Cap.32

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Il fatto che nessuno in classe si sia disturbato a chiedermi come mai per quasi una settimana non ci sono stata, mi fa pensare veramente tanto.
Senza Riccardo non sono nessuno.
Solo ora mi accorgo di essere la sfigata solitaria della classe, quella che nei film nessuno conosce abbastanza da rendersi conto che è lì in un angolino ad aspettare che succeda qualcosa di diverso nella sua vita. In poche parole la mia vita dipende da lui, la sua presenza è così importante che riesce a nascondere perfettamente la verità sia ai miei occhi che agli occhi degli altri. Per tutti questi anni ho dimenticato chi sono veramente.
Comincio a pensare che l'arrivo del ragazzo che ho ora accanto non potrebbe che fare lo stesso effetto, a quanto pare senza Riccardo il mio intuito funziona comunque.
"Eyh, ti va un passaggio a casa?" Mi chiede dopo avermi seguita per tutta la scuola come un cagnolino fedele
"No grazie"
"Andiamo, insisto...casa tua non è poi così vicina"
"Non serve"
"Non costringermi ad obbligarti"
Il freddo, il mal di testa che mi porto dietro da ieri sera e il senso di solitudine mi irritano già abbastanza, non ho bisogno di lui.
"E perchè dovresti? E poi devo ripeterti il discorso di stamattina? Ti ho detto di trattarmi come tratti gli altri della classe"
"Ma perchè mi odi così tanto? Non credo di aver fatto niente di male" dice uscendo un pacco di sigarette dalla tasca per prenderne una.
È la sua maledetta copia.
"Scusami ma devo andare" dico voltandongli le spalle e cominciando a camminare. Sento ancora la sua voce dire qualcosa di incomprensibile, ma non mi volterò.
"È la sua maledetta copia" mi ripeto

Flashback

"Mi scusi per il ritardo prof" un ragazzo biondino occhi azzuri si fa spazio per la classe attirando l'attenzione di tutti
"Fare tardi il primo giorno di scuola" penso "facile capire che tipo è"
"Tu sei?" Chiede il prof scorrendo il dito sulla lista di nomi sul registro
"Riccardo"
"Il cognome imbecille" penso
"Cognome" ecco...
"Marcuzzo"
"Intelligente scelta quella di arrivare in ritardo il primo giorno di scuola, siediti pure quì in prima fila" dice il prof.
Deve aver capito anche lui il tipo di ragazzo che si trova d'avanti, il diavolo con l'aspetto da angelo.
"Ciao" mi dice sedendosi accanto a me
Saluto sorridendogli e torno a infastidire le pagine del diario.
"Ragazza di poche parole?"
Mi chiede, sorrido ancora ma dubito che se ne sia accorto.
"Mi sa proprio di si" continua "come ti chiami?"
Alzo lo sguardo verso di lui commettendo l'errore più grande della mia vita: fissarlo degli occhi.
Imbambolata rimango in silenzio come calamitata da quell'azzuro agghiacciante, così bello che mi è quasi impossibile svegliarmi.
"Eyh?" Solo quando mi passa una mano d'avanti agli occhi riesco a spezzare il contatto visivo, che stupida che devo essergli sembrata.
"Ok" ride "mi basterà chiamarti strana"

"Strana"...come ho potuto non accorgermene prima? Eppure era tutto così chiaro.
Non riuscivo a capire cosa ci fosse di così irritante in questo ragazzo da obbligarmi a tenerlo lontano quando avevo tutto sotto gli occhi.

Flash
"Eyh strana" mi chiama
"Posso offrirti un passaggio?" Mi chiede indicando la sua auto con la sigaretta che ha tra le dita
"Tu hai la patente?" Chiedo a bocca aperta.
"Se sali ne parliamo in macchina" sorride
"Ecco io..."
"Basta con la timidezza, sali e basta"
Non so come e perchè, ma le mie gambe mi portano dritta verso di lui prima che potessi pentirmene

Sorrido ripensando a quel primo giorno di scuola, è stato lì che la mia vita è cambiata drasticamente, ma ora c'è una sorta di brutta copia che vuole intromettersi e prendere il suo posto.
"Angelica" mi chiama
"Ancora? Lasciami in pace"
"Andiamo, sali e basta"
"Smettila" grido "smettila"
"Eih eih, calma" mi si avvicina stringendomi la mano che gli ho puntato contro portandosela al petto.
"Non voglio costringerti a fare niente, ti ho solo offerto un passaggio...mi hai fatto capire che non ti interesso dal primo momento in cui ti ho vista, sto solo cercando di fare amicizia."
"Io...io"
"Permettimi di farti cambiare idea" dice tenendo ancora la mia mano stretta nella sua. È un gesto così caldo che i suoi occhi color ghiaccio e le mani fredde rovinano, una piccola cosa che fatta da Riccardo ha tutto un altro effetto e che aumentano ancora di più la mia nostalgia.
"Credimi, non ho niente contro di te, solo che...è un momento difficile. In pratica sei arrivato al momento sbagliato nel punto sbagliato" dico tirando via la mano. Lo guardo negli occhi sperando che riesca a capire che non sono felice di quello che ho detto e ho fatto e vado via.
Il fatto è che ora mi sento in colpa.
Lui è stato così dolce da quando ci siamo conosciuti, ma c'era qualcosa che mi impediva di prendere la cosa con felicità e ora credo di aver capito il motivo.
Ho paura, ho il terrore che qualcun altro possa prendere il posto di Riccardo.
Il mio istinto ha notato prima del mio cervello tutti i collegamenti tra quei due e mi ha letteralmente comandata di starne all'erta.
Ma io non sono così, non avrei mai detto a nessuno "vai via che non sei degno di entrare nella mia vita", dopotutto se sopporto Paola posso sopportare tutti.
Torno a casa d'istinto, con le gambe che camminano per abitudine e i piedi che scalciano qualunque cosa trovano d'avanti.
Non posso costringermi a restare sola fin quando Riccardo ritornerà a scuola, non posso diventare dipendente da quel ragazzo e non posso trattare male la gente come se nulla fosse.

SPAZIO AUTRICE
sorry per il ritardo, buon pranzo.

Amore || Riccardo MarcuzzoWhere stories live. Discover now