Capitolo -20-

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Non ne aveva il coraggio. Osservava quel foglietto piegato e poggiato lì nell'ultimo cassetto aperto della sua scrivania. Aveva paura. Paura di averla delusa. Paura di essere un mostro come lei tante volte si era definita. Paura di... tutto.

Era una sera di pioggia quella di quel sabato. Sarebbe stata ancora lì, a ricordare i bei momenti passati insieme alla sorellina, a fantasticare su quei mondi lontani... a fare ancora quegli incubi che la tormentavano, che non la facevano dormire la notte, che la terrorizzavano. Così simili a quelli che faceva fino a poco tempo prima, ma peggiori. Le sembrava di viverli, di esserci dentro e poi... la maggior parte delle volte si svegliava dimenticandoseli.

Con lo sguardo perso nel vuoto e l'ennesimo libro tra le mani sentiva il rumore dell'asciugacapelli che stava usando la sua compagna di stanza.

Le piacevano i suoi capelli ricci: anche lei li voleva avere così belli e voluminosi! I suoi erano lisci come l'olio, così perfetti... ma si sa che non ci si accontenta mai di quello che si ha.

Però era quello desiderava. In fondo avrebbe solo voluto avere dei capelli più mossi e lasciarli sciolti ogni volta che voleva. Lei, che quand'era piccolina si divertiva a pettinare la sorella e a creare nuove acconciature; che portava sempre la treccia, la sua preferita...

<<Basta non ne posso più! >>

Elsa sussultò risvegliandosi da quello stato di isolazione e puntando i suoi occhi in quelli di Merida, di fronte a lei. Non si era accorta dell'asciugacapelli spento e del suo arrivo; e nemmeno del pugno che aveva dato sul suo letto mentre si sedeva a gambe incrociate davanti a lei. Leggeva nel suo sguardo tanta frustrazione, ma non riusciva a capirne il motivo.

<<Basta, non ce la faccio a vedere più il terrore nei tuoi occhi! Dimmi che ti succede perché io non mi muovo da qui se non lo fai! >> Merida la guardò intensamente mentre Elsa sgranava gli occhi e cercava di evitare quello sguardo pressante.

Tutto quello che la rossa voleva fare era aiutare l'amica per non vederla più soffrire in silenzio. La vedeva chiudersi in sé stessa, rinunciare alle mattinate al bar in compagnia, ai pomeriggi in cui si parlavano velocemente e alle serate in cui condividevano hobby e opinioni.

La bionda d'altronde voleva solo un po' di pace e felicità. Voleva allontare Merida da lei, ma nello stesso tempo la voleva accanto a sé per dimenticare tutti i suoi problemi.

Lo squillare del cellulare di Merida diede vita a due reazioni differenti da parte delle ragazze; la rossa osservò il mittente della chiamata con curiosità, mentre la bionda sbuffò spazientita e si buttò all'indietro nel letto.

Merida si chiese il perché di quella reazione mentre rispondeva a Jack. Il motivo però era che Elsa era stanca; le sembrava che Merida non fosse la sua vera compagna di stanza visto che il tempo passato fuori era molto di più di quello passato lì con lei; non era gelosa. Voleva solo l'affetto della ragazza. Più rifletteva e più le sembrava che la solitudine fosse la sua vera compagna di stanza.


D'altronde Anna non faceva altro che restare attaccata alla finestra osservando le goccie di pioggia scendere copiose, in una gara senza fine.

Tutto le sembrava andare male, e nemmeno le nuvole scure le davano un motivo per essere di buon umore.

Avevano passato quel sabato un po' tutti giù di morale. Merida era estremamente irritabile e stressata, ma lei non ne sapeva il motivo: ipotizzava fosse a causa di qualcuno che lei non conosceva. Hiccup e Jack se n'erano tornati in camera strani e irrequieti. Kristoff era perennemente triste e non aveva detto nemmeno una parola. Eugene e Rapunzel invece avevano litigato per una motivazione che lei non aveva capito.

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