Cap.6

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E' finalmente arrivata l'ultima ora. Posso finalmente godermi l'ora di palestra, stendermi su un materassino e dormire, ma no, tutti devono sempre avercela con me.

"venite a giocare, non siamo abbastanza" gridano dal campo

Non bastava uscire nella palestra scoperta (e quindi niente letto provvisorio per me), no.

Ora tra tutte le persone presenti proprio io dovevo scomodarmi? sì, proprio io che ero pronta a sprofondare nella sedia che avevo rubato al prof.

Fortunatamente Riccardo è già in campo, sotto rete nella squadra avversaria e sapendo ormai che la palla a volo non fa per me, mi piazzo difronte a lui per fare quello che so fare meglio: distrarlo.

"ehi Riki...Riki, Riki....Riki, Riki, Riki..."

"cosa vuoi?"

"ciao" sorrido. Mi volto verso gli altri per vedere chi batte e..perfetto, vinciamo"

"Palla" Grida

Diciamo che a parte me, nella squadra sono tutti forti, quindi faranno bene a darmi un buon motivo per non aver più dormito.

"Riki attento, Riki la palla, prendila!"

"stà zitta"

"ma guarda che schifo, un capello"

"da quanto i capelli ti fanno schifo?"

"da quando ti sognai biondo con i capelli lunghi fino al sedere, ti giuro, facevi schifo"

"cos'è che hai sognato?" ride prestandomi finalmente attenzione

"ma dobbiamo giocare per forza?" chiedo stufa, vedere una palla che fa avanti e dietro mi fa solo girare la testa

"ti ricordo che siamo nel bel mezzo di una partita, non sono neanche tenuto a risponderti"

"ma mi sto annoiando...non so giocare, sono stanca e ho anche mal di testa" non è una scusa per uscire dal campo, sto veramente cominciando a sentirmi debole

Riccardo si ferma un attimo a guardarmi e si avvicina alla rete

"Angelica sei bianchissima" dice aggrappandosi alla rete per avvicinarsi a me, allunga una mano come per toccarmi la fronte ma prima che lui possa farlo sento una botta in testa: la palla.

"invasione" si sente gridare e subito dopo la botta.

Mi si chiudono gli occhi per un attimo e le mie ginocchia toccano terra

"Angelica" sento Riccardo chiamarmi e subito me lo ritrovo affianco "come stai?"

"male" sussurro e mi lascio tirare su.

Lo abbraccio per provare a camminare ma i muscoli sembrano non rispondere, mi sento debole, stanca come la sera di un lunedì.

"tu e quella stupida dieta" mi sgrida "devi mangiare cazzo"

"io mangio, mangio anche troppo" dico a bassa voce, è il massimo che riesca a fare

"ma cosa vuoi dimagrire? ti stai fissando, andrà a finire che ti ammalerai veramente"

"ti ho detto che mangio" provo a gridare

"non prendermi in giro"

"non sto scherzando, tu non puoi sapere quando, come e dove mangio, quindi non dire cazzate"

"è evidente che sei debole"

"avrò semplicemente preso un virus, sto bene"

"ti avrei già mandata a quel paese se non dovessi accompagnarti a casa"

Amore || Riccardo MarcuzzoWhere stories live. Discover now