ma Eugene sembrava non voler iniziare nessuna conversazione con il biondo.

<<Signorino Fitzherbert, cosa sta ripassando sotto al banco? >> l'improvvisa domanda della prof. lo fece sobbalzare e sospirare. <<Scusi, prof. >>

Tutta la classe ridacchiò, sollevata che la prof. avesse smesso un attimo di parlare di arte medievale: avrebbero preferito una lezione sull'arte moderna, contemporanea, o anche solo che non fosse collegata al Medioevo.

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