Cap. 29

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Dopo aver ripreso le forze, la voglia di tornare del caos profondo non mi tocca per niente, anzi, l'unica cosa che farei di mia spontanea volontà è tornare a casa.

Annoiata mi alzo e vado verso la parte scoperta del bar.

Dopo neanche 2 passi decido di tornare tra i 2 scaffali curvi pieni di strane bottiglie, l'alcova che creano è molto più accogliente di tutto il resto.

Mi avvicino ad uno degli scaffali e comincio a fissare tutte le bottiglie come una vera intenditrice, quando poi non so neanche la differenza tra le birre...

"signorina" mi chiama un ragazzo dall'altra parte del bancone "un mojito per favore"

"oh no, io non..." che cazzo è un mojito

"subito" il barista mi tira accanto a lui e mi passa un bicchiere, bene, è cosa dovrei farci io?

"prendi il tumble" mi dice indicando una parte imprecisa da qualche parte mentre versa uno strano liquido viola in altri 2 bicchieri

"il coso per mischiare gli ingredienti"

"ah..." il coso per mischiare gli ingredienti...e com'è che è fatto? no perché non ricordo, cerco che so cos'è...

Solo dopo essere rimasta immobile a fissarmi intorno mi accorgo che lo strano coso che lui aveva in mano serve proprio a mischiare tutti quei liquidi colorati, così ne cerco uno uguale e glie lo porto.

"zucchero, menta e succo di lime"

"ma non ne sono capace"

"ti conviene sbrigarti, quel ragazzo non aspetterà ancora per molto"

Accompagnata dalle peggiori bestemmie, comincio a cercare le cose e provo ad imitare i suoi gesti con il coso per mischiare.

"ora rum e acqua frizzante"

"giuro che se fa schifo te lo faccio usare come sciampo"

"non sapevo che il rum potesse essere usato anche per altri scopi"

"ora lo sai" dico prima di versare il tutto nel bicchiere che avevo d'avanti, il barista mi si avvicina, ci lascia cadere dentro una fogliolina di menta e mi toglie il bicchiere di mano per darlo al ragazzo

"ecco, così se fa schifo penserà che l'ho fatto io" mi sorride facendomi l'occhiolino e torna a preparare altre bibite mai viste.

Io invece torno di corsa alla mia sedia nascosta nel buio, che nessuno provi a chiamarmi ancora e se quel cocktail fa schifo non voglio esserci quando lo scopriranno.

Sarebbe stato così bello.

"Barista Angelica?" urla Paola "Barista angelica?"

Dopo la terza volta la raggiungo disperata

"Un Manhattan grazie"

Non riesco a dire una parola che subito mi ritrovo con un bicchiere in mano

"Rye Whiskey, Vermouth ross, Gocce Angostura"

"non vorrei sembrarti banale, ma di tutto quello che hai detto ho capito solo che dovrei mischiare qualcosa" dico facendolo ridere

"la tua amica non sa neanche cos'è un Manhattan, improvvisa"

Fosse in me le darei un bicchiere d'acqua, così almeno ho qualche possibilità di depurarla.

Consolata dal fatto che ad aspettare non è uno sconosciuto ubriaco, giro con calma tra le bottiglie leggendo le etichette una per una.

Amore || Riccardo MarcuzzoWhere stories live. Discover now