Cap.14

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È ormai da una settimana che Riccardo studia nella scuola di amici.

Tra non molto cominceranno a trasmettere le puntate in tv e credo che sarà l'unico modo per sentirlo dato che per 7 lunghi giorni non si è fatto vivo.

Spero solo che siano delle regole della scuola, dalla serie "niente deve uscire da queste porte" *(Accademia di Socrate mode on) * ((Nell'accademia di Socrate era vietato far uscire le conoscenze all'esterno.)) .... O se non fosse per questo, vuol dire che si è letteralmente scordato di me.

"Angelica? ANGELICA" sento urlare.

Era la prof di inglese

"Ripetimi tutto quello che ho detto"

"Io? Ehm...cioè...diciamo che...lei ha detto che in pratica..."

"Che in pratica non stavi ascoltando"

"Ecco..."

"Continua a leggere tu, diciamo che non sei così eccellente nella mia materia...non ti puoi permettere di non ascoltare"

Certo, e l'inglese è la materia più importante perché ti permette di comunicare con gli altri e poi nel tuo lavoro ti servirà se vuoi fare strada, o se comunque vuoi rimanere in Italia comunque ti prenderanno in giro per la tua pronuncia e i produttori discografici si metteranno a ridere di te e anche se sei brava non ti prenderanno come è successo a quello stupido del mio alunno che non stava mai attento in classe ed è andato a fare figure in televisione e ora anche quell'altro là, Riccardo, speriamo che non mi fa fare figure pure quello che qua poi quella che ci va di mezzo sono io che tutti danno la colpa a me e alla fine la figura la faccio io.

Non capirò mai come fa ogni volta a dire tutto questo senza prendere fiato, beata lei.

Lentamente le 5 ore di scuola passano e con loro anche il mio ultimo briciolo di voglia di studiare.

Per tutto il pomeriggio mi rifiuto di aprire anzi, di vedere libri e quaderni, dopotutto di sabato ce n'è solo uno a settimana e va vissuto al meglio.

Stesa sul divano a far niente mi passa per la testa di chiamare Riccardo, ma niente, il telefono squilla a vuoto.

È strano.

Dovrebbe essere come minimo scarico e spento se non possono usarlo nella scuola, quindi perché risulta acceso?

Provo a richiamarlo ma niente, non risponde.

Sbuffando lancio il cellulare dall'altra parte del materasso e mi copro la testa con il cuscino, non riuscirò mai a passare altri mesi in questo stato.

Quando vibra il telefono quasi mi sale il cuore in gola, ma è Paola.

"L'offerta è ancora valida? Usciamo stasera?"

Questo è un miracolo.

"Si, ti prego portami via da qui, ho bisogno di bere" avrei voluto dirle, ma lei non era Riccardo, neanche le parolacce erano ammesse nella sua vita, figuriamoci l'alcol.

"Certo, alle 8 in villa, ci vediamo lì" ma io ho proprio bisogno di divertirmi.

È quando apro l'armadio che mi colpisce il dilemma più duro: come devo vestirmi per uscire con Paola? Ormai i nostri mondi sono completamente diversi.

Inutile dire che la mia stanza da essere una fantastica reggia da principessa, si è ormai trasformata in un campo di battaglia.

Ci sono vestiti ovunque ma neanche una semplice t-shirt sembra andare bene.

Mi obbligo a respirare profondamente e decido di separare le magliette dai pantaloni.

L'orologio segna ancora le 7, se non mi trucco (e non lo farò) sarò in perfetto orario.

Amore || Riccardo MarcuzzoWhere stories live. Discover now